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Università di Pisa sospende tutti i rapporti con due atenei israeliani

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Università di Pisa sospende tutti i rapporti con due atenei israeliani

Nel cuore dell’estate accademica, arriva un fulmine a ciel sereno dall’Università di Pisa: il rettore Riccardo Zucchi ha annunciato il blocco immediato di ogni collaborazione con due università israeliane, la privata Reichman University e l’Hebrew University di Gerusalemme.

Università di Pisa sospende tutti i rapporti con due atenei israeliani

La decisione, che sarà ratificata nel prossimo Consiglio di Amministrazione, arriva in scia alla mozione approvata di recente dal Senato accademico. Nel dettaglio, il Senato ha invitato pubblicamente l’ateneo a interrompere le relazioni con istituzioni che, secondo la mozione, sostengono apertamente le politiche del governo israeliano, citando l’accusa di “pulizia etnica” in corso a Gaza.

Perché proprio queste università?

La Reichman University, unico ateneo privato israeliano, era già nel mirino degli studenti per aver proclamato borse di studio riservate ai membri delle forze armate israeliane. L’Hebrew University, invece, è accusata di sviluppare tecnologie da doppio uso – militari e civili – e di avere strutture dislocate in territori della Cisgiordania considerati illegali dalle Nazioni Unite. Due rapporti quindi già segnati da una crescente attenzione critica negli ambienti universitari italiani.

Il giudizio netto del rettore

“Quanto sta accadendo a Gaza da parte del governo Netanyahu è disumano”, ha dichiarato Zucchi, sottolineando però che l’ateneo continuerà ad accogliere studenti israeliani senza alcuna discriminazione. “Non li riteniamo responsabili delle scelte del loro governo e garantiamo un ambiente sereno”. Una distinzione netta tra ciò che rappresenta un’istituzione e le persone che da essa provengono.

Un ateneo in piazza, ma con prudenza

Il rettore si è affrettato a chiarire che Pisa resterà un “luogo di confronto e pensiero critico”, non uno spazio per derive ideologiche. “Attraverso il dibattito formiamo persone capaci di guardare la realtà con autonomia e rispetto”, ha spiegato, rilanciando così l’identità dell’ateneo come laboratorio aperto, e non come tribunale morale. La linea tracciata non è quella dell’ostracismo, ma quella di una responsabilità istituzionale coerente con i valori dichiarati.

Il contesto internazionale e accademico

La mozione che ha innescato il provvedimento fa esplicito riferimento alla solidarietà espressa nei confronti della relatrice speciale ONU Francesca Albanese, recentemente colpita da sanzioni americane per il suo lavoro di monitoraggio delle violazioni dei diritti umani nei territori palestinesi occupati. È in questo quadro più ampio di pressione e risposta che Pisa si è mossa, inserendosi in un dibattito che attraversa il mondo accademico globale.

Cosa cambia adesso

Saranno sospese tutte le collaborazioni in corso, inclusi progetti di ricerca e programmi di mobilità. La decisione sarà formalizzata a breve e non riguarderà singoli studenti o ricercatori israeliani, a cui resteranno garantiti supporto e accoglienza. Il messaggio politico dell’ateneo è rivolto alle istituzioni coinvolte, non alle persone.

Un messaggio chiaro

L’Università di Pisa lancia così un messaggio netto: non si tratta di boicottare la comunità scientifica o accademica in quanto tale, ma di interrompere legami con strutture che, nella lettura del Senato accademico, risultano organiche a un disegno politico e militare ritenuto incompatibile con i valori fondamentali dell’università pubblica. Non un gesto isolato, ma un tassello di una presa di posizione che potrebbe fare scuola.

Le reazioni sul campo

È ancora presto per valutare le ripercussioni diplomatiche e accademiche. Non è escluso che altri atenei italiani o europei possano seguire l’esempio pisano, così come sono attese possibili reazioni da parte delle autorità israeliane. Intanto, la comunità studentesca osserva, partecipa, rilancia. E l’Università di Pisa, anche nel pieno dell’estate, dimostra di non voler restare neutrale.

Sceglie di esporsi. In nome dell’autonomia del pensiero, della coerenza con i propri principi, e del coraggio – raro – di assumersi la responsabilità di una scelta politica e culturale che non potrà lasciare indifferente il sistema universitario italiano.

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