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Il vino come identità e come economia: l’Italia torna regina con la vendemmia 2025

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Il vino come identità e come economia: l’Italia torna regina con la vendemmia 2025

È il Mezzogiorno a prendersi la scena nella vendemmia del 2025, con un raccolto che sa di riscatto. Puglia, Calabria, Sicilia e Basilicata regalano incrementi produttivi che in alcuni casi sfiorano il +20% rispetto allo scorso anno. Sono i filari assolati del Sud a trainare la ripresa di un settore che, dopo due anni di flessioni, ritrova vigore e numeri da primato mondiale. Non è solo una questione agricola, ma un pezzo di identità nazionale che si ricompone, con il vino che torna a essere bandiera del Made in Italy.

Il vino come identità e come economia: l’Italia torna regina con la vendemmia 2025

Il quadro resta contrastato: al Nord e in parte del Centro la vendemmia è stata penalizzata da grandinate, malattie fungine e un’estate poco generosa. In alcune province i cali hanno toccato il 10-15%, soprattutto in Toscana e Veneto. Ma nel bilancio complessivo il Paese si ricompone: 45 milioni di ettolitri di vino prodotti, un balzo di quasi il 10% sul biennio precedente. È la conferma che l’Italia, con le sue 310 denominazioni DOC e oltre 500 vitigni autoctoni, resta un gigante mondiale.

La dimensione economica

Il vino italiano non è solo cultura, ma anche economia: oltre 15 miliardi di euro di export nel 2024, con una quota che vale più del 20% del totale agroalimentare. Francia e Spagna restano competitor diretti, ma quest’anno l’Italia si riafferma al vertice, superando i 37,4 milioni di ettolitri francesi e i 36,8 spagnoli. Il primato rafforza la posizione del Paese nei mercati globali, dagli Stati Uniti alla Germania fino alla Cina, mercati che assorbono la parte più ricca del nostro export vinicolo.

Prezzi e margini
La vendemmia abbondante porta però interrogativi: i prezzi delle uve e dei vini da tavola rischiano di scendere, con margini più stretti per le cantine meno strutturate. Secondo stime di Coldiretti, la forbice tra costi di produzione (saliti del 12% negli ultimi tre anni per energia, lavoro e trasporto) e prezzi di vendita si potrebbe accentuare, soprattutto per i vini generici. È qui che la qualità e le denominazioni possono fare la differenza, trasformando la quantità in valore aggiunto.

Il vino come racconto
Accanto ai numeri c’è la dimensione simbolica. Il vino è la metafora di un Paese che sa soffrire e rialzarsi, che resiste alle intemperie e trova nel legame con la terra la sua forza più grande. La vendemmia 2025 non è solo un successo produttivo: è il ritorno del vino italiano al centro della scena internazionale, un’icona che racconta di territori, di storie familiari, di identità collettiva. Nel mondo, quando si stappa una bottiglia italiana, si beve non solo un prodotto ma un pezzo di cultura e di storia.

La sfida dei prossimi anni
La vera partita si gioca ora: trasformare questo primato in una strategia duratura. Investimenti in sostenibilità, digitalizzazione delle cantine, internazionalizzazione dei marchi sono le strade per difendere e ampliare le quote di mercato. La domanda di vini autentici e legati al territorio cresce: l’Italia ha i numeri e le storie per soddisfarla. Ma serviranno politiche agricole stabili, sostegno alla filiera e visione industriale.

Il 2025 resterà come l’anno del rimbalzo. L’Italia torna regina del vino, trainata dal Sud, con il compito di trasformare il raccolto abbondante in un capitale economico, culturale e politico. Perché il vino, più di ogni altro prodotto, è il simbolo di un’identità che non smette di parlare al mondo.

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