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De Agostini entra in Legàmi, la fabbrica dei gadget felici

- di: Vittorio Massi
 
De Agostini entra in Legàmi, la fabbrica dei gadget felici

Dal sogno di una cinghia per libri a un marchio globale dei regali ironici: perché la holding dei Boroli-Drago scommette sul brand bergamasco che corre verso i 300 milioni di fatturato e più di 150 boutique nel mondo.

(Foto: Enrico Drago, presidente della De Agostini).

Un colpo di penna, ma dal peso strategico enorme. La holding De Agostini, controllata dalle famiglie Boroli e Drago, ha rilevato il 42% di Legàmi, società benefit nata alle porte di Bergamo e diventata in pochi anni uno dei marchi più riconoscibili nel mondo della cartoleria creativa, dei gadget e degli oggetti da regalo. Il fondatore Alberto Fassi resta azionista di riferimento, mentre l’ingresso di un azionista industriale di lungo periodo cambia la prospettiva: non più un fondo con un orizzonte di uscita, ma un gruppo che punta a far crescere il brand nel tempo.

La partecipazione acquistata coincide con la quota finora detenuta da un veicolo di investimento specializzato e porta De Agostini al ruolo di secondo azionista, accanto a Fassi. La governance si ridisegna attorno a un asse chiaro: da una parte il fondatore-imprenditore, dall’altra una holding familiare abituata a gestire marchi internazionali in settori diversi, dal gioco regolamentato alla cioccolateria premium.

Un investimento strategico nella galassia dei Boroli-Drago

Per il gruppo di Novara, l’ingresso in Legàmi è un ulteriore tassello di una diversificazione costruita negli anni su aziende con forte identità e posizionamento alto di gamma. Nel portafoglio figurano partecipazioni rilevanti nel gioco regolamentato, nell’asset management e in marchi di consumo come il cioccolato, oltre alle attività editoriali storiche e ai media.

La logica è chiara: affiancare a business già maturi brand in rapida crescita, con la possibilità di accompagnarne lo sviluppo internazionale. In questo quadro Legàmi porta in dote non solo numeri in accelerazione, ma anche un’immagine molto definita: una cartoleria che ha trasformato quaderni, penne, agende e accessori in un linguaggio di umorismo, colore e ironia, capace di parlare ai teenager come ai trentenni e agli adulti in cerca di piccoli regali “antistress”.

Nel presentare l’operazione, il vertice della holding ha sottolineato l’orizzonte di lungo periodo. In sintesi, l’idea è quella di agire come azionista industriale stabile, non come investitore mordi e fuggi. In questa chiave, De Agostini otterrà due seggi nel consiglio di amministrazione di Legàmi, affiancando il fondatore e il management già presente.

“Puntiamo su un marchio italiano con identità fortissima e prospettive di crescita globale, che vogliamo sostenere nel tempo con la nostra esperienza di sviluppo industriale”, ha spiegato il presidente di De Agostini Enrico Drago, richiamando l’esperienza del gruppo nel far crescere aziende in segmenti di nicchia ad alto potenziale.

Da una cinghia per libri a love brand internazionale

La storia di Legàmi ha il sapore della classica impresa nata dall’intuizione di un singolo. Tutto comincia nel 2003 con un oggetto semplice – una cinghia per tenere insieme i libri – e con l’idea di trasformare la cartoleria in qualcosa di molto diverso dalla vetrina scolastica tradizionale. In vent’anni il catalogo è esploso: penne e quaderni, ma anche tazze, borracce, zaini, luci, piccoli accessori tech, giochi da scrivania e un’infinità di oggetti che puntano sul mix di grafica, frasi ironiche e colori immediatamente riconoscibili.

Oggi Legàmi ama definirsi un love brand: non solo una collezione di prodotti, ma un “mondo” che il cliente riconosce e cerca, in cui ogni oggetto è un pretesto per raccontare una storia o un umore. Il passaggio a società benefit ha aggiunto un tassello: la volontà di legare la crescita economica a impegni ambientali e sociali, con attenzione a materiali, filiere e condizioni di lavoro.

