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Sparatoria a Washington, uccisi due funzionari israeliani

- di: Bruno Legni
 
Sparatoria a Washington, uccisi due funzionari israeliani
Colpiti davanti al museo ebraico, Noem: “Atto vile, faremo giustizia”. È caccia all’uomo.
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Due dipendenti dell’ambasciata israeliana uccisi davanti al museo ebraico di Washington. Le autorità parlano di attacco deliberato. Sale la tensione diplomatica, mentre l’antiterrorismo indaga su un possibile movente politico.
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È accaduto tutto in pochi secondi, nel cuore politico della capitale americana. Due funzionari dell’ambasciata israeliana sono stati assassinati a colpi d’arma da fuoco davanti al Capital Jewish Museum, mentre partecipavano a un evento riservato a giovani professionisti ebrei. Un’aggressione fulminea, brutale, che ha lasciato senza vita un uomo e una donna e provocato il ferimento di altri tre dipendenti della sede diplomatica.
La conferma ufficiale è arrivata dalla segretaria alla Sicurezza interna statunitense Kristi Noem, che in un post su X ha definito l’attacco “un crimine insensato” e promesso che “consegneremo il colpevole alla giustizia”. La dinamica dell’agguato, l’orario e la zona – a pochi metri dall’ufficio dell’FBI – fanno pensare a un’azione pianificata.
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Un agguato davanti al museo, nel cuore del potere
L’attacco si è consumato alle 21:05 (ora locale) all’angolo tra 3rd Street e F Street NW, nei pressi del museo ebraico e a breve distanza da edifici federali. Secondo quanto riferito dalla Metropolitan Police, un uomo armato si sarebbe avvicinato a piedi ai partecipanti dell’evento e avrebbe aperto il fuoco a distanza ravvicinata, colpendo in pieno due dipendenti dell’ambasciata israeliana.
Le vittime sono decedute sul posto. Altri tre funzionari, tutti impiegati dell’ambasciata, sono rimasti feriti e ricoverati in codice rosso al George Washington University Hospital. L’attentatore è riuscito a fuggire.
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“Atto antisemita”, la condanna di Israele
L’ambasciatore israeliano all’ONU Danny Danon ha parlato di un atto di terrorismo antisemita” e ha chiesto “una risposta immediata e senza esitazioni”. In una dichiarazione diffusa da Gerusalemme, il ministro degli Esteri Israel Katz ha aggiunto:Colpire rappresentanti dello Stato ebraico sul suolo americano è un attacco all’alleanza tra Stati Uniti e Israele. Non resterà impunito”.
Secondo quanto riportato dal Hindustan Times e dalla BBC, testimoni oculari avrebbero sentito l’assalitore gridare “Free Palestine” prima di aprire il fuoco. Un dettaglio che ha immediatamente acceso l’attenzione dell’unità antiterrorismo dell’FBI, al lavoro per stabilire il profilo dell’attentatore e verificare eventuali legami con gruppi radicalizzati.
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L’identikit e la caccia all’uomo
Il sospetto, secondo le informazioni diffuse dal dipartimento di polizia di Washington, sarebbe un uomo tra i 30 e i 40 anni, con pizzetto, indossava una giacca blu e jeans. È stato visto per l’ultima volta fuggire a piedi lungo F Street NW, in direzione del Judiciary Square. Nella notte le forze speciali hanno fatto irruzione in un’abitazione a Columbia Heights, ma il sospettato non era presente.
Un “person of interest” è al momento sotto interrogatorio, ma non si hanno ancora conferme su un arresto formale. “Stiamo analizzando tutte le piste – ha dichiarato il capo della polizia metropolitana Robert Contee – incluso un possibile movente politico o di odio religioso”.
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Tensione in città e paura nelle comunità ebraiche
L’attacco ha generato un’immediata risposta istituzionale. La sicurezza è stata rafforzata intorno a tutte le missioni diplomatiche israeliane negli Stati Uniti, così come nei centri culturali ebraici delle principali città.
Ted Deutch, presidente dell’American Jewish Committee, ha definito la sparatoria un colpo al cuore della nostra comunità”. “Stavamo celebrando l’identità ebraica americana – ha detto – e siamo stati colpiti da un odio che pensavamo di aver lasciato fuori dalla porta. Serve una risposta chiara, ferma, da parte di tutta la società civile”.
Il Capital Jewish Museum, inaugurato nel 2023, è diventato in breve tempo un punto di riferimento per la memoria ebraica americana. L’evento colpito era organizzato in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri israeliano.
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Una violenza che scuote anche la politica americana
Il presidente Trump, in una nota diffusa nella notte, ha definito “vile e intollerabile” l’attacco, ma ha evitato qualsiasi riferimento al contesto politico internazionale o all’antisemitismo. Critiche sono arrivate da diversi esponenti democratici, che accusano la Casa Bianca di sottovalutare l’ondata di odio razziale e religioso che attraversa il Paese.
Il senatore Bernie Sanders ha parlato di un tragico segnale d’allarme” e ha invocato un rafforzamento delle leggi sul possesso di armi e contro i crimini d’odio: “Non possiamo girarci dall’altra parte mentre le armi parlano più forte della diplomazia”.
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Un precedente pericoloso
Non è la prima volta che un attacco colpisce diplomatici israeliani sul suolo americano, ma è la più grave degli ultimi dieci anni. Le autorità israeliane hanno inviato un team del Mossad a Washington per collaborare con l’FBI nelle indagini, mentre a Tel Aviv si è tenuta una veglia in memoria delle vittime.
Il bilancio della serata è pesante: due funzionari assassinati, tre feriti, un Paese sotto shock e una capitale americana che torna a fare i conti con la paura.
Il volto del sospetto campeggia ora su tutti gli schermi delle stazioni e degli aeroporti della East Coast. La caccia è aperta. E, come promesso da Kristi Noem, il tempo della giustizia è appena cominciato.

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