Tumori cutanei: prevenire e curare si può

- di: Veronica Bellini
 

La pelle è un organo corporeo alla stregua di tutti gli altri, come fegato, rene, polmone, cuore … Ha tuttavia una sua peculiare caratteristica che la rende unica, è visibile. Le patologie tumorali possono colpire la cute, come tutti gli organi, con la grande opportunità di poterle diagnosticare precocemente, o prevenire, data proprio dalla visibilità dell’organo pelle. Se riuscissimo a vedere fegato, rene, etc chi non si farebbe controllare tali organi?  Farlo per l’organo cute diventa facile e importante. Vi spieghiamo perché.

tumori cutanei sono distinti in due grandi gruppi quelli epiteliali, gli epiteliomi, e quelli melanocitari, il melanoma con le sue varianti cliniche (melanoma ad estensione superficiale, nodulare, acrale e la lentigo maligna). La mortalità e l’aggressività di quest’ultimo gruppo è di gran lunga superiore a quella degli epiteliomi.
Il melanoma era ritenuto fino a pochi anni fa una neoplasia rara, oggi è in crescita continua in tutti i paesi. La sua incidenza è cresciuta in modo superiore a tutti gli altri tumori, seconda solo al polmone nelle donne (salita del 30% negli ultimi 10 anni). Come indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS, ogni anno nel mondo vengono diagnosticati circa 132.000 nuovi casi di melanoma.

Nei paesi mediterranei l’incidenza è di 3-5 casi per anno ogni 100.000 abitanti ed è leggermente più alta tra la popolazione femminile rispetto a quella maschile (rispettivamente 7 e 6 per 100.000 ogni anno). Nel nostro paese si hanno 1500 decessi per melanoma su 7000 casi diagnosticati ogni anno.
Il melanoma origina dai melanociti, le cellule cutanee che producono melanina, pigmento principale della pelle. Rappresenta il 4% dei tumori della cute ed è responsabile dell’80% delle morti per cancro, a carico di questo organo, che si realizzano per diagnosi tardiva in stadio metastatico coinvolgendo altri organi come polmone, encefalo e linfonodi. Solo un caso su 5 però presenta una forma avanzata, questo grazie anche alle campagne di prevenzione e alla diagnosi sempre più precoce della patologia per le nuove metodiche di diagnosi odierne.

I soggetti a maggior rischio sono quelli che presentano familiarità, numero elevato di nevi, pregresso melanoma. Altri fattori di rischio fototipo I – II (capelli biondi, occhi chiari, etc), esposizione cronica a raggi UV artificiali (lampade abbronzanti), immunosoppressione. Uno studio importante dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha evidenziato che l’esposizione alle lampade abbronzanti, se avviene in età inferiore ai 30 anni, aumenta il rischio di melanoma del 75%. Ciò ha fatto sì che le radiazioni UV, nell’agosto 2009, siano state inserite nella classe I dei cancerogeni, quella di massima allerta, come il fumo di sigaretta. Inoltre, diversi studi sulla correlazione tra intensa esposizione al sole e scottature durante l’infanzia e l’adolescenza, hanno mostrato un rischio più che doppio di sviluppare il tumore in presenza di scottature in giovane età. Importante è ricordare che il melanoma può insorgere su cute sana o su un neo melanocitico, acquisito o congenito, preesistente. Pertanto la fotoprotezione non deve avvenire solo sui nevi ma su tutta la cute esposta.
La diagnosi in fase iniziale (iniziale trasformazione melanomatosa in situ) garantisce una sopravvivenza pari alla popolazione generale. Pertanto l’educazione della popolazione generale allo screening annuale per la valutazione dei nevi ha significato pronostico positivo.  La cute è fatta di strati e in quelli superficiali (epidermide) non ci sono vasi sanguigni e linfatici. Nelle fasi iniziali la malattia melanoma, cosiddetta in situ, si trova qui e non ha possibilità di metastatizzare. L’obiettivo deve essere proprio la diagnosi in questo stadio o, ancora meglio, prima della trasformazione maligna nel momento della displasia o atipia che antecede la neoplasia.

Il controllo generale dei nevi dovrebbe avvenire annualmente con una valutazione completa di tutta la superficie cutanea, indicando al paziente dove sono le lesioni melanocitarie soprattutto nelle sedi che sfuggono all’osservazione quotidiana e magari non note (regione retroauricolare, plantare e spazi interdigitali dei piedi, dorso, genitali soprattutto nella donna, cuoio capelluto, mucosa orale e oculare visibile, etc).

Fondamentale importanza ha la cosiddetta mappatura dei nevi con dermatoscopia digitale tramite idoneo strumento. Questa è una moderna metodica diagnostica non invasiva che permette di tracciare una mappa dei nevi corporei e valutarne le caratteristiche, catalogando quelli a rischio di trasformazione che poi andranno tenuti sotto controllo con rivalutazioni a distanza (3, 6, 8, 12 mesi), stabilite in base al grado di atipia dermoscopica riscontrata, o eventualmente asportati. Le lesioni melanocitarie possono modificarsi nel tempo pertanto si eseguono mappature a distanza da quella iniziale, per verificare se le lesioni cambiano morfologia, altrimenti si eseguirebbe una singola mappatura nella vita. Inoltre, finché “viviamo nella nostra cute”, possono ogni anno presentarsi nuove lesioni che vanno però ulteriormente mappate e controllate annualmente. Le nuove strumenta-zioni di mappatura permettono di creare un archivio fotografico dei nevi per garantire proprio un confronto oggettivo a distanza delle lesioni e non sulla base di un vago ricordo del paziente o del medico. Le lesioni atipiche, o sospette neoplastiche, devono sempre essere asportate chirurgicamente con metodica ambulatoriale e devono sempre essere sottoposte ad analisi istopatologica per la definizione diagnostica microscopica che permette la conclusione dell’iter.

Il paziente deve essere educato alla mappatura annuale e all’autoesame periodico, ogni 3-4 mesi, autoeffettuato osservandosi tutta la superficie cutanea soprattutto nelle sedi di rara osservazione autonoma, a volte con l’aiuto di un familiare o di uno specchio. Questo è volto ad anticipare la visita periodica annuale se si dovessero notare modificazioni repentine e marcate di un nevo. Si raccomanda di verificare una qualsiasi asimmetria del nevo.

Semplicemente dividendo con una linea il nevo in due parti deve presentare simmetricità per colore, bordi, dimensioni, oltre che verificare la crescita del nevo. Il paziente non dovrebbe accorgersi della crescita della lesione, infatti una crescita circa millimetrica in anni è fisiologica e non si nota, mentre un accrescimento centimetrico in tempi rapidi deve essere sempre segnalato al dermatologo che valuterà dermoscopicamente la lesione. Da ultimo una tonalità uniforme ma molto scura, nera (iperpigmentazione) merita una ulteriore valutazione della lesione.
Quindi al paziente basterebbe semplicemente osservare asimmetria, crescita rapida e iperpigmentazione.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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