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Crescita a due velocità: l’industria cinese rallenta, i consumi volano

- di: Vittorio Massi
 
Crescita a due velocità: l’industria cinese rallenta, i consumi volano

Produzione sotto le attese a maggio, ma la spesa dei consumatori sorprende e rilancia la ripresa.

(Foto: il presidente cinese Xi Jinping).
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C’è una Cina che frena e una Cina che accelera. La prima si misura nei capannoni industriali, dove la produzione a maggio è cresciuta “solo” del 5,8% su base annua, meno del previsto. La seconda si vede nei centri commerciali e sullo schermo degli smartphone: le vendite al dettaglio hanno registrato un aumento brillante del 6,4%, spia di una domanda interna che inizia a scaldarsi davvero.
I dati diffusi oggi dal National Bureau of Statistics (NBS) fotografano un’economia che si muove su binari divergenti. La manifattura rallenta, ma i consumatori sembrano aver ritrovato energia. Un contrasto che offre una chiave di lettura essenziale per comprendere le vere prospettive della seconda potenza mondiale.

Il motore industriale perde colpi
Il dato sulla produzione industriale – +5,8% rispetto a maggio 2024 – è inferiore sia al +5,9% atteso dagli analisti che al +6,1% registrato ad aprile. E a pesare, ancora una volta, è la fragilità della domanda estera, in particolare quella statunitense. La guerra commerciale tra Washington e Pechino continua infatti a farsi sentire.
Malgrado una recente e temporanea riduzione reciproca dei dazi, annunciata all’inizio di giugno come “tregua tecnica” di novanta giorni, le tariffe imposte dagli Stati Uniti restano elevate, frenando le esportazioni cinesi. La flessione degli ordini verso gli USA a maggio è stata nell’ordine del 34-35% rispetto all’anno precedente.
In parte, questa debolezza è stata controbilanciata da una crescita della domanda in altri mercati, soprattutto asiatici e del Sud globale, ma non abbastanza da compensare del tutto il colpo ricevuto dalle fabbriche orientate all’export.

Ma i consumatori si risvegliano
Il vero colpo di scena, nel report mensile, arriva però dai consumi. Le vendite al dettaglio sono cresciute del 6,4% rispetto a un anno prima, battendo nettamente le aspettative (+5%) e accelerando rispetto al +5,1% di aprile. Un segnale chiaro che la domanda interna, dopo mesi di cautela e risparmi, si sta rimettendo in moto.
A favorire questa spinta sono stati vari fattori. Primo, le vacanze del Primo maggio, celebrate con largo anticipo e accompagnate da campagne promozionali aggressive. Poi gli eventi di shopping online organizzati da colossi come Alibaba e JD.com, che hanno registrato picchi di ordini superiori alle edizioni precedenti. Infine, un contributo non marginale è arrivato dai nuovi sussidi governativi per l’acquisto di prodotti elettronici, parte di una strategia per incoraggiare la modernizzazione dei consumi.
Questa dinamica ha acceso le speranze degli economisti: una ripresa sostenuta dei consumi interni potrebbe compensare le difficoltà dell’export e aiutare a uscire dalla trappola deflazionistica che minaccia da mesi l’economia cinese.

Investimenti timidi, disoccupazione in calo
Nel mezzo di questo scenario a due facce, arrivano anche altri due segnali da leggere con attenzione. Gli investimenti fissi, ovvero la spesa in conto capitale da parte delle imprese, sono cresciuti del 3,7% su base annua nei primi cinque mesi del 2025. Un dato inferiore al +4% del mese precedente e sotto le attese (+3,9%). Si conferma così il trend di debolezza nel comparto privato, che fatica ancora a scommettere con decisione sul futuro.
Più incoraggiante il calo del tasso di disoccupazione urbano, passato dal 5,1% di aprile al 5% di maggio. È un miglioramento inatteso, che potrebbe riflettere gli effetti positivi della crescita nei settori dei servizi e del commercio al dettaglio. Ma resta da vedere se questa tendenza sarà sostenibile nei prossimi mesi.

Un’economia in cerca di equilibrio
Nel complesso, la fotografia economica cinese di maggio è quella di un Paese che tenta di bilanciare i pesi: da un lato cerca di tenere in vita il suo modello industriale, ancora vulnerabile agli umori della geopolitica globale; dall’altro punta su consumi, innovazione e politiche pubbliche per aprire una nuova fase di crescita.
Il punto critico resta la fragilità dell’export, soprattutto verso gli Stati Uniti. La mini-tregua commerciale, annunciata nei primi giorni di giugno da fonti diplomatiche e confermata da Xinhua il 13 giugno, ha abbassato temporaneamente alcune barriere, ma nessun accordo definitivo è ancora in vista. Il rischio è che la tregua venga revocata alla prima frizione politica tra Pechino e Washington.
Nel frattempo, il governo di Xi Jinping sembra intenzionato a sostenere con forza la domanda interna. I prossimi mesi saranno cruciali per capire se questa scelta riuscirà davvero a tenere a galla l’economia senza scivolare in una stagnazione dissimulata da bonus e festività.

Prove tecniche di rilancio
Maggio ha mostrato che la Cina non è affatto ferma, ma si muove su piani diversi: l’industria frena, il commercio corre, il lavoro regge. È una crescita a geometria variabile, dove l’elemento di forza – la riscoperta della spesa privata – potrebbe fare la differenza.
Ma senza una distensione commerciale duratura e senza una maggiore fiducia degli investitori privati, Pechino rischia di costruire la ripresa su fondamenta ancora troppo fragili. E a differenza del passato, questa volta non basterà solo “produrre di più”: servirà convincere i cinesi – e il mondo – che vale la pena scommettere sulla Cina.


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