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EssilorLuxottica accelera con Chips-IT sfidando gli occhiali AI Google

- di: Bruno Coletta
 
EssilorLuxottica accelera con Chips-IT sfidando gli occhiali AI Google
EssilorLuxottica accelera con Chips-IT sfidando gli occhiali AI Google
Alleanza sui chip a bassissimo consumo per la nuova generazione di smart glasses, mentre la Borsa reagisce all’annuncio degli occhiali intelligenti di Google in arrivo nel 2026.

Dal tonfo in Borsa alla controffensiva sui chip

In meno di ventiquattr’ore EssilorLuxottica è passata dal ruolo di titolo sotto attacco in Borsa a quello di gruppo che rilancia la sfida sugli occhiali intelligenti. Il mercato ha reagito con nervosismo all’annuncio di Google di voler lanciare nel 2026 due linee di smart glasses con intelligenza artificiale integrata, facendo scivolare il titolo EssilorLuxottica di circa 4–5% a Parigi e bruciando miliardi di euro di capitalizzazione in una sola seduta.

La risposta del gruppo guidato da Francesco Milleri è arrivata subito: una nuova alleanza con la Fondazione Chips-IT, il centro italiano dedicato al design di circuiti integrati a semiconduttore, per spingere sui chip “su misura” destinati alla prossima generazione di smart eyewear. L’obiettivo è chiaro: rendere gli occhiali connessi più leggeri, più autonomi e più integrati nella vita di tutti i giorni, alzando la barriera tecnologica proprio nel momento in cui i big dell’hi-tech stanno arrivando in massa sullo stesso campo di gioco.

Cosa prevede l’alleanza EssilorLuxottica–Chips-IT

L’intesa con la Fondazione Chips-IT è costruita attorno a un concetto chiave: elettronica ultra-low-power, cioè circuiti a bassissimo consumo pensati specificamente per gli occhiali. Questo significa chip che consumano meno energia, generano meno calore e possono essere integrati in montature sottili senza comprometterne estetica e comfort.

Secondo quanto comunicato dal gruppo, EssilorLuxottica metterà a disposizione della fondazione e dei partner industriali una parte selezionata delle proprie piattaforme wearable come hardware open-source. In pratica, rende accessibili alcuni mattoni tecnologici – schede, moduli, componenti sviluppati internamente – per permettere ai progettisti di sperimentare nuove soluzioni su chip dedicati agli occhiali.

Insieme ai ricercatori di Chips-IT, l’azienda punta a:

  • sviluppare ASIC (chip progettati su misura) per funzioni specifiche, dalle fotocamere miniaturizzate alla gestione intelligente dell’energia;
  • ottimizzare i sensori per visione, audio, tracciamento di testa e sguardo, rilevamento del contesto;
  • migliorare le capacità di computing “on device”, così da eseguire parte dell’intelligenza artificiale direttamente sugli occhiali, riducendo la dipendenza dal cloud;
  • garantire un’esperienza d’uso più naturale, con comandi vocali e gestuali integrati nella lente e nella montatura.

Milleri ha ribadito che per sprigionare davvero il potenziale degli smart eyewear non basta montare componenti generici su una montatura, ma serve ripensare l’elettronica partendo dalle esigenze del settore: leggerezza, autonomia, estetica e sicurezza dei dati. Da qui la scelta di investire in piattaforme, sensori e componenti sviluppati internamente, che ora entrano in un ecosistema aperto insieme a Chips-IT.

Chi è Chips-IT e perché l’Italia entra nella partita dei semiconduttori

La Fondazione Chips-IT è il perno della strategia italiana sui semiconduttori. Nata tra la fine del 2023 e il 2024 e con sede a Pavia, la fondazione è stata voluta dal governo come centro nazionale per il design dei circuiti integrati, cioè la fase più ad alto valore aggiunto nella catena del microchip.

Chips-IT non è una fonderia che produce wafer: coordina invece ricerca, progettazione e formazione, mettendo in rete università, centri di ricerca e imprese e offrendo accesso a strumenti di design avanzato e software di ultima generazione. Il progetto si inserisce nel quadro del Chips Act europeo, che punta a rafforzare l’autonomia dell’Unione in un settore dominato da Stati Uniti e Asia.

