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Bolsonaro condannato a 27 anni, scontro Brasile–Usa. Lula provoca Trump: “Qui sarebbe sotto processo anche lui”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Bolsonaro condannato a 27 anni, scontro Brasile–Usa. Lula provoca Trump: “Qui sarebbe sotto processo anche lui”

La Corte Suprema del Brasile ha condannato Jair Bolsonaro a 27 anni e 3 mesi di carcere per il tentato golpe dopo le elezioni del 2022. L’ex presidente è stato ritenuto colpevole di aver guidato un’organizzazione criminale armata e di aver tentato di sovvertire lo Stato democratico con la violenza. La decisione è storica: mai prima un capo di Stato brasiliano era stato giudicato colpevole di aver tramato contro la Costituzione.

Bolsonaro condannato, scontro Brasile–Usa. Lula provoca Trump

Da Washington la reazione è arrivata immediata e dirompente. Donald Trump, ha definito il verdetto “una vergogna per la democrazia e un attacco politico contro un patriota”. Il tycoon ha parlato di “persecuzione giudiziaria orchestrata dalle élite globaliste” e ha promesso conseguenze per le relazioni con il Brasile. La sua amministrazione ha già varato misure economiche mirate, colpendo esportazioni e imponendo restrizioni contro alcuni magistrati, incluso il giudice Alexandre de Moraes.

Lula al contrattacco
Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha risposto senza esitazioni, difendendo l’indipendenza della magistratura e l’imparzialità del processo. Poi la stoccata: “Se Trump vivesse qui, sarebbe sotto processo anche lui”. Una frase che ha acceso lo scontro diplomatico, toccando direttamente il capo della Casa Bianca e tracciando un parallelismo esplicito tra il populismo brasiliano e quello statunitense. Lula ha rivendicato che nessuno, nemmeno un presidente, può collocarsi al di sopra della legge.

L’ombra dell’8 gennaio
Il verdetto contro Bolsonaro è figlio anche della memoria dell’8 gennaio 2023, quando migliaia di suoi sostenitori assaltarono il Congresso, il Planalto e la Corte Suprema a Brasilia. Quelle immagini, paragonate a più riprese all’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, hanno segnato il processo. I giudici hanno sottolineato che l’obiettivo non era solo contestare un’elezione ma mettere in discussione la democrazia stessa.

Paese diviso
La condanna accende le piazze. I bolsonaristi gridano al complotto, parlano di sentenza politica, invocano l’intervento internazionale. I sostenitori di Lula invece parlano di un atto dovuto per difendere la democrazia. La polarizzazione si approfondisce, con il Brasile stretto tra il desiderio di archiviare il passato e il rischio di nuove tensioni sociali.

Un nuovo fronte internazionale
La vicenda si trasforma in terreno di scontro tra Brasile e Stati Uniti guidati da Trump. Lula punta a rafforzare la sua leadership internazionale presentando il Brasile come un Paese capace di processare chi minaccia la democrazia. Trump, invece, utilizza la vicenda per consolidare il legame con la destra sovranista globale. Due visioni opposte che rischiano di tracciare una nuova linea di frattura geopolitica tra Sud America e Casa Bianca.

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