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Metadone in compresse ignorato, i Serd italiani a corto di soldi e operatori

- di: Maurizio Bologni
 
Metadone in compresse ignorato, i Serd italiani a corto di soldi e operatori
Francia, Spagna, Germania e Olanda puntano sulle compresse per trattare le dipendenze: meno costi, meno plastica, meno stigma. In Italia no. E i Serd restano senza personale.
In Italia ci sono 570 Serd, Servizi per le dipendenze, avamposti della sanità pubblica che nel 2024 hanno preso in carico 132.000 pazienti afflitti da dipendenze: di questi utenti, 83.000 “schiavi” di oppiacei – ovvero eroina, morfina, codeina, ossicodone e oppioidi sintetici come il fentanil – sono stati trattati con il metadone. I Serd sono un pilastro per la difesa della salute che non sfugge ai mali del servizio sanitario pubblico: utenti in aumento vertiginoso a causa della diffusione di disagi psicologici e per la facilità di reperire sostanze stupefacenti a costi bassi, croniche carenze di strutture, di risorse economiche, di personale. Da Milano a Palermo, passando per Napoli, è così ovunque: da ogni angolo sale il grido di dolore dei direttori dei Serd.
Il Rapporto 2024 dell’Oised (Osservatorio sull’impatto socio-economico delle dipendenze), pubblicato a gennaio scorso, dice che nei Serd italiani mancano all’appello 2.000 unità di personale, di cui 261 medici, 215 infermieri, 396 psicologi, 646 educatori professionali, 273 assistenti sociali, 139 amministrativi.
Il paradosso è che per i Serd italiani ci sarebbero strade coraggiose e virtuose da percorrere per affrontare le carenze di personale e di risorse economiche. Pochi, però, osano. A differenza di quanto avviene in altri Paesi europei.
In Francia, Germania, Spagna, Olanda e Romania, ad esempio, la somministrazione del metadone in compresse ha soppiantato quella del metadone liquido usato come sciroppo. In Italia invece no. Un esempio emblematico: tra luglio 2023 e giugno 2024 il consumo italiano di compresse di metadone, da oltre due anni autorizzato dall’Aifa (Autorità italiana del farmaco) e da due sentenze di Tar e Consiglio di Stato, è stato di appena 13.576 unità rispetto a quasi 5 milioni di compresse (per l’esattezza 4.877.005) distribuite ai pazienti in Francia (dati IQVIA Smart MAT, secondo trimestre 2024). Un abisso.
Ma che c’entra la distribuzione del metadone in compresse con il taglio di spesa e il recupero di risorse umane nei Serd? C’entra, eccome se c’entra.
Nei Serd italiani il metadone liquido viene dispensato attraverso macchinari che la sanità pubblica prende a noleggio dal privato. La sostanza viene “stillata” dagli infermieri in flaconi di plastica da 25 o 100 ml – a seconda della prescrizione medica – che poi sono consegnati agli utenti per il consumo a domicilio. Un processo macchinoso. Alcuni studi e opinion leader rilevano come la somministrazione in compresse permetterebbe di conseguire, se sviluppata anche in Italia come in tutta Europa in alternativa a quella in sciroppo, una serie di vantaggi: dall’abbattimento dei rischi igienici e clinici, derivati dal fatto che il confezionamento dei flaconi liquidi è operato direttamente dagli infermieri nei Serd, alla riduzione dello stigma che grava sui pazienti tossicodipendenti, identificati come tali per l’uso della sostanza liquida. Le compresse, invece, sono giudicate “discrete”, facilmente trasportabili e possono integrarsi meglio nella vita quotidiana di chi le assume.
Ma i vantaggi della somministrazione del metadone in compresse sembrano soprattutto di natura ambientale ed economica. La riduzione dell’impatto e delle spese deriverebbe dal fatto di non dover smaltire ogni anno 7,5 milioni di flaconi di plastica, di non dover immagazzinare materiale ingombrante per i contenitori e i macchinari di distribuzione. I costi subirebbero un taglio ancor più evidente eliminando la spesa di noleggio delle macchine e di acquisto dei flaconi, calcolata complessivamente in 4,5 milioni di euro all’anno, pari a 61 euro a paziente.
Il vero “colpo grosso” sarebbe però il risparmio di ore di lavoro del personale impegnato nella distribuzione di compresse invece che nella ben più complessa somministrazione del liquido: una ricerca di Sitox Informa, periodico della Società italiana di tossicologia, ha stimato che la distribuzione del metadone in compresse al posto di quello in formula liquida assicurerebbe al sistema sanitario pubblico un risparmio di ore lavorate del personale tra il 62 e il 66%. Tradotto, significherebbe recuperare al servizio pubblico 1.400 risorse professionali, quasi quanto le 2.000 che, secondo la ricerca Oised, mancano oggi ai Serd.
