Crotone: la politica strumentalizza la pietà, mentre il mare restituisce ancora corpi

- di: Francesco Di Stefano
 
Nella foto, il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi

Non bastano i morti che ancora il mare restituisce e che certificano l'enormità di quanto accaduto a poche decine di metri dalla spiaggia di Cutro
; non basta la pietà che pure dovrebbe imporre il silenzio, per rispetto a persone che hanno visto i loro sogni infrangersi su una secca quando la terra mai era sembrata così vicina.
E non è nemmeno bastato l'orrore di quelle file, prima quelle dei sacchi bianchi che contenevano i cadaveri, poi quelle delle bare adagiate sul parquet del Palazzetto dello Sport, intitolato a Milone.
Niente di tutto questo ha indotto a non cadere, almeno questa volta, nel frullatore della polemica, della irrefrenabile voglia di strumentalizzare, quasi che si aspettasse l'occasione buona (e cosa meglio di decine e decine di morti affogati, nel cuore di una notte di mare in tempesta?) per scatenare un'offensiva contro gli avversari, che in questo caso si identificano nel Governo.

Crotone: la politica strumentalizza la pietà, mentre il mare restituisce ancora corpi

Una divisione tra Destra e Sinistra di cui, in questo momento, nessuno sentiva il bisogno perché questo avrebbe dovuto essere il momento del dolore, che sembra essere sentimento comune, anche se qualcuno - come sembra avere deciso di fare il nuovo segretario del Pd, Elly Schlein, senza nemmeno aspettare uno straccio di documento ufficiale - cerca di specularci sopra.
Al momento ancora non sappiamo, con certezza, cosa sia accaduto; non sappiamo soprattutto se ci sono delle responsabilità, oltre quelle di coloro che hanno caricato centinaia di persone sul barcone e degli altri che l'hanno guidato fin sotto la costa crotonese. Né è chiaro se e dove la catena di responsabilità degli interventi e quindi dei soccorsi si è spezzata. Di certo, come costante in casi come questo, tutti i migranti avrebbero potuto essere salvati, ma perché questo accadesse sarebbe stato necessario che segnalazioni e allarmi fossero tempestivi e questo non è accaduto, non certo per responsabilità del governo.

Parlare oggi di lentezza nei soccorsi è ingeneroso per quello che Guardia Costiera, Guardia di Finanza, Carabinieri e Polizia hanno fatto. E dire anche che c'è stata quasi una volontà nell'intervenire in ritardo rispetto alle prime segnalazioni è mistificare la realtà dei fatti, attribuendo alle Istituzioni e alla politica che oggi governa il Paese una specifica determinazione di stare a guardare, quasi di volere lasciare i migranti al loro destino. Un atteggiamento che, a leggere alcune dichiarazioni di esponenti dell'opposizione, farebbe quasi pensare ad un preciso disegno e non invece ad un malaugurato incrocio di coincidenze, devastanti, ma pur sempre accidentali. Perché questa volta non sono partite dal natante in difficoltà delle richieste di aiuto - che in casi simili ha consentito soccorsi tempestivi - perché pare che i migranti solo dopo l'urto contro la secca si siano avveduti del pericolo incombente, ma, anziché telefonare ai numeri di emergenza italiani, hanno chiamato i loro parenti che, in maggioranza residenti all'estero, aspettavano la notizia del loro sbarco.
In questo quadro si innesta anche la prima segnalazione di Frontex (l'agenzia europea che controlla le frontiere) che parlava genericamente di un natante in navigazione verso le coste italiane, senza dire nulla su eventuali difficoltà e quindi allertare le autorità italiane. Un natante come i molti che, in queste settimane, nonostante il mare spesso grosso, si mettono in viaggio con il loro carico di disperati. Un mare che è diventato proibitivo per le unità navali italiane che avrebbero dovuto partire da Crotone e che lo hanno fatto solo quando hanno potuto.

Questo il quadro ad oggi. Domani chissà cosa diranno le indagini, coordinate dal procuratore della repubblica di Crotone, Giuseppe Capoccia. Il quale ha rilasciato dichiarazioni che forse non aiutano a rasserenare il clima generale perché, sebbene abbia detto, parlando dei soccorsi, di non vedere ''emergere un'ipotesi di reato'', ha premesso: ''Ricostruiremo tutto ma mi fa rabbia, come padre di famiglia, come cittadino, pensare che forse qualcosa si poteva fare per salvare quelle persone''. Forse da un magistrato, forse da quello che sta cercando di sbrogliare la matassa degli eventi e di dare ad essa un senso, ci si sarebbe aspettata maggiore prudenza. Non perché lui, da magistrato, non debba avere condivisibili sentimenti (dolore e rabbia appartengono all'uomo, come essere senziente), ma perché in questa fase anche una sola parola potrebbe essere equivocata o, peggio, di troppo.

L'evidenza dei numeri non può essere travisata quando ad essi corrispondono essere umani, ma la canea che l'opposizione ha scatenato contro il governo, prendendo spunto dalla tragedia, appare frutto di opportunismo e non invece di un ragionamento che tenga conto di tutto quello che è realmente successo e non basandosi su ricostruzioni che appaino azzardate. I morti di Crotone sono di oggi, ma anche di ieri, perché se ancora ora centinaia di persone cercano di arrivare in Italia, con tutti i mezzi, è anche conseguenza dei fallimenti della politica che ha governato - perché non ha saputo trovare soluzioni al problema -, ma anche di quella d'opposizione, che piuttosto che avanzare proposte realistiche ha sempre inseguito la convenienza del momento.

L'Italia che chiede all'Europa di essere aiutata ha sempre cercato di uscire da questo pantano, quali che fossero i colori del governo, non riuscendovi. Dire quello in carica oggi che ha la responsabilità dei morti di Crotone è solo il frutto della convenienza e non invece di una meditata risposta all'accaduto. Se nel recente passato non si fosse ecceduto nella politica delle braccia spalancate, oggi quella verso l'Italia non sarebbe la rotta preferita dagli scafisti. Certo, ci sono le leggi del mare, non scritte, e quelle regolate dei codici, ma la solidarietà non può essere a corrente alternata, come sembrano pensare esponenti della Sinistra che si avvedono del problema oggi, mentre ieri non lo consideravano tra le priorità.
In questo sabba mediatico ci si mette anche l'informazione che, schierata di suo, calca la mano prendendo spunto anche dalle virgole per sostenere le proprie tesi, emettendo sentenze inequivocabili e attizzando ancora di più la tensione.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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