La guerra commerciale globale, riaccesa con forza dal secondo mandato del presidente Donald Trump, inizia a mostrare effetti tangibili sull’economia mondiale. L’agenzia di rating Fitch ha annunciato oggi una decisa revisione al ribasso delle stime di crescita del PIL globale per il 2025: si prevede un aumento inferiore al 2%, con una correzione negativa di 0,4 punti percentuali rispetto alle previsioni precedenti.
Fitch rivede al ribasso la crescita globale: pesa la guerra dei dazi
La decisione riflette le tensioni crescenti tra Stati Uniti e Cina, le ritorsioni incrociate sui dazi e la crescente instabilità nelle catene di approvvigionamento. Anche il WTO ha pubblicato un report che indica un possibile calo degli scambi commerciali internazionali tra lo 0,2% e l’1,5%.
Al centro della crisi c’è la politica commerciale della Casa Bianca, che ha scelto la via dello scontro frontale con Pechino: dazi elevati, penalizzazioni su terre rare, limiti all'import-export di tecnologie strategiche