Fuga nel sogno: i surrealisti incantano Venezia con una mostra alla Peggy Guggenheim

- di: Samantha De Martin
 
Un esercito di maghi, donne-gatto, incantatrici si aggira tra atmosfere oniriche popolate da arcani e tarocchi, fino a sfiorare il dorso ovattato della Laguna e raggiungere Palazzo Venier dei Leoni, avvolgendo le sale della Peggy Guggenheim Collection di Venezia nella trame magiche di una modernità incantata.
“La magia è il mezzo per avvicinarsi all’ignoto per vie diverse da quelle della scienza o della religione” scriveva Max Ernst nel 1946.
Era già accaduto durante la seconda guerra mondiale, quando gli artisti, sentendosi investiti di una missione magica, avevano creduto nella possibilità di trasformare il mondo con il sogno. Intanto i venti del conflitto alimentavano la follia spezzando definitivamente la fiducia nella ragione.

Fuga nel sogno: i surrealisti incantano Venezia

Accade anche oggi, con una guerra in corso alle porte dell’Europa, e l’esigenza dell’arte di suggerire nuovi mondi possibili per ridefinire una nuova umanità.

Mentre l’edizione numero 59 della Biennale d’arte, Il latte dei sogni, fruga nel libro di favole della scrittrice e pittrice surrealista Leonora Carrington, risvegliando quelle creature fantastiche e ibride, compagne di un viaggio immaginario attraverso le metamorfosi dei corpi e le definizioni dell’umano, la Peggy Guggenheim Collection spalanca ai suoi ospiti i sentieri dell’onirico con una mostra che si carica di un’incredibile attualità.

A schiuderci gli universi in cui tutto è possibile, dove la vita viene costantemente reinventata attraverso il prisma dell’immaginazione, è, fino al 26 settembre, nel fascinoso involucro di una laguna assorta, il percorso Surrealismo e magia. La modernità incantata, a cura di Gražina Subelytė, associate curator della Collezione Peggy Guggenheim.

In mostra 60 opere da 40 musei
Oltre venti artisti, e circa sessanta opere provenienti da quaranta prestigiosi musei e collezioni private internazionali, celebrano il movimento d’avanguardia nato nella Parigi degli anni Venti sulla base delle teorie del poeta André Breton.
Era il mese di ottobre del 1924 quando con il Manifesto del Surrealismo, lo scrittore francese dava vita a un movimento letterario e artistico che di lì a poco sarebbe diventato la principale avanguardia dell’epoca. Il rifiuto della razionalità, la scelta dell’onirico, dell’inconscio irrazionale rimaneva l’unica strada possibile per questi artisti, profondamente segnati dagli orrori delle due guerre.
Il solo lasciapassare per una rinascita culturale e spirituale post-bellica, seme di rivoluzione totale, restava la magia.
Ed eccola la magia a tessere il filo che dalla pittura metafisica che, da Giorgio de Chirico, si allunga fino a Gli amanti (1947) di Victor Brauner, cedendo la parola al simbolismo occulto delle ultime opere di Leonora Carrington e Remedios Varo.
A dare il la alla mostra è il superbo patrimonio di opere surrealiste della Collezione Peggy Guggenheim, capolavori iconici che riflettono il dialogo tra i surrealisti e la tradizione dell’occulto. Non mancano i maestri esposti da Peggy Guggenheim, una delle collezioniste più vivaci del Surrealismo.

Alle radici della mostra: Peggy Guggenheim e il Surrealismo

“All’origine di questa mostra - spiega la direttrice della direttrice della Guggenheim, Karole P. B. Vail - c’è lo straordinario corpus di opere surrealiste della Collezione Peggy Guggenheim, opere iconiche che riflettono con grande enfasi il dialogo tra i surrealisti e la tradizione dell’occulto. Alla fine degli anni trenta del XX secolo, Peggy Guggenheim è senza dubbio considerata una delle collezioniste più vivaci del Surrealismo, ed è in quegli anni che diventa intima amica di Ernst e Breton, fondatore del movimento surrealista”.

