Coppa Volpi a Servillo e Premio speciale a Rosi: perché contano davvero per l’industria e per il pubblico.
Un palmarès che parla italiano, oltre il Leone d’oro
Il Leone d’oro è volato a Jim Jarmusch, ma il messaggio politico e industriale che esce dal Lido è netto: l’Italia non vince “per casa”, vince perché pesa. La Coppa Volpi a Toni Servillo (La grazia) e il Premio speciale della giuria a Gianfranco Rosi (Sotto le nuvole) dicono che la nostra tradizione — recitazione d’autore e documentario civile — oggi è di nuovo standard internazionale. È un risultato dentro una competizione durissima (presidente di giuria Alexander Payne) e in un’edizione attraversata da temi geopolitici. (Venezia, 27 agosto – 6 settembre 2025).
Servillo, l’arte della sottrazione e il peso della parola
Con Mariano De Santis, presidente in fine mandato e giurista rigoroso, Servillo porta in scena la politica del dubbio: voce bassa, gesti minimi, una tensione morale che riempie il silenzio. È la conferma di una scuola attoriale italiana capace di reggere il confronto europeo e di parlare a un pubblico largo. Dal palco, l’attore ha legato gratitudine e responsabilità: “Sono felice ed emozionato e ringrazio Paolo Sorrentino, questo Presidente della Repubblica è una tua creazione e io ho cercato di servirti nei limiti delle mie capacità” — Toni Servillo. La Coppa Volpi non è un premio “di sistema”: è il riconoscimento di una prova che riapre una stagione per ruoli istituzionali complessi nel nostro cinema. (Venezia, 6 settembre 2025).
La grazia ha aperto il festival: segnale alla filiera
Che La grazia abbia aperto Venezia 82 non è un dettaglio di calendario: è un messaggio alla filiera. Il film colloca la recitazione al centro, riporta il conflitto etico (eutanasia, perdono, responsabilità) nel cuore del cinema popolare d’autore e propone un linguaggio sobrio rispetto al classicismo di Sorrentino. Per i produttori: spazio a storie che non hanno paura del presente; per gli esercenti: titolo italiano-evento con potenziale tenuta. (Venezia, 27 agosto 2025).
Rosi, quando il documentario diventa forma politica
Gianfranco Rosi firma con Sotto le nuvole un ritratto in bianco e nero di Napoli “sospesa”, città-macchina del tempo dove il passato erutta nel presente: sotterranei, memorie, paesaggi subacquei, vite che attraversano la Storia. Lo ha sintetizzato così: “Un viaggio tra spazio, tempo e memoria… Napoli come una sorta di enorme macchina del tempo, una città sospesa dove ogni cosa si trasforma presto in qualcos’altro” — Gianfranco Rosi. È documentario come militanza: il Premio speciale della giuria sancisce che la non-fiction italiana non è ancella della finzione, ma uno dei suoi centri propulsori. (Venezia, fine agosto – 6 settembre 2025).
La tradizione che torna: dal “Leone” del 2013 alla lezione del 2025
Il riconoscimento a Rosi parla anche al passato: nel 2013, con Sacro GRA, fu il primo documentario a vincere il Leone d’oro. Quella frattura fu storica; oggi la sua eco si sente nel modo in cui la giuria ha guardato al reale, premiando un’opera che ascolta i territori e mette in scena le faglie del Paese. La linea è continua: il documentario come atto di cittadinanza. (Venezia, richiamo storico).
Perché questi premi contano per l’industria
Produzione. Servillo e Rosi indicano due corsie produttive con appeal internazionale: il dramma istituzionale “alto” (cast autorevole, temi sensibili, linguaggio controllato) e il documentario d’autore (ricerca lunga, fotografia identitaria, montaggio narrativo).
Distribuzione. Sotto le nuvole arriva in sala il 18 settembre, con un vantaggio competitivo: la coda mediatica del premio. Per La grazia, apertura del festival e Coppa Volpi costruiscono riconoscibilità immediata. (Venezia, 6–18 settembre 2025).
Il confronto internazionale rafforza l’Italia
Il resto del podio è stato di altissimo profilo: Leone d’argento – Gran Premio della giuria a Kaouther Ben Hania con The Voice of Hind Rajab; Leone d’argento – regia a Benny Safdie per The Smashing Machine; Coppa Volpi attrice a Xin Zhilei. In una compagnia di questo livello, la centralità dei premi italiani cresce, non si riduce: sono vittorie a prova di paragone. (Venezia, 6–7 settembre 2025).
Un’edizione “politica”: la giuria e il realismo del presente
Payne ha messo le cose in chiaro alla vigilia: il cinema non cambia il mondo, ma lo documenta e costruisce memoria. Al termine, ha difeso scelte e gerarchie, ricordando che molte opere amate non entrano nelle otto premiate: un modo per dire che il palmarès è una mappa, non un dogma. Dentro questa mappa, l’Italia sta al centro. (Venezia, 27 agosto e 6 settembre 2025).
La parola ai protagonisti: etica, città, responsabilità
Le parole contano. Servillo dal palco: “Sono felice ed emozionato… questo Presidente della Repubblica è una tua creazione e io ho cercato di servirti” — Toni Servillo. Rosi in conferenza: “Napoli è un fuori campo immenso… ogni inquadratura contiene anche quello che non si vede” — Gianfranco Rosi. Due frasi, due poetiche: l’etica del ruolo e lo sguardo che eccede il quadro. Sono i codici con cui l’Italia è rientrata nella conversazione globale. (Venezia, fine agosto – 6 settembre 2025).
Cosa aspettarsi adesso: sviluppo, festival, premi
Corto raggio. Sotto le nuvole può convertire il premio in pubblico immediato (uscita italiana ravvicinata), mentre La grazia ha tutte le carte per una tenitura d’autunno tra sale, circuiti d’essai e premi di categoria.
Medio raggio. Gli esiti rafforzano il posizionamento internazionale di entrambe le opere (Lumière, European Film Awards, shortlist documentario). Casting e progetti: è probabile un aumento di titoli italiani con ruoli istituzionali e non-fiction ad alto impatto visivo. (Italia/Europa, autunno 2025).
Un finale netto
Venezia 2025 non ha dato all’Italia il trofeo più vistoso, ma le ha dato la responsabilità del discorso. Servillo dimostra che la misura può essere più potente dell’enfasi. Rosi ricorda che la realtà — ascoltata, messa in scena con rigore — è cinema allo stato puro. Per un’industria spesso prigioniera del “prodotto”, è un invito: tornare a rischiare.