In quei pochi Servizi per le dipendenze dove la distribuzione in formula solida è stata avviata, si raccolgono commenti positivi. “Con la somministrazione in compresse il tempo necessario per la preparazione e dispensazione della terapia si è ridotto, la formulazione in compresse viene riferita dagli infermieri come comoda e pratica da preparare e dispensare”, conferma ad esempio Eva D’Incecco, direttrice del Serd Azienda Ulss n. 2 Marca Trevigiana, il cui Servizio ha adottato da aprile 2024 anche la formula del metadone in compresse per il trattamento delle tossicodipendenze, prima nel Serd di Conegliano e poi anche in quello di Oderzo, trattando con questo metodo 55 pazienti. “Con risultati di buon compenso clinico – aggiunge la direttrice – Gli utenti trattati con metadone in compresse riferiscono di sentirsi più liberi di muoversi, di viaggiare, più a proprio agio nell'ambiente lavorativo, meno stigmatizzati. Nel corso del 2024 ho notato una riduzione della spesa per il materiale di consumo legato alla consegna del metadone sciroppo (tappi e flaconi in plastica). Meno spazio occupato in cassaforte per lo stoccaggio del farmaco stupefacente e meno volume di plastica da smaltire”.
Analoga testimonianza quella di Lorenzo Somaini, direttore del Serd Biella, membro del consiglio direttivo nazionale Sipad (Società italiana patologie da dipendenze). “Nelle due sedi operative di Biella e Cossato abbiamo iniziato i trattamenti con metadone in compresse dal 12 dicembre 2024 – racconta Somaini – Ad oggi sono in terapia circa 100 pazienti, che in generale hanno risposto in modo positivo al trattamento sia in termini di efficacia clinica che in termini di soddisfazione. Non abbiamo dovuto incrementare i dosaggi per ottenere lo stesso effetto clinico, a dimostrazione di una buona efficacia clinica”. Il trattamento in compresse ha ridotto i tempi di impegno del personale? “Assolutamente sì – è la risposta di Somaini – I vantaggi principali della somministrazione in compresse sono la velocità di preparazione delle terapie, la maggiore soddisfazione dei pazienti, che riferiscono minori effetti collaterali, facilità di assunzione, maggiore discrezione della formulazione, sensazione di assumere una terapia come le altre e quindi minore stigma”.
Per Marco Riglietta, direttore del Servizio dipendenze Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, coordinatore Unità operativa dipendenze della Regione Lombardia, presidente della Regione Lombardia Federserd e membro del Consiglio direttivo nazionale della stessa associazione, con le compresse “è evidente un guadagno rispetto ai tempi di pulizia dell'erogazione e di svuotamento della macchina che eroga la formulazione liquida”. Altri vantaggi sono quelli – secondo Riglietta – di cui danno testimonianza i pazienti stessi: “Netto miglioramento nella gestione del farmaco, minori preoccupazioni di essere identificati (minor stigma), nessuna difficoltà negli spostamenti e quindi nel trasporto del farmaco, migliore tollerabilità, efficacia completamente sovrapponibile”, conclude il direttore del Serd bergamasco, che alla fine del 2024 aveva 71 pazienti in trattamento con la formulazione solida.
Aumenta lentamente ma progressivamente, dunque, la platea degli opinion leader disposti a spezzare una lancia a favore dell’incremento nei Serd della somministrazione del metadone in compresse – se non altro per offrire una scelta alternativa ai pazienti – una platea che arriva fino a Domenica Iole, responsabile dei servizi farmacia dell'Ospedale Israelitico di Roma, che in un saggio pubblicato di recente fa propri tutti gli argomenti a favore della formulazione in compresse.
Che però resta al palo: tra il luglio 2023 e il giugno 2024 in Italia il valore del metadone somministrato è stato di poco inferiore ai 17,5 milioni di euro, di cui solo 6.831 euro per la formulazione in compresse. Perché le compresse incontrano tante resistenze? Pigri tradizionalismi, scetticismi, ritrosia al cambiamento? Forse un po’ di tutto questo e anche altro. Ma intanto i Serd continuano a fare i conti con gli antichi mali della sanità: mancanza di risorse, di personale e di spazi.

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