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Pensione ai neonati in Trentino-Alto Adige: fino a 1.100 euro

- di: Matteo Borrelli
 
Pensione ai neonati in Trentino-Alto Adige: fino a 1.100 euro
Pensione ai neonati in Trentino-Alto Adige: fino a 1.100 euro
 Una misura strutturale che incentiva la previdenza fin dalla nascita.

Una scelta in controtendenza rispetto ai bonus “una tantum”: la Regione Trentino-Alto Adige introduce un incentivo stabile alla previdenza complementare infantile, rivolto a ogni neonato, bambino adottato o affidato. L’obiettivo dichiarato è costruire sicurezza economica di lungo periodo e diffondere consapevolezza finanziaria nelle famiglie.

Come funziona il contributo

Il pacchetto prevede 300 euro alla nascita (o all’adozione/affidamento) e, per i quattro anni successivi, 200 euro l’anno a condizione che la famiglia versi almeno 100 euro annui nello stesso fondo. In totale, in cinque anni, il sostegno pubblico può arrivare a 1.100 euro per bambino.

La misura non è pensata come un semplice aiuto immediato, ma come leva per avviare precocemente la posizione previdenziale del minore. L’operatività è affidata a un soggetto pubblico del territorio specializzato nella previdenza complementare.

Chi può beneficiarne

Hanno diritto all’incentivo le famiglie residenti in Trentino-Alto Adige, con estensione iniziale anche ai minori che al 1° gennaio 2025 non hanno ancora compiuto cinque anni (o per i quali non siano trascorsi cinque anni dall’adozione/affidamento). Il sostegno è universale: non ci sono soglie di reddito per l’accesso.

Perché adesso

La Regione punta a reagire al doppio shock di bassa natalità e alta inflazione, che ha ridotto il potere d’acquisto e messo sotto pressione i bilanci familiari. La logica è spostare risorse su strumenti prevedibili e di lungo periodo, agganciando i contributi pubblici a un co-contributo della famiglia.

Cosa cambia per le famiglie

Con l’avvio del fondo fin dalla nascita, ogni versamento effettuato nei primi anni può beneficiare di un orizzonte temporale molto ampio, con potenziali effetti positivi grazie a capitalizzazione e rendimenti composti. L’incentivo, legato a un contributo minimo familiare, premia continuità e regolarità dei versamenti.

Le parole dei protagonisti

“Siamo i primi nel settore pubblico in Italia a introdurre un incentivo strutturato alla previdenza complementare infantile: è il modo più concreto di esercitare la nostra autonomia”, ha affermato il presidente Arno Kompatscher.

“Dovevamo muoverci in fretta: calano le nascite e l’inflazione ha eroso i bilanci delle famiglie. Questo intervento dà una mano e orienta a scelte responsabili”, ha sottolineato l’assessora al sociale Rosmarie Pamer.

Altri tasselli del welfare locale

Accanto alla pensione per i nuovi nati, la giunta ha alzato la soglia ISEE dell’assegno per i figli, introdotto una fascia intermedia per i redditi tra 15 e 30 mila euro e aumentato gli importi mensili di circa il 15%. L’idea è comporre un ecosistema di sostegni che integri misure immediate con interventi di prospettiva.

Nodi da sciogliere

Restano alcune incognite operative: la percentuale di adesione delle famiglie, la capacità di mantenere versamenti minimi regolari, e la necessità di una comunicazione capillare tramite pediatri, consultori e sportelli territoriali per facilitare iscrizioni e rinnovi annuali.

Prospettive e valutazione d’impatto

La scommessa è duplice: costruire un capitale previdenziale già in età infantile e diffondere educazione finanziaria nel territorio. Se l’adesione sarà elevata e costante, l’iniziativa potrebbe diventare un modello replicabile in altre regioni, con benefici tangibili sul benessere futuro delle nuove generazioni.

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