Fassi, che continua a guidare l’azienda, riassume così la filosofia del gruppo: “Legàmi è nata dal sogno di un singolo, ma è cresciuta grazie a tanti sognatori che credono nel potere di oggetti belli e ben fatti. L’ingresso di un azionista come De Agostini ci aiuta a portare questo modello fuori dai confini, senza snaturarne l’anima”.

I numeri: ricavi quintuplicati e margini robusti

Il fascino dell’operazione si spiega guardando ai numeri. Negli ultimi anni Legàmi ha messo a segno una crescita a doppia cifra che ha pochi paragoni nel settore. Il gruppo ha visto il fatturato moltiplicarsi in un arco temporale molto ristretto, arrivando – secondo i dati più recenti disponibili – a superare i 240 milioni di euro di ricavi e a puntare a oltre 300 milioni nel 2025.

Non si tratta solo di giro d’affari: anche la redditività è significativa, con un margine operativo lordo che supera abbondantemente i 50 milioni di euro. In parallelo è cresciuto il peso dell’estero, che già oggi vale una quota molto rilevante del fatturato grazie alla diffusione del marchio in oltre 70 Paesi e a una rete di circa 10.000 rivenditori multibrand.

La dimensione ormai non è più quella del “piccolo marchio simpatico”: Legàmi è un’azienda strutturata, con una base produttiva e logistica organizzata e un organico in crescita costante. Gli ultimi bilanci mostrano un incremento annuo dei ricavi a ritmi superiori al 50% in più di un esercizio, un dato che spiega l’interesse di un investitore industriale pronto a sostenere ulteriore espansione.

La rete di boutique e la rivoluzione del negozio di cartoleria

Il vero cambio di passo, però, è arrivato con lo sviluppo del retail diretto. Negli ultimi anni Legàmi ha puntato con decisione su boutique monomarca in centri storici e centri commerciali, trasformando l’esperienza di acquisto in un percorso immersivo: musica, profumazioni, disposizione dei prodotti per “mondi” tematici, vetrine altamente instagrammabili.

Secondo le informazioni diffuse dalla società, il numero dei negozi gestiti direttamente ha superato la soglia simbolica delle 100 boutique, con una presenza sempre più fitta nelle principali città italiane e un’espansione decisa in Europa. La strategia per il 2025 prevede oltre 150 punti vendita diretti, con una raffica di nuove aperture, in particolare 16 boutique in Francia e 5 in Spagna, accanto a una rete già consolidata di corner e shop-in-shop nei grandi store specializzati.

Ogni negozio diventa così un piccolo laboratorio di branding: l’obiettivo non è soltanto vendere un quaderno o una penna, ma portare il cliente “dentro” il mondo Legàmi. Per De Agostini, che ha esperienza nella gestione di marchi consumer e nel licensing, questa impostazione rappresenta una leva potente per nuove sinergie.

Perché la mossa è interessante per De Agostini

L’operazione risponde a diverse logiche. Da un lato, rafforza il posizionamento del gruppo in segmenti premium legati al consumo, affiancando la partecipazione in altri marchi di alta gamma con un brand che parla a un pubblico più ampio ma ugualmente disposto a pagare per qualità, design e riconoscibilità.

Dall’altro, offre alla holding una piattaforma ideale per testare nuove forme di integrazione tra contenuti, prodotti fisici ed esperienze. La storia di De Agostini nasce nella carta – con atlanti, enciclopedie e collezionabili – e prosegue oggi tra editoria, media, giochi e formazione. Un marchio come Legàmi, che vive di creatività grafica, storytelling e oggetti, si presta a future contaminazioni tra mondo fisico e digitale, tra merchandising e contenuti editoriali.

“Vediamo in Legàmi un laboratorio di idee che parla ai giovani, ai viaggiatori, agli studenti, a chi usa la carta e gli oggetti per esprimere se stesso. È un terreno naturale per sperimentare nuovi linguaggi e nuovi format”, ha osservato un manager del gruppo, sottolineando come l’investimento si collochi perfettamente nel percorso di rinnovamento delle attività consumer della holding.

