Ambiente: oltraggio al Senato, quando il modo di protestare nuoce alla causa

- di: Redazione
 
Lo confessiamo: le immagini di un gruppo di ragazzi che, usando degli estintori riempiti di vernice (lavabile, ci hanno tenuto a dire, come a volere sottolineare il solo valore simbolico del gesto), hanno sporcato la facciata del Senato, ci hanno creato, per l'ennesima volta, sconcerto per il modo che è stato scelto, dai difensori del clima, per sostenere la loro causa. Il fine è certo lodevole, perché l'umanità si sta avvicinando, a passo di carica, al punto di non ritorno dei cambiamenti climatici, incapace di trovare una risposta univoca al problema.

Ambiente: oltraggio al Senato, quando la protesta nuoce alla causa

Le evidenze sono ormai tali che solo in pochi a non ammettere che il clima sta cambiando in peggio e, quindi, occorre agire subito, con una determinazione e una velocità che, purtroppo, le grandi adunate planetarie (come le varie organizzate in ambito Onu) ci hanno mostrato di non avere. Ma restano le resistenze che hanno un doppio profilo: c'é chi fa finta di non vedere, ma perché la sua macchina industriale (come, ad esempio, l'india) non può fare a meno di alimentarsi con fonti energetiche altamente inquinanti come il carbone; c'é chi proprio non ci crede, riuscendo persino a dire pure bestialità (come l'ineffabile Donald Trump che, parlando dell'innalzamento degli oceani, disse che avrebbe aumentato il valore delle proprietà che non si trovano in riva al mare).

Questo è lo scenario globale, ma noi dobbiamo guardare in casa nostra, anche se le proteste degli (soprattutto giovani) ambientalisti sono ormai ovunque. Perché lo sfregio alla sede del Senato alza il livello della protesta, anche se non necessariamente ne eleva la qualità. Sporcare la facciata di uno dei pilastri del nostro sistema parlamentare, e quindi della nostra democrazia, significa alzare l'asticella della sfida alle istituzioni, entrando in un ambito che non è più solo legato alle tematiche ambientali, ma all'esercizio della politica.
Per dirla con altre parole, quegli stessi ambientalisti che si dicevano mossi da un ideale e da radicate convinzioni da sostenere universalmente ora pensano che non si può ''dialogare'' soltanto con la gente, ma che occorre farlo anche con chi mandiamo a rappresentarci nelle istituzioni democratiche. Non è una distinzione di poco conto, perché rappresenta un mutamento di copione, pur se porta in sé dei rischi.

Perché un conto è portare avanti una protesta che si vuole essere civile, un altro è fare una - seppure lodevole - battaglia ''anche'' politica perché a questo bisogna essere preparati, ma soprattutto abilitati da un consenso che non è solo di un gruppo ristrettissimo, che peraltro ritiene di essere contro il mondo. Il vero pericolo è che, non rendendosi contro del rischio di cadere nell'autoreferenzialità, i ''nostri'' ambientalisti pensino di rappresentare molte più persone di quelle che, nella realtà, condividono le loro battaglie. Per avere una conferma di quel che diciamo basta leggere le cose dette da uno di loro ad un giornalista della Stampa che gli ha chiesto se siano violenti, loro e le azioni che compiono: ''Noi abbiamo due chiari limiti: uno è che non faremo mai male fisicamente a nessuno, due non offenderemo mai nessuno. Le vernici sono lavabili. Poi qualcuno scrive che facciamo azioni terroristiche''. Una affermazione di principio che però cozza con una realtà diversa, perché se blocchi una strada cruciale per il traffico di Roma (come il raccordo) nell'ora di punta, ostacolando persone che vanno al lavoro o che accompagnano i figli a scuola, qualcuno lo offendi nel suo essere cittadino, come tutti gli altri.

Poi, sulla protesta al Senato, lo stesso interlocutore ha detto, dopo avere rivendicato l'uso di vernice lavabile, che ''abbiamo raggiunto almeno l'obiettivo che si parli della drammatica crisi ambientale in atto. La politica deve dare risposte ai cittadini preoccupati per quello che sarà il più grande genocidio della storia umana''.
Ecco che spunta la politica, come bersaglio, ma anche come soggetto con cui confrontarsi. La storia recente del nostro Paese una cosa ce l'ha insegnato negli ultimi decenni, che tutti i movimenti civili e civici che sono nati con le migliori intenzioni alla fine, di quella politica tanto vituperata, sono entrati a fare parte.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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