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Barriere coralline, il primo punto di non ritorno è qui

- di: Vittorio Massi
 
Barriere coralline, il primo punto di non ritorno è qui
Barriere coralline, il primo punto di non ritorno è qui
Gli scienziati: surriscaldamento a 1,4 °C e morie diffuse. Cresce il rischio di altri “salti di sistema” — Amazzonia, ghiacci e correnti oceaniche — se il mondo sfora 1,5 °C.

Il primo punto di non ritorno climatico è stato oltrepassato: le barriere coralline tropicali di acque calde stanno vivendo un dieback diffuso, cioè un collasso strutturale che non si arresta con un semplice ritorno alla normalità. Con un riscaldamento medio globale di circa 1,4 °C rispetto all’era preindustriale, i reef sono entrati in una fase di perdita accelerata di habitat, con effetti a catena sulla biodiversità marina e sui mezzi di sussistenza di milioni di persone.

Una soglia superata

Tra gennaio 2023 e settembre 2025, circa l’84% delle aree coralline del pianeta ha sperimentato stress termico da sbiancamento. Nel 2024 è stato confermato il quarto evento globale di bleaching. Ondate di calore marine più frequenti e durature hanno spinto i coralli oltre la soglia di sopravvivenza, riducendo la capacità di ripresa tra un episodio e l’altro.

Tipping point, senza giri di parole

Un tipping point è una soglia critica oltre la quale un sistema naturale cambia stato in modo rapido e spesso irreversibile. Per i reef, l’area di rischio inizia intorno a 1,2 °C; a 1,5 °C tra il 70 e il 90% dei coralli potrebbe scomparire nelle forme attuali. Oggi siamo già oltre il livello d’innesco, con oceani eccezionalmente caldi per mesi di seguito.

Voci dal mondo della ricerca

“Siamo entrati in una nuova realtà: i reef di acque calde stanno subendo una moria senza precedenti e ciò indica che il primo punto di non ritorno è stato valicato”, afferma Tim Lenton, Università di Exeter. L’analisi lega direttamente la traiettoria dei reef alla rapidità del taglio delle emissioni e al rafforzamento della resilienza locale.

L’effetto domino

Non è solo una storia di coralli. In scia ai reef, altri “elementi critici” si avvicinano alla soglia: Amazzonia (rischio dieback oltre 1,5 °C), calotte di Groenlandia e Antartide (inneschi che accelerano l’innalzamento del mare) e AMOC, il grande nastro trasportatore atlantico che contribuisce a stabilizzare il clima europeo. Sull’AMOC il collasso non è considerato imminente, ma l’indebolimento è molto probabile nel secolo in corso.

Impatti economici e sociali

I reef proteggono le coste, sostengono pesca e turismo e ospitano un quarto delle specie marine. Il loro declino significa redditi in calo, erosione costiera e occupazione più instabile nelle piccole isole e nei litorali tropicali: effetti già misurabili in questa decade.

Cosa fare adesso

  • Tagliare le emissioni su una traiettoria compatibile con 1,5 °C.
  • Rafforzare la resilienza locale dei reef: qualità delle acque, gestione della pesca, aree protette efficaci, ripristino mirato.
  • Governance per rispondere ai “salti di sistema”: early warning per le ondate di calore marine, meccanismi assicurativi e fondi per perdite e danni.

Il messaggio politico

“Senza un’accelerazione rapida delle transizioni energetiche, rischiamo una catena di punti critici”, avvertono i ricercatori alla vigilia di COP30. Non sono scenari astratti: sono investimenti, lavoro e sicurezza di questa decade. 

 

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