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Pil: Istat, arretra rispetto al secondo trimestre, ma va meglio rispetto allo scorso anno

- di: Diego Minuti
 
Pil: Istat, arretra rispetto al secondo trimestre, ma va meglio rispetto allo scorso anno
Il Prodotto interno lordo, nel secondo trimestre dell'anno, è arretrato rispetto al precedente, ma è andato meglio se confrontato con lo stesso periodo del 2022, confermando comunque una flessione della nostra economia.  Lo dice l'Istat, riferendo che il Pil del trimestre aprile-giugno è diminuito dello 0,4% rispetto al precedente, ma è cresciuto dello 0,4% nei confronti del secondo trimestre del 2022. La stima del Pil diffusa in via preliminare (fatta il 31 luglio scorso) era stata di una riduzione congiunturale dello 0,3% e di una crescita tendenziale dello 0,6%. A determinare la percentuale ha contribuito la circostanza che il secondo trimestre dell'anno in corso ha avuto tre giornate lavorative in meno rispetto al periodo gennaio-marzo e una in meno rispetto al secondo trimestre del 2022. La variazione acquisita per il 2023 è pari a +0,7%.

Per l'Istat, quindi, ''la stima completa dei conti economici trimestrali conferma la flessione dell’economia italiana nel secondo trimestre dell’anno, risultata pari allo 0,4%, lievemente più accentuata rispetto alla stima preliminare, che aveva fornito una riduzione dello 0,3%. La crescita tendenziale del secondo trimestre si attesta allo 0,4%, in flessione rispetto ai trimestri precedenti, con una revisione anche in questo caso al ribasso rispetto alla stima preliminare, che aveva registrato una crescita dello 0,6%''.

Quali le ragioni di questo arretramento dei dati del Prodotto interno lordo? 

Per l'Istat la flessione del Pil è diretta conseguenza della domanda interna (incluse le scorte), mentre quella estera ha fornito un contributo nullo. Sul piano interno, dice l'Istituto nazionale di statistica, ''l’apporto dei consumi privati è stato anch’esso nullo, mentre sia quello della spesa delle Amministrazioni Pubbliche sia quello degli investimenti è risultato negativo. Positivo il contributo delle scorte, per 0,3 punti percentuali. Le ore lavorate hanno subìto una flessione dello 0,5%, le posizioni lavorative dello 0,1% e le unità di lavoro si sono contratte dello 0,3%. Sono risultati in crescita dello 0,8% i redditi pro-capite''. Guardando al trimestre gennaio-marzo, i principali aggregati della domanda interna sono in diminuzione, con un calo dello 0,3% dei consumi finali nazionali e dell’1,8% degli investimenti fissi lordi. In calo anche le importazioni e le esportazioni, diminuite entrambe in misura pari allo 0,4%.

La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,7 punti percentuali alla variazione del Pil: nullo il contributo dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, -0,4 quello degli investimenti fissi lordi e -0,3 quello della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP). Per contro, la variazione delle scorte ha contribuito positivamente alla variazione del Pil per 0,3 punti percentuali, mentre il contributo della domanda estera netta è risultato nullo.
Si registrano, infine, andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi, con agricoltura, industria e servizi diminuiti rispettivamente dell’1,3%, dell’1,4% e dello 0,1%.
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