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Glovo, pochi spiccioli contro il caldo. Scoppia la polemica sui bonus ai rider: “Non vale la vita”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Glovo, pochi spiccioli contro il caldo. Scoppia la polemica sui bonus ai rider: “Non vale la vita”

Glovo ha annunciato l’introduzione di un bonus per i rider che scelgono di lavorare durante le giornate di afa estrema. Il meccanismo è progressivo: 2% di incremento sul compenso per temperature tra i 32 e i 36 gradi, 4% tra i 36 e i 40, 8% oltre i 40. Nella realtà, però, questo significa che su una consegna base da 2,50 euro, il guadagno extra va da cinque a venti centesimi. Il bonus, inoltre, sarà liquidato solo nella fatturazione di settembre, a stagione conclusa. La comunicazione, diffusa tramite un’e-mail interna, ha provocato una reazione immediata da parte dei sindacati e dei lavoratori, che parlano apertamente di una misura “insufficiente e pericolosa”.

Glovo, pochi spiccioli contro il caldo. Scoppia la polemica sui bonus ai rider: “Non vale la vita”

Nidil-Cgil ha risposto con una nota durissima, parlando di un incentivo camuffato per spingere i lavoratori a pedalare sotto il sole in condizioni di rischio evidente. Nessun importo economico, secondo il sindacato, può giustificare la mancanza di una reale tutela della salute. Alcuni rider hanno condiviso la comunicazione sui social, commentando amaramente che “nemmeno venti centesimi valgono un colpo di calore”. Da Palermo a Milano, si moltiplicano le testimonianze di chi riceve ordini sotto il sole cocente e si sente abbandonato. Secondo i rappresentanti dei lavoratori, la proposta di Glovo non risponde alle reali esigenze dei rider e maschera, dietro un piccolo incentivo, una pressione indiretta a non fermarsi.

Glovo: “Non è un incentivo, ma un supporto in più”
L’azienda ha provato a raffreddare le polemiche ribadendo che il bonus non ha lo scopo di incentivare il lavoro nelle ore più calde, ma solo quello di riconoscere un piccolo compenso in più a chi decide volontariamente di lavorare in quelle condizioni. Nella comunicazione ai rider, Glovo ha anche suggerito di portare con sé acqua, sali minerali, indossare abiti leggeri e copricapi, e prendersi pause regolari. La nota aziendale, tuttavia, non ha convinto il fronte sindacale né molti dei lavoratori coinvolti, che leggono nella strategia dell’azienda una sostanziale deresponsabilizzazione.

La cornice normativa e l’assenza di protezione
Al momento, solo la Regione Piemonte ha inserito i rider nei protocolli regionali per le ondate di calore, stabilendo limiti orari e linee guida per la sicurezza. A livello nazionale, si discute ancora di un protocollo generale sul lavoro e il caldo, ma le categorie autonome e i lavoratori precari – come i rider – rischiano di rimanerne esclusi. Il vuoto normativo lascia spazio a iniziative come quella di Glovo, che, sebbene formalmente legittime, si muovono in un terreno grigio, dove la libertà del lavoratore si scontra con la necessità economica. Non sono previste sospensioni delle consegne in caso di allerta meteo, né strumenti per intervenire in tempo reale in caso di emergenza.

Una questione di civiltà e di modello sociale
La vicenda dei bonus “anti-caldo” si inserisce in un contesto più ampio: quello della gig economy e della debolezza strutturale delle tutele per i lavoratori autonomi in Italia. I pochi centesimi promessi da Glovo in cambio della resistenza fisica sotto il sole sollevano interrogativi profondi sul valore del lavoro, sulla dignità dei rider e sull’urgenza di una regolamentazione che non lasci spazio a logiche esclusivamente di mercato. A margine della polemica, resta un dato politico: l’assenza di una risposta immediata del governo alimenta il sospetto che la sicurezza dei rider non sia, oggi, una priorità. Nel frattempo, con luglio alle porte, il termometro continua a salire.

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