L’anima benefit: ambiente, persone e filiere

Un elemento che ha pesato nella scelta di De Agostini è la natura di società benefit di Legàmi. Negli ultimi anni l’azienda ha fissato obiettivi precisi in termini di sostenibilità ambientale e sociale: riduzione dell’impatto dei materiali, attenzione alla tracciabilità delle filiere, politiche del lavoro orientate a welfare e formazione.

La strategia di sostenibilità si articola su due pilastri – ambiente e persone – con impegni di medio-lungo periodo inseriti nei documenti societari. Questo approccio, che sempre più spesso viene considerato un asset competitivo dai grandi investitori, consente a De Agostini di rafforzare il profilo “responsabile” del proprio portafoglio e di dialogare con un pubblico globale sensibile a questi temi.

“Vogliamo continuare a crescere senza rinunciare a ciò che ci definisce: cura dei dettagli, rispetto per chi lavora con noi e attenzione al pianeta”, ha ribadito Fassi, indicando proprio nella coerenza tra business e valori uno dei punti di forza del marchio.

La corsa internazionale dei gadget made in Italy

L’operazione arriva in una fase in cui il mercato globale della cartoleria e dei piccoli oggetti da regalo sta cambiando volto. Da un lato la digitalizzazione spinge molti consumi online, dall’altro cresce la voglia di oggetti fisici “identitari”, da tenere in ufficio, a casa o nello zaino come segni personali.

In questo contesto, marchi come Legàmi possono giocare un ruolo da protagonisti: il brand è già presente in decine di Paesi con assortimenti calibrati sui gusti locali, ma sempre riconducibili a un immaginario comune fatto di colori, battute e illustrazioni riconoscibili a colpo d’occhio. L’ingresso di un socio come De Agostini può accelerare la penetrazione in nuovi mercati, mettendo a disposizione competenze su licensing, accordi con grandi retailer e gestione di reti internazionali.

Alla base resta però la promessa al cliente finale: offrire prodotti accessibili, ma con una qualità percepita nettamente superiore alla media della cartoleria “anonima”. È su questo equilibrio tra prezzo, design e ironia che si gioca buona parte del potenziale di crescita futura.

Cosa cambia ora per Legàmi (e per il settore)

L’ingresso di De Agostini non stravolge l’assetto di controllo – il fondatore resta saldamente al timone – ma segna una nuova fase. Con un azionista industriale di lungo periodo che siede in consiglio e mette a disposizione capitali e relazioni, Legàmi può accelerare su più fronti: aperture di negozi, sviluppo di categorie di prodotto, potenziamento dell’e-commerce, investimento in tecnologia e dati per conoscere meglio i clienti.

Per il settore italiano della cartoleria e dei gadget, spesso frammentato e poco capitalizzato, l’operazione manda un segnale: i marchi che riescono a costruire un’identità forte e una rete retail solida possono attirare investitori di peso e giocare in un campionato internazionale. La sfida, per Legàmi, è continuare a sorprendere con nuovi prodotti senza perdere la leggerezza e la spontaneità che l’hanno resa così popolare.

Il resto lo diranno i risultati dei prossimi esercizi. Se gli obiettivi di fatturato verranno centrati e la rete di boutique continuerà a espandersi, l’acquisto del 42% di Legàmi da parte di De Agostini potrà essere ricordato come uno degli investimenti simbolo della trasformazione di un semplice articolo di cartoleria in una vera industria dell’immaginario quotidiano.

Per ora, il messaggio ai clienti è semplice: le penne, i taccuini e i gadget che hanno riempito zaini e scrivanie in questi anni non stanno per sparire, anzi. Stanno per arrivare in molte più città, con alle spalle una holding pronta a scommettere sui sogni – ben confezionati – di una generazione di nuovi “sognatori” globali.

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