Da Giorgio de Chirico a Leonora Carrington
Superato uno spazio adibito a sala di proiezione, dove il cortometraggio della regista d’avanguardia americana di origine ucraina, Maya Deren, La culla della strega (1943), enfatizza l’interesse della Deren per la stregoneria e il ritualismo, il visitatore muove i primi passi tra i dipinti metafisici e le composizioni meticolose di Giorgio de Chirico, che Breton considerava il principale precursore del movimento surrealista. Ed ecco Il cervello del bambino (1914) dal Moderna Museet di Stoccolma, descritto dallo scrittore francese come un caso di androginia e trasformazione di genere. Il concetto di matrimonio alchemico, sinonimo di insieme coeso e dunque di uno stato di perfezione, si esplica invece in una delle sale del percorso, che vede riuniti dopo quasi 80 anni La vestizione della sposa di Ernst, chicca del museo veneziano, e il Ritratto di Max Ernst di Leonora Carrington (1939 circa) arrivato a Venezia dalle National Galleries of Scotland di Edimburgo.

Leonora Carrington, un’incantatrice moderna
Figura di spicco del Surrealismo, Leonora Carrington, di origini anglo-irlandesi, fortemente attratta dal folklore celtico, adotta le figure della strega e dell’incantatrice come alter ego, trasformando l’incantatrice in oggetto del desiderio o di perversione. La mostra ci conquista con i lavori del periodo messicano, quando Carrington frequenta altri artisti in esilio, come la pittrice spagnola Remedios Varo, con la quale condivide l’interesse per la magia. Questa passione si intreccia in Carrington con il sostegno all’ecologia e ai diritti delle donne, soggetti politici inestricabili nella sua arte.
Le continue incursioni della storia in mostra ci riportano all’inizio della Seconda guerra mondiale e all’occupazione nazista della Francia, quando molti surrealisti emigrano negli Stati Uniti o in Messico creando misteriosi paesaggi onirici intrisi di paure e angosce esistenziali.
Opere come L’Europa dopo la pioggia II (1940-42), dove Max Ernst trasforma paesaggi sterili e desolati in allegorie della violenza politica e della guerra, o Il pianeta disorientato (1942), che racchiude tutto il trauma del conflitto, travolgono il visitatore con la loro attualità disarmante.

Seligmann e i sentieri dell’occulto

Le infinite analogie tra uomo e natura si fanno strada ne Il giorno e la notte di Max Ernst (1941-42), mentre un’intera sala pulsa dei contributi potenti dell’artista e studioso di occultismo Kurt Seligmann.
Dipinti come Iside, Melusina e i grandi trasparenti mostrano il ruolo attribuito da Seligmann e da altri surrealisti alla donna, capace di rigenerare un mondo traumatizzato dalla guerra. Osservando queste opere, intrise di associazioni alchemiche, araldiche, carnevalesche, sempre più esoteriche sembra di scorgere il carnevale macabro di Basilea che forte impatto ha esercitato sull’artista.

L’affondo sulla nozione di donna come essere magico e sul tema della sovrapposizione tra vita animale, vegetale e umana, trapela da opere magnetiche come La donna gatto (1951) della Carrington, da collezione privata, La fine del mondo (1949) di Leonor Fini, La magia nera (1945) di René Magritte, Il gioco magico dei fiori (1941) di Dorothea Tanning.

Ai temi delle forze cosmiche e della dimensione dell’invisibile, incarnati dall’Idillio melanconico di Salvador Dalí, dagli Anni di paura di Roberto Matta, da La paura di Yves Tanguy, la curatrice Gražina Subelytė affida la chiusura del percorso in un dialogo serrato (e moderno) che anima l’ultima sala. Qui i termini “surreale” e “meraviglioso” diventano quasi intercambiabili per denotare l’improvvisa esplosione dell’inspiegabile nella realtà esterna, che scatena sentimenti di stupore, alienazione o incredulità.

Da Venezia a Potsdam sulla ali del sogno
Allestita negli spazi adibiti alle mostre temporanee, la mostra trova una sua naturale prosecuzione nelle sale di Palazzo Venier dei Leoni. Numerose opere surrealiste collezionate da Peggy Guggenheim verranno infatti messe in dialogo con opere africane e oceaniche della mecenate. Con il loro potente significato spirituale, le culture oceaniche affascinarono i Surrealisti al punto da influenzare profondamente la loro rappresentazione dei processi magici e di metamorfosi.
Un fascino che giunge fino a noi, custodi di quel sogno che, oggi come allora, genera speranza.

La mostra Surrealismo e magia. La modernità incantata rimarrà alla Peggy Guggenheim Collection fino al prossimo 26 settembre, prima di volare, dal 22 ottobre al 23 gennaio, al Museum Barberini di Potsdam.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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