• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Cutro, l’Italia che si inginocchiò sulla spiaggia

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Cutro, l’Italia che si inginocchiò sulla spiaggia

FOTO (Cropped): Araldica81 - CC BY-SA 4.0

Il 14 gennaio 2026 inizierà a Crotone il processo a sei militari – quattro della Guardia di Finanza, due della Guardia Costiera – rinviati a giudizio per il naufragio del 26 febbraio 2023 davanti a Marina di Cutro. Novantaquattro morti. Novantaquattro vite disperse in mare. L’accusa è di omicidio colposo plurimo e naufragio colposo. Secondo i magistrati, i soccorsi potevano e dovevano essere attivati prima. Quel barcone partito dalla Turchia non era invisibile. Era tracciato. Era noto. Eppure fu lasciato andare, fino a sfracellarsi sulle secche sotto la tempesta, a poche decine di metri dalla riva.

Cutro, l’Italia che si inginocchiò sulla spiaggia

L’udienza preliminare ha stabilito che ci sono sufficienti elementi per far partire il processo. I sei militari, oggi ufficialmente imputati, saranno chiamati a rispondere davanti alla giustizia. Ma prima ancora di ogni sentenza, di ogni replica difensiva, di ogni parola detta in tribunale, resta un dato ineludibile: il mare ha restituito corpi. Bambini. Madri. Uomini giovani con un sogno. Nessuno ha più potuto salvarli.

Quando la Calabria si fece corteo muto
E poi è accaduto qualcosa che nessuno avrebbe previsto. La Calabria si è sollevata. Non con rabbia. Con dignità. Senza striscioni, senza megafoni, senza presidi organizzati. Solo persone che hanno sentito il dovere di esserci. Da ogni angolo della regione: da Catanzaro a Vibo Valentia, da Reggio a Cosenza, da Crotone ai paesini dell’interno, da Rossano a San Luca, da Soverato a San Giovanni in Fiore, da Palmi a Corigliano. Una marea umana che ha riempito la spiaggia di Steccato di Cutro come un’onda di silenzio.

Erano migliaia. Non c’erano delegazioni ufficiali, ma rappresentanze spontanee. I sindaci arrivavano con la fascia tricolore e lo sguardo basso. Le scolaresche si fermavano davanti al mare e lasciavano fiori e messaggi. Le comunità parrocchiali intonavano canti in dialetto. Tutti sembravano saperlo: era il momento di tacere, di ascoltare solo le onde. Un padre venuto da Castrovillari si inginocchiò e posò un orsacchiotto nella sabbia. Una madre da Locri restò ore a fissare il mare. Una ragazza di Serra San Bruno disse solo: “Dovevamo salvarli noi”.

Il sindaco e l’elenco dei presenti
Il sindaco di Cutro, ancora oggi, conserva nel cassetto un foglio con i nomi dei comuni che parteciparono. Lo conserva come si custodisce un rosario. Ne ha parlato in più occasioni, con voce commossa. “Erano tutti”, ha detto. “Ogni angolo della Calabria ha mandato qualcuno. Ho stretto mani di sindaci che non avevo mai incontrato. Di parroci. Di insegnanti. Di agricoltori. C’era una donna di Badolato che aveva cucinato dolci e li distribuiva a chi arrivava. C’era un gruppo di ragazzi da Diamante che avevano viaggiato tutta la notte in treno. Non c’era nulla da dire. Solo da stare”.

L’Italia che ancora sa inginocchiarsi
E l’Italia arrivò. Senza inviti. Senza dirette. Da Bologna, da Napoli, da Bari, da Torino. Qualcuno in pullman. Qualcuno in auto. Qualcuno a piedi. Portavano fiori, lettere, disegni. Una bambina scrisse: “Mi dispiace che nessuno vi ha aspettati con una coperta”. Gli abitanti di Cutro aprirono le case, i bar, i salotti. Offrirono biscotti e letti, coperte e braccia. Per qualche giorno, senza clamore, il Paese fu come dovrebbe essere sempre: umano, vulnerabile, presente. Senza bandiere.

Lo Stato tra difese e domande
Ora tocca alla giustizia. Salvini e Giorgetti hanno difeso i sei militari: “Non criminalizziamo chi serve lo Stato”, hanno detto. Eppure la domanda rimane. Se si sapeva, perché nessuno è andato? Cosa ha fermato l’intervento? Cosa ha contato di più, in quelle ore: la burocrazia, la prudenza, la paura politica? Nessun tribunale potrà ridare indietro ciò che è stato perduto. Ma può accendere una luce. Dire, almeno, che quella morte non fu un destino. Che fu una scelta. Che non c'è stato abbastanza coraggio. A Cutro, tra la sabbia e i fiori, questo lo si è capito prima che arrivassero i giudici.

Notizie dello stesso argomento
Trovati 26 record
Pagina
3
03/12/2025
Ponte dell’Immacolata, 13,9 milioni in viaggio
Federalberghi vede un’Italia che si muove ma resta la frattura sociale
03/12/2025
Italian Tourism Awards, Roma accende la notte che celebra il valore dell’industria dei viaggi
Nelle sale storiche del The St. Regis Rome prende forma la sesta edizione degli Italian To...
03/12/2025
Usa, stop alle domande di immigrazione da 19 paesi
Gli Stati Uniti bloccano visti, green card e cittadinanze per cittadini di 19 paesi extra-...
03/12/2025
Netanyahu, sì alle fattorie illegali e la nuova linea in Cisgiordania
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, secondo un documento interno rivelato da Ynet, s...
Trovati 26 record
Pagina
3
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720