Trump anticipa il rientro dei soldati da Afghanistan e Iraq: sconcerto della Nato

- di: Redazione
 
Gli Stati Uniti rimpatrieranno circa duemila soldati dall'Afghanistan e 500 dall'Iraq. Lo ha annunciato il segretario alla Difesa, Christopher Miller, precisando che il ritiro avverrà prima del 15 gennaio, a distanza di pochi giorni dall'insediamento del presidente designato, Joe Biden. Attualmente gli Usa hanno dispiegati 4.500 militari in Afghanistan e 3.000 in Iraq.
Christopher Miller, insediatosi nei giorni scorsi dopo che Trump ha licenziato una settimana fa Mark Esper, ha detto che il rimpatrio è "una mossa in linea con gli obiettivi strategici degli Stati Uniti". La decisione, ha aggiunto, "non corrisponde a un cambiamento nella politica americana o nei suoi obiettivi".

"Eseguiremo questo riposizionamento - ha spiegato - in un modo che protegga i nostri combattenti maschi e femmine, i nostri partner nella comunità dell'intelligence, il nostro corpo diplomatico e i nostri superbi alleati".
La decisione, in un certo senso, viola la consuetudine che vuole che un presidente americano uscente si astenga dal prendere decisioni importanti durante il periodo della transizione. Ma Trump non ha ammesso la sconfitta e ancora oggi sembra "ragionare" come se non dovesse lasciare la Casa Bianca.

La decisione di ritirare parte del contingente americano in Afghanistan arriva circa nove mesi dopo l'accordo tra l'amministrazione Trump e i talebani che prevede il rimpatrio di tutte le truppe statunitensi entro maggio 2021, a patto che vengano soddisfatte determinate condizioni. Ma la decisione assunta dall'Amministrazione Trump sembra non avere il totale assenso dei repubblicani.
Parlando al Senato quasi contemporaneamente a Miller, il leader della maggioranza repubblicana Mitch McConnell ha avvertito dei rischi associati a un ritiro precipitoso delle forze statunitensi dalla regione.

Secondo McConnell "è estremamente importante che, nei prossimi mesi, non ci siano sconvolgimenti nella Difesa o nella politica estera", aggiungendo che un repentino calo nel numero dei soldati americani in Afghanistan o in Iraq "sarebbero un errore. Una situazione del genere danneggerebbe i nostri alleati e rallegrerebbe coloro che desiderano farci del male". Le crepe in casa repubblicana sono confermate anche dal comportamento di un fedelissimo di Trump, il senatore Lindsey Graham, che, sui social, ha espresso riserve sul rimpatrio, pur lodando la leadership del presidente americano e chiedendo che, comunque, venga garantita la presenza in Afghanistan di una "forza antiterrorismo".

"Non è nell'interesse dell'America che l'Afghanistan ricada nella guerra civile, perché è un'opportunità d'oro per l'Isis e e al-Qaeda per riapparire in forze", ha twittato Graham. Da parte sua, un altro esponente repubblicano del Senato, il presidente del Comitato delle forze armate del Senato, Kim Inhofe, ha espresso solo un cauto sostegno al ritiro, sottolineando che la strategia deve riflettere le condizioni sul terreno .

Critiche sono invece giunte, naturalmente, dai democratici. Jack Reed, decano del Comitato delle forze armate del Senato, ha detto che Trump "esprime la sua frustrazione per aver perso le elezioni in un modo più rischioso, il che mette in pericolo il nostro personale militare, aiuta i talebani e le reti terroristiche e incoraggia coloro che vogliono un conflitto più grande con l'Iran".
Il ritiro, sebbene parziale, accresce la preoccupazione di alti ufficiali americani, secondo cui c'è la concreta possibilità che i talebani non rispettino i termini dell'accordo. Anche perché, come si legge in un rapporto dell'ispettore generale del Pentagono, dopo la sigla dell'accordo i talebani hanno compiuto attacchi contro gli Stati Uniti e il personale della coalizione.

Dura la presa di posizione di Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato: "La volontà americana di disimpegnarsi dall'Afghanistan e la continua violenza pongono seri problemi alla NATO. Un ritiro frettoloso avrebbe un prezzo molto alto , con il rischio di vedere questo Paese ancora una volta diventare una base per i terroristi internazionali".
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