Vincent van Gogh, pittore colto, brilla a Milano

- di: Samantha De Martin
 
Un van Gogh oltre gli storeotipi, meno outsider e sorprendentemente aggiornato sul dibattito culturale del suo tempo, lettore appassionato, collezionista di stampe e attento osservatore delle tendenze artistiche più attuali, si aggira tra le sale del Mudec – Museo delle Culture di Milano.

Vincent van Gogh, pittore colto, brilla a Milano

“I libri la realtà e l’arte sono una cosa sola per me” scriveva Vincent. E aveva ragione, perché, al di là dei girasoli, della follia suicida, della solitudine, quello che resta del maestro olandese è l’immagine di un intellettuale estremamente colto, animato da interessi culturali profondi, alla base della sua visione dell’arte e della vita.

Questo insolito van Gogh, fino al prossimo 28 gennaio, accoglie il pubblico in una mostra dal titolo Vincent van Gogh. Pittore colto, organizzata in collaborazione con il Museo Kröller-Müller di Otterlo e curata da Francesco Poli con Mariella Guzzoni e Aurora Canepari.

Prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura con il patrocinio dell’Ambasciata e Consolato Generale dei Paesi Bassi in Italia, l’esposizione si avvale della collaborazione del Museo Kröller-Müller di Otterlo che vanta una straordinaria collezione di dipinti e disegni del pittore olandese, seconda solo a quella del Van Gogh Museum di Amsterdam.

In questo percorso - che è un inedito omaggio al Vincent collezionista e archivista, grande lettore e sperimentatore - scopriamo un artista colto, che amava leggere e andare per musei, servire la gente, trovando il modo di essere utile all’umanità. In una sala immersiva, una composizione di libri aperti invita a entrare in un universo di suggestioni e ispirazioni letterarie.

Sulle tracce di Vincent tra libri e Giappone

Dal Museo Kröller-Müller di Otterlo provengono 40 delle opere esposte.

Un percorso cronologico e tematico invita a una lettura inedita delle opere di Vincent attraverso lo sviluppo di due temi: l’appassionato interesse per i libri e la fascinazione per il Giappone alimentata dall’amore per le stampe giapponesi, collezionate in gran numero.

Il pubblico segue le tracce di Vincent attraverso quattro fasi storiche fondamentali: il primo periodo 1880-1885 (nel Borinage, all’Aia e a Nuenen), il soggiorno parigino nel 1886-1887, il periodo ad Arles nel 1888-89 e l’internamento nell’ospedale di Saint-Rémy.

Negli spazi del Mudec le opere del Museo Kröller-Müller dialogano con il primo fil rouge della mostra, un’accurata selezione di oltre trenta edizioni originali di libri e riviste d’arte, provenienti dalla collezione della curatrice e dalla Biblioteca Malatestiana, disseminati in vetrine a tema lungo tutto il percorso di mostra.

In Olanda, tra le bruma del Nord

Il primo incontro con il maestro dei girasoli avviene in Olanda, tra le brumose atmosfere del Nord Europa. A dicembre del 1878 arrivava nel bacino carbonifero del Borinage, in Belgio, dove, fino al 1880 si impegna come predicatore evangelico laico nella comunità dei minatori. È nell’estate di quell’anno che decide definitivamente di diventare pittore. Contempliamo i suoi esordi affondando lo sguardo nel grande disegno a tecnica mista, Le portatrici del fardello, in cui un gruppo di donne, in un paesaggio desolato, trasporta sulle schiene sacchi di carbone.

I riferimenti letterari restituiscono un van Gogh conoscitore della Bibbia e di quegli di scrittori contemporanei che affrontano i temi sociali, da Michelet a Beecher Stowe, da Dickens a Shakespeare.

Attraverso l’impressionante numero di libri letti sfogliamo i temi che più lo animavano: lo sguardo rivolto ai poveri, le ingiustizie sociali, ma anche l’umiltà, la fatica dei lavoratori, la terra, la natura, l’indagine dell’animo umano.

Stella polare nella sua formazione resta Jean-François Millet. Un focus specifico della mostra è dedicato a questo rapporto privilegiato. La lettura della biografia illustrata che Alfred Sensier dedica al pittore realista francese (pubblicata nel 1881) è per van Gogh una rivelazione. La mostra sfodera notevoli disegni di Vincent, copie di opere di Millet, come il celebre Angelus, gli Zappatori (disegno messo a confronto con un’incisione del pittore francese) e Il Seminatore. Quest’ultimo è per van Gogh una figura simbolo della sua missione di seminatore di verità attraverso l’arte, ed è per questo che diventerà protagonista di molte sue opere successive. Di Millet è invece presente in mostra il bellissimo dipinto La fine del villaggio di Gruchy (1856).

