FOTO (Cropped): Sailko - CC BY 3.0
Nel cuore di Bergamo Alta, al piano terra del Palazzo della Ragione, riemerge l’Aula Picta: uno spazio silenzioso, quasi nascosto, che torna oggi a parlare grazie a un progetto che unisce restauro, filologia e tecnologie immersive. È un ritorno al Medioevo, ma senza retorica. Qui le pareti affrescate raccontano storie antiche con il linguaggio della luce e della materia, restituite a nuova vita dopo secoli di silenzio. L’obiettivo non è stupire, ma ricostruire un filo sottile tra il presente e un passato civile, religioso, urbano.
L’Aula Picta, il Medioevo ritrovato nel cuore di Bergamo
La narrazione si costruisce su due binari: da una parte il rigore del restauro, dall’altra l’uso calibrato della tecnologia. Gli affreschi medievali – realizzati tra XI e XIII secolo – sono stati recuperati e reinterpretati con strumenti digitali che non sovrastano, ma accompagnano. Scanner tridimensionali, proiezioni, audio, realtà aumentata: tutto serve a suggerire, non a sovraccaricare. Il risultato è un’esperienza che restituisce centralità alla pittura muraria come documento e come visione. I colori, i simboli, le scene civiche e religiose tornano leggibili, ma senza didascalismo.
Il passato come spazio urbano condiviso
L’intervento sull’Aula Picta si inserisce in un disegno più ampio di recupero del centro storico. Il Palazzo della Ragione, luogo nevralgico della vita cittadina fin dal Medioevo, ritrova una sua funzione anche grazie a una nuova relazione con lo spazio urbano. La segnaletica è discreta, la narrazione pensata per non interrompere il dialogo con l’architettura. È un esempio concreto di come memoria e innovazione possano convivere senza riduzioni spettacolari. Si entra in punta di piedi, si esce con la sensazione che ogni pietra abbia qualcosa da dire.
Un’esperienza trasversale, per ogni sguardo
Il nuovo allestimento è pensato per tutti: studiosi, turisti, bambini. L’Aula Picta non è un museo, ma un ambiente attivo, dove ogni dettaglio parla a più livelli. Le guide sonore, le animazioni visive e le interfacce multilingua rendono la fruizione inclusiva senza sacrificare la profondità. Il Medioevo non viene ridotto a favola o a estetica, ma trattato come epoca viva, densa di conflitti e visioni. Qui l’immersione non è solo visiva: è una forma di attenzione, di prossimità, di ascolto.
La città che racconta se stessa
L’operazione sull’Aula Picta racconta anche un modello politico e culturale. La città che investe su questo spazio non cerca una vetrina, ma un senso. Si sceglie la via della precisione, della lentezza, del dettaglio. Non c’è nostalgia, ma desiderio di restituire alla comunità un luogo in cui si possa leggere – tra le linee e i pigmenti – una storia collettiva. L’Aula non è solo un luogo da visitare. È uno specchio sottile, in cui la Bergamo di oggi può ritrovare la propria voce antica.