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Nel primo trimestre 2022 BNP Paribas sorride, BNL non proprio

- di: Redazione
 
Nel primo trimestre 2022 BNP Paribas sorride, BNL non proprio
Tra tappi di champagne che volano (ça va sans dire..) e biscotti, BNP Paribas ha celebrato l'andamento positivo dei primi tre mesi dell'anno, nei quali, citazione testuale, il gruppo ''realizza un’ottima performance (...) Sostenuta dalla propria capacità di soddisfare le esigenze dei clienti e dell’economia. Ciò testimonia il coinvolgimento del personale, operante al fianco della clientela in un rapporto di stretta vicinanza e a lungo termine''.

BNL e BNP Paribas chiudono il primo trimestre 2022 con risultati diversi

E per i dipendenti l'amministratore delegato, Jean-Laurent Bonnafé, ha parole dolci, ringraziandoli "per il loro costante contributo''. Un tributo che BNP si concede anche sulla scorta di risultati effettivamente positivi e che, agli occhi del Cda, confermano la bontà delle scelte sin qui portate avanti. Ma, verrebbe da dire, il paradiso si ferma alle Alpi, perché il ramo italiano di BNP Paribas - Bnl bc - non è che faccia brindare, così come sembra artificioso il racconto dell'eden dei rapporti con i dipendenti.

Bnl ha chiuso un confortante primo trimestre dell'anno: utile prima delle imposte a 376 milioni, +3,7% rispetto al 2020; risultato lordo di gestione a 899 milioni.

Guardando ai risultati di BNL bc nel primo trimestre dell'anno ci sono numeri in confortante crescita: gli impieghi (+2,1% rispetto al primo trimestre 2021 e del 4,4% sul perimetro al netto dei crediti deteriorati); i depositi (+ 8,5% rispetto al primo trimestre 2021, con un incremento in tutti i segmenti di clientela); la raccolta indiretta(+ 3,9% rispetto al 31 marzo 2021, grazie al buon incremento registrato soprattutto nell’assicurazione vita); la raccolta netta del Private Banking (0,9 miliardi di euro).

Poi, però, ci sono i segni ''meno'' e sono significativi: il margine di intermediazione ''in calo del 3,1% rispetto al primo trimestre 2021, a perimetro storico, e dell’1,9% a perimetro costante''; il margine di interesse in calo del 4,3%, ''a causa dell’impatto persistente del contesto di tassi bassi, solo parzialmente compensato dall’effetto della crescita dei volumi di credito''; le commissioni in calo dell’1,4% (a perimetro storico, ma in crescita dell’1,6% a perimetro costante). La banca registra un aumento delle commissioni bancarie, soprattutto nel segmento della clientela corporate.

I costi operativi (a 454 milioni di euro) diminuiscono dell’1,0% rispetto al primo trimestre 2021, a perimetro storico, e sono in aumento dello 0,8% a perimetro costante. Il risultato lordo di gestione1 si attesta a 201 milioni di euro, con un calo del 7,6% rispetto al primo trimestre 2021. Il costo del rischio1 si attesta a 128 milioni di euro, con un incremento di 18 milioni di euro rispetto al primo trimestre 2021, nonostante un numero limitato di nuovi crediti deteriorati e il livello contenuto di riprese di valore su crediti sani.

Numeri e numeri, conditi di percentuali che oscillano. E alla fine due righe che spiegano molto di BNL e dei mal di pancia che i dipendenti lamentano da mesi, impegnati come sono in un braccio di ferro con il management della banca che rischia di creare un mix socialmente e sindacalmente esplosivo: ''BNL bc genera un utile ante imposte pari a 65 milioni di euro, in calo del 33,8% rispetto al primo trimestre 2021''.

Ora qualche domanda ce la si deve pure porre, tenendo conto che, anche se fa parte di un gruppo molto importante, BNL è, nel sentire comune, ancora una banca ''italiana'', al di là del fatto che, da tempo ormai, cuore, cervello e portafoglio hanno trovato ospitalità sulle rive della Senna.

Un arretramento del 33,8 per cento non è un ''calo'', come lo definisce il comunicato ufficiale di BNP Paribas, ma qualcosa di molto più grave, che qualche domanda, a Parigi, su come BNL venga guidata, l'avrà pure generata, pur nella considerazione della particolare contingenza economica che l'Occidente sta attraversando.

Cos'è che è andato male, quindi? È la situazione generale oppure è il modello scelto per mandare avanti la BNL nel panorama italiano? Senza volere essere cattivi, è forse la seconda l'ipotesi più fondata.

Anche perché, se le rimostranze dei dipendenti sono appena fondate, il clima che si sta respirando in BNL rischia di radicalizzarsi, in un muro contro muro che, sino a pochi anni fa, quando, come dice qualcuno, c'era il senso di appartenenza, sarebbe stato assolutamente impensabile. Come dimostra l'ipotesi di esternalizzare centinaia di unità lavorative, fortemente contrastata dai sindacati aziendali, ma sulla quale la banca intende andare avanti, chiudendo un capitolo, quello della contrattazione, che era stata un punto di forza dell'istituto, almeno a livello di immagine.

Ma, tra esternalizzazioni, richieste per i dipendenti pendolari, relazioni industriali tese, l'annunciata chiusura di 135 filiali, potenziamento dell'home banking, consulenti per la clientela top, cessioni di rami d'azienda, il pacchetto di rivendicazioni sul tavolo rischia di costituire un terreno minato.
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