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Economia cinese in cerca di nuovi stimoli

- di: Ben Bennett, Head of Investment Strategy and Research di LGIM
 
Economia cinese in cerca di nuovi stimoli

Gli ultimi dati relativi all’andamento dell’economia cinese sono stati molto deludenti, con molti settori che stanno registrando una crescita annuale negativa. Per fare alcuni esempi, il comparto retail sta ancora scontando le ripercussioni negative dei lockdown dell’ultimo anno, ma anche la spesa per i consumi non è stata all’altezza delle aspettative. Inoltre, sebbene il comparto degli investimenti in immobilizzazioni non abbia subito un crollo drastico, il segmento delle costruzioni ha vissuto una flessione molto marcata, con l’immobiliare che ha visto annullarsi tutti i guadagni conseguiti nel periodo immediatamente successivo alla riapertura post-pandemia. Questi dati segnalano una debolezza diffusa in tutta l’economia del Dragone, cosa che ci ha portato a rivedere al ribasso le nostre stime di crescita per questo mercato nel 2023, dal 5,8% al 5,5%.

 

Capire il problema

 

Il quadro generale appena descritto ci porta a pensare che delle misure di sostegno economico da parte del governo centrale siano molto probabili, come dimostra l’atteggiamento più accomodante assunto nelle ultime dichiarazioni da Yi Gang, presidente della Banca Popolare Cinese, a cui ha fatto seguito un taglio dei tassi d’interesse benchmark. Tuttavia, prima di andare a esaminare quali soluzioni restano a disposizione dei policymaker di Pechino, riteniamo sia importante soffermarci su quelle che sono le problematiche di fondo che hanno portato a questo rallentamento, in modo da capire come mai le misure adottate finora non abbiano portato i risultati sperati.

 

  1. A differenza dei mercati sviluppati, i risparmi della popolazione cinese non sono aumentati considerevolmente durante la pandemia e questo ha portato l’effetto rimbalzo post Covid-19 a esaurirsi rapidamente. Inoltre, in pochi sono disposti ad acquistare una casa da società poco affidabili e anche la recessione globale nella produzione di beni di consumo ha pesato molto sull’economia cinese.
  2. Nell’ambito dell’immobiliare, i privati sono ancora in difficoltà nonostante il prolungamento della maturità dei debiti contratti e gli annunci di finanziamenti per la conclusione di vari progetti, con le banche che sono molto caute nel concedere un accesso al credito.
  3. Gli acquisti di terreni al di sotto delle aspettative da parte delle società immobiliari hanno lasciato alle amministrazioni locali dei buchi di finanziamento consistenti.
  4. Infine, sono evidenti le problematiche con il cosiddetto “local government financing vehicles (LGFV)”, soprattutto nelle regioni più povere, con le banche che sono ancora più preoccupate per la stabilità dei loro bilanci, soprattutto per quanto riguarda i prestiti concessi.

 

Da questi punti, si sono generati dei fattori economici che hanno neutralizzato le misure di sostegno attuate dal governo centrale. Infatti, se i cittadini non acquistano nuove abitazioni dai privati, abbassare l’onere dei mutui è inutile; così come è inutile chiedere un finanziamento alle banche per completare un progetto se queste si fidano solamente degli enti pubblici. Infine, anche tagliare i tassi d’interesse di pochi punti base non funziona perché questo crea delle problematiche nei bilanci degli istituti di credito.

 

Quali stimoli economici potrebbero funzionare?

 

Una misura efficacie potrebbe essere un’iniezione di capitale da parte del governo centrale a sostegno dei LGFV. Con questa liquidità si potrebbe acquistare il debito delle società private e, contemporaneamente, riaccendere gli investimenti in infrastrutture.

Questa strada potrebbe essere intrapresa con relativa semplicità da Pechino, dato che il debito pubblico cinese è piuttosto ridotto e il governo centrale ha il potere di indirizzare le azioni delle istituzioni finanziarie a sostegno delle amministrazioni locali. Tuttavia, questa soluzione presenta anche una grande controindicazione, ovvero rappresenterebbe un ritorno al vecchio modello di crescita della Cina, guidato dagli investimenti pubblici e dal mercato immobiliare, un modello dal quale il presidente Xi Jinping ha più volte detto di volersi distaccare. Inoltre, si avrebbe anche una maggiore dipendenza delle amministrazioni locali da Pechino, un tema politicamente molto controverso.

 

Per questo riteniamo che lo scenario più probabile si possa riassumere in “more of the same”: crediamo che qualche centinaia di miliardi di yuan saranno investiti in tempi ragionevolmente brevi per agevolare la spesa delle autorità locali in infrastrutture, per elargire voucher di sostegno ai consumi e per finanziare la propensione delle banche a elargire prestiti. Purtroppo, questo non fa presagire significative variazioni nel percorso di crescita economica, in quanto queste misure non portano a ciò di cui la Cina avrebbe realmente bisogno: un trasferimento dei rischi e delle eventuali perdite dai bilanci delle amministrazioni locali a quelli del governo centrale. Un altro evento che farebbe la fortuna del Dragone sarebbe un boom globale degli investimenti e della produzione di beni, ma date le condizioni macroeconomiche odierne, è più logico aspettarsi l’opposto.

 

È il momento opportuno per essere contrarian?

 

I dati deludenti e le poche opzioni di sostegno all’economia hanno portato a un sentiment generale degli investitori molto negativo nei confronti della Cina; come se tutti volessero progressivamente ridurre la loro esposizione verso questo mercato in quanto vedono poco probabile un capovolgimento del trend di crescita. Basta pensare che oggi i livelli di allocazione attiva in questo paese sono ai minimi da 20 anni.

 

Tuttavia, dato che l’opinione pubblica sembra essersi schierata massicciamente su questo fronte, noi di LGIM abbiamo deciso di riportare la barca in equilibrio, aumentando la nostra esposizione alla azioni cinesi in alcuni dei nostri portafogli multi-asset e questo perché riteniamo che le aspettative per un risvolto positivo sono talmente basse che anche un piccolo pacchetto di stimoli economici potrebbe far crescere la fiducia e riaccendere in modo considerevole la spesa dei privati e gli investimenti.

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