Aver portato nella propria orbita un campione globale come EssilorLuxottica consente a Chips-IT di agganciare un’applicazione industriale concreta: non solo microchip “per definizione strategici”, ma componenti che finiranno in milioni di occhiali venduti in tutto il mondo, con un evidente ritorno di competenze e di filiera per il sistema italiano.

Google accelera: due linee di occhiali AI dal 2026

Sul fronte opposto, Google ha scelto il palcoscenico dell’evento “Android Show: XR Edition” per annunciare il suo rientro negli occhiali connessi, dopo il flop dei Google Glass di dieci anni fa. Questa volta l’approccio è diverso e molto più aggressivo.

Il gruppo di Mountain View sta lavorando a due tipi di smart glasses:

  • occhiali per assistenza senza schermo, con microfoni, speaker e fotocamere integrati, pensati per interagire a voce con l’assistente Gemini, scattare foto, chiedere traduzioni o indicazioni;
  • occhiali con display integrato nella lente, in grado di mostrare in modo discreto notifiche, navigazione passo-passo, sottotitoli in tempo reale e altre informazioni.

Il tutto appoggiandosi alla piattaforma Android XR e a una rete di partner che comprende, tra gli altri, Samsung, Gentle Monster e la statunitense Warby Parker. I primi modelli sono attesi sul mercato nel 2026, con una seconda generazione più sofisticata prevista l’anno successivo.

Per gli investitori, il messaggio è chiarissimo: il mercato degli occhiali AI non sarà più il regno quasi esclusivo di Meta ed EssilorLuxottica. L’ingresso di Google con un ecosistema completo – hardware, sistema operativo, assistente vocale e app – alza la concorrenza a un livello totalmente nuovo.

La scossa sui mercati: il peso dell’annuncio di Google

L’annuncio di Google ha colpito in pieno il sentiment su EssilorLuxottica. In poche ore il titolo è scivolato di circa 4,5%–5,6% sul listino parigino, diventando uno dei fanalini di coda del CAC 40 e bruciando oltre 6 miliardi di euro di valore teorico. Per un gruppo che nel 2025 aveva visto la Borsa premiare la scommessa sugli occhiali intelligenti, l’impatto psicologico è stato evidente.

A pesare non è solo il futuro arrivo di un nuovo prodotto, ma la percezione che la concorrenza sugli smart glasses sia appena entrata in una nuova fase. Gli analisti sottolineano che i dispositivi AI di Google ricordano da vicino le funzionalità già offerte dalla linea Ray-Ban Meta – dalla fotocamera integrata alle funzioni vocali – riducendo il vantaggio di chi è partito per primo.

Sullo sfondo, il mercato dei beni di lusso e del tech indossabile resta sensibile alle mosse dei big, con gli investitori pronti a ricalibrare le valutazioni al minimo segnale di aumento della concorrenza o di rallentamento dei consumi.

Ray-Ban Meta, quota di mercato e la scommessa di Meta

Nonostante il contraccolpo in Borsa, EssilorLuxottica resta oggi il player da battere negli occhiali connessi. In collaborazione con Meta, il gruppo ha lanciato una nuova generazione di Ray-Ban Meta smart glasses che ha finalmente trovato il proprio pubblico, dopo il debutto più timido dei Ray-Ban Stories.

Le ultime versioni degli occhiali Ray-Ban integrano fotocamere migliorate, microfoni multipli, comandi vocali e – in alcuni mercati extra UE – funzioni di AI generativa che permettono di interrogare l’assistente guardando semplicemente ciò che si ha davanti. In parallelo, Meta utilizza il prodotto come banco di prova per portare le sue piattaforme social e i servizi di realtà aumentata dal telefono al volto delle persone.

