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Cina stoppa gli acquisti di chip Nvidia: scontro su AI si fa esplosivo

- di: Jole Rosati
 
Cina stoppa gli acquisti di chip Nvidia: scontro su AI si fa esplosivo
Cina stoppa i chip Nvidia: lo scontro sull’AI diventa esplosivo
Pechino impone divieti su RTX Pro 6000D, accelera l’indipendenza tecnologica e mette Nvidia tra Trump, Xi e leggi antitrust.

(Foto: Nvidia, a sinistra Jensen Huang, Ceo di Nvidia).

È crisi rovente tra Stati Uniti e Cina sull’intelligenza artificiale: questa volta la tensione sale per vie dure, con Pechino che blocca gli acquisti di chip Nvidia da parte dei suoi big tech. Un passo segnato da obiettivi geopolitici, rivalità economiche e dalla corsa alla sovranità tecnologica. Ecco cosa sappiamo finora, cosa dicono le parti, quali sono i rischi e le possibili evoluzioni.

La stretta cinese: cosa è cambiato

L’autorità cinese per il cyberspazio ha ordinato a colossi come Alibaba e ByteDance di sospendere i test e annullare ordini per il chip RTX Pro 6000D. Il divieto va oltre le precedenti indicazioni sul chip H20 e riflette l’idea che le prestazioni dei semiconduttori prodotti in patria siano ormai comparabili ai modelli Nvidia consentiti nel mercato cinese.

Reazioni: Huang, mercati, politica

Dal fronte aziendale, il CEO di Nvidia Jensen Huang si è detto deluso dalla misura, invitando alla pazienza mentre Stati Uniti e Cina affrontano un’agenda ampia di contrasti. “Il presidente Trump è stato chiaro, vuole che l’America vinca. E il presidente Xi vuole che la Cina vinca”, ha dichiarato Huang, aggiungendo: “Noi possiamo essere a servizio di un mercato solo se il paese lo desidera”. Le sue parole arrivano mentre i mercati reagiscono con vendite sui titoli Nvidia e gli osservatori politici guardano all’atteso confronto tra Donald Trump e Xi Jinping.

Implicazioni tecniche ed economiche

L’RTX Pro 6000D era stato concepito per rispondere ai vincoli sull’export statunitense, adattato al perimetro regolatorio cinese. Nonostante ciò, la domanda interna appariva tiepida, con diversi operatori che lo consideravano costoso rispetto alle prestazioni attese. Intanto, la Cina accelera sui chip domestici per data center e applicazioni AI, con lo sviluppo di soluzioni firmate da campioni nazionali e un crescente ecosistema hardware-software locale.

Aspetti legali: antitrust e sovranità

Alla stretta sugli acquisti si affiancano contestazioni antitrust nei confronti di Nvidia. Il segnale politico è chiaro: l’AI non è soltanto tecnologia, ma anche politica industriale e sovranità digitale. Per Pechino, ridurre la dipendenza dall’estero su infrastrutture strategiche è ormai una priorità di sicurezza nazionale.

Domande che restano aperte

  • Fino a che punto il governo cinese è disposto a sacrificare economie di scala e know-how estero per spingere sul self-reliance?
  • Cosa faranno le big tech cinesi che pianificavano migrazioni verso stack basati su Nvidia autorizzati negli USA?
  • Quali possibili contromosse diplomatiche o regolatorie arriveranno da Washington?
  • I chip domestici riusciranno a garantire affidabilità, scalabilità e compatibilità in tempi utili?

Contesto e confronto

Questo episodio è l’ultimo tassello di una sequenza di restrizioni sull’export di chip avanzati verso la Cina. Negli ultimi mesi, licenze mirate e versioni “localizzate” dei prodotti hanno cercato di tenere aperti alcuni canali, mentre Pechino ha intensificato la spinta per filiera interna e standard proprietari.

Equilibrio instabile

Il divieto ai chip Nvidia impone un salto di fase nello scontro sull’AI: per la Cina è la prova di forza dell’autonomia; per Nvidia e per l’industria globale è un banco di prova fatto di incertezza, rischio di frammentazione tecnologica e ridefinizione delle catene del valore. Difficile immaginare un solo vincitore: cambieranno gli equilibri, l’innovazione e i rapporti economici e diplomatici.

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