Seguiamo Vincent all’Aia, alla fine del 1881. Il progetto di sposare Clasina Maria Hoornik (detta Sien), una povera prostituta incinta e con un figlio, per salvarla dalla sua condizione, fallisce dopo un anno e mezzo di convivenza. Ed eccola Sien nel famoso disegno Donna sul letto di morte esposto in mostra.

L’attività di illustratore emerge dalle quasi duemila illustrazioni che cataloga e studia giorno e notte. A Nuenen, in due anni di intenso lavoro, dipinge circa duecento quadri dai toni scuri e terrosi e realizza la sua prima grande composizione, I mangiatori di patate.

Vincent studia in modo sistematico la Grammaire des arts du dessin di Charles Blanc, un testo fondamentale per la conoscenza degli effetti pittorici della legge del contrasto simultaneo dei colori complementari, già adoperata da Delacroix e alla base della tecnica neoimpressionista di Seurat e compagni, che influenzerà anche van Gogh a Parigi.

Van Gogh nella Ville Lumière

Dal febbraio 1886 al febbraio 1888 ritroviamo Vincent a Parigi, città che segna una svolta fondamentale nella sua ricerca. Grazie a Theo, direttore di una filiale delle Gallerie Goupil, entra in contatto con l’ambiente degli impressionisti e dei neoimpressionisti. La sua tavolozza è cromaticamente più luminosa e anche l’allestimento al Mudec si accende per sottolineare questo cambio di passo. Il contatto con la pittura neoimpressionista esplode nel percorso con due vedute di Montmartre di Maximilien Luce, e un con dipinto di Paul Signac.

Dal Bel-Ami di Guy de Maupassant a Germinie Lacerteux dei fratelli Goncourt, anche i libri diventano soggetti dei suoi quadri. Imperdibile in mostra l’Autoritratto del 1887, uno dei più intensi, dipinto con tonalità chiare e pennellate tratteggiate.

La passione per il Giappone - in una Parigi invasa in quegli anni dal fenomeno del Giapponismo, che non risparmiò nemmeno van Gogh, si palesa in una quindicina di stampe giapponesi, e xilografie originali di maestri come Hiroshige e Hokusai, provenienti dal Museo Chiossone di Genova, scrigno della più importante collezione di stampe ukiyoe in Italia.

Fonte di ispirazione per Vincent furono le quattro opere di Utagawa Hiroshige, Kastukawa Shunsen e Taki Katei, nonché il famoso volume illustrato Cento vedute del Monte Fuji di Hokusai.

In Provenza cercando la luce

Scivoliamo verso sud, tra la luce della Provenza. Van Gogh (e il pubblico con lui) punta verso Arles dove il pittore soggiornerà nel 1888 presso la  “Casa Gialla”.

Qui la sua pittura evolve, caratterizzata da una straordinaria vitalità cromatica.

Sconfinati campi di grano irrompono tra le marine di Saintes-Maries-dela-Mer, si mescolano a scene notturne di caffè, interni, girasoli, nature morte, mentre si fanno largo i personaggi del posto, dai coniugi Ginoux al postino Roulin.

Van Gogh considerava la Provenza, con la sua natura incontaminata e colori più vividi, il “suo” Giappone, equivalente di quel paradiso rurale che intravedeva nei paesaggi di Hokusai e Hiroshige.

Così, anche nella sezione dedicata ad Arles, ritorna il fil rouge del Giapponismo, che adesso van Gogh declina in modo atipico e con risultati insoliti. Ad Arles aveva ricevuto da Theo i primi due numeri de Le Japon Artistique, nuova rivista mensile che racconta vita e costumi, arte e artigianato giapponese, uscita a Parigi nel maggio del 1888. Le sue copertine diventeranno iconiche, e molte delle magnifiche tavole a colori sono fedeli riproduzioni di stampe ukiyoe.

Sfilano quindi paesaggi straordinari come Salici al tramonto (1888), Frutteto circondato da cipressi (1888), La vigna verde (1888), e uno dei ritratti più famosi, quello di Joseph-Michel Ginoux (1888), il proprietario del Café de la Gare di Arles.

A Saint-Rémy nell’ospedale di Saint-Paul-de-Mausole

Nell’ospedale psichiatrico Saint-Paul-de-Mausole di Saint-Rémy-de-Provence, dove sarà ricoverato da maggio 1889 a maggio 1890, van Gogh ha a disposizione una stanza per dipingere. E allora cattura su tela tronchi d’albero avvolti dall’edera, pini al tramonto, struggenti scene notturne, ma anche copie libere di opere di maestri amati come Delacroix, Rembrandt e Millet.

La sua pittura incomincia a suscitare un certo interesse. All’inizio del 1890 espone al Salon. Les XX di Bruxelles e il critico Albert Aurier pubblica su di lui un articolo molto positivo. Dopo una breve sosta a Parigi dal fratello, nel maggio 1890 Vincent si trasferisce a Auvers-sur-Oise. Il 27 luglio, in circostanze misteriose, un colpo di pistola metterà fine alla sua breve, ma intensissima parabola di uomo e di genio.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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