Le stime indicano che EssilorLuxottica, grazie a Ray-Ban Meta e alle prime collezioni con marchi come Oakley, controlli oggi una quota molto consistente – nell’ordine di circa 60% del mercato globale degli smart glasses. Un dominio che però potrebbe essere intaccato dall’arrivo coordinato di Google, Apple, Alibaba, Amazon e altri gruppi che stanno preparando propri modelli di occhiali AI.

A rafforzare il legame con Meta c’è anche una partecipazione azionaria: il gruppo di Mark Zuckerberg ha acquisito una quota attorno al 3%–5% di EssilorLuxottica, con l’obiettivo di consolidare una partnership che dura dal 2019 e che ha portato gli occhiali connessi dalle sperimentazioni alla scala industriale.

Dall’occhiale accessorio all’occhiale piattaforma

La scelta di puntare su chip dedicati e progettati in Italia segnala che per EssilorLuxottica l’occhiale del futuro non è più solo un accessorio di moda, ma una vera e propria piattaforma tecnologica. In questa piattaforma convergono:

  • sensori ottici e acustici;
  • connettività sempre attiva;
  • intelligenza artificiale in grado di interpretare il contesto;
  • servizi digitali che vanno dal social media allo shopping, fino alla salute della vista.

Milleri ha più volte indicato come gli smart glasses possano diventare, nel medio periodo, un’alternativa al monopolio dello smartphone come interfaccia principale con il mondo digitale. Ma per riuscirci servono prodotti che sappiano restare occhiali “veri”: belli, comodi, portabili tutto il giorno, con batterie che durano e con un livello di discrezione accettabile per chi li indossa e per chi si trova attorno.

L’alleanza con Chips-IT va esattamente in questa direzione: usare la microelettronica per rendere la tecnologia invisibile a chi guarda dall’esterno, pur rimanendo potentissima e sempre connessa.

Privacy, regolazione e il ruolo dell’Europa

Nel frattempo, la corsa agli occhiali AI si scontra con un tema che in Europa è tutt’altro che secondario: privacy e uso dei dati. Le Ray-Ban Meta sono già finite nel mirino di associazioni e autorità per la difficoltà, da parte dei passanti, di capire se stanno venendo ripresi o ascoltati. L’entrata in vigore dell’AI Act europeo promette regole più stringenti su registrazione, riconoscimento di immagini e trattamento dei dati raccolti da dispositivi indossabili.

Per EssilorLuxottica, che ha una forte presenza in Europa, il bilanciamento tra innovazione e tutela dei diritti è un elemento non negoziabile. La collaborazione con un centro pubblico-privato come Chips-IT potrebbe aiutare a sviluppare architetture hardware già pensate per la “privacy by design”, con funzioni di anonimizzazione e limitazione dei dati fin dalla fase di progetto del chip.

Una partita industriale che vale molto più di un paio di occhiali

La mossa di EssilorLuxottica racconta una storia più ampia della semplice rivalità con Google. Sul tavolo c’è la possibilità per l’Italia di ritagliarsi un ruolo riconoscibile nell’ecosistema globale dei semiconduttori, partendo da una nicchia – quella dei chip per occhiali intelligenti – dove il Paese può combinare competenze industriali storiche (occhialeria, fashion, design) con una nuova filiera di microelettronica avanzata.

Per gli investitori, l’alleanza con Chips-IT è un segnale preciso: il gruppo non intende limitarsi a essere il braccio “estetico” delle big tech, ma vuole controllare anche una parte cruciale della tecnologia che alimenta i propri prodotti. Se i chip dei futuri smart glasses porteranno un’impronta italiana, EssilorLuxottica avrà una leva in più per difendere margini, innovazione e autonomia strategica in un mercato dove Google, Apple, Meta e gli altri colossi non hanno alcuna intenzione di restare alla finestra.

Il 2026, con l’arrivo sul mercato delle prime collezioni di occhiali AI made in Google e con la maturazione del progetto EssilorLuxottica–Chips-IT, è destinato a diventare l’anno in cui capire se gli smart glasses resteranno un gadget di nicchia o diventeranno davvero il prossimo dispositivo personale di massa. La partita, ormai, è aperta e nessuno può permettersi di abbassare lo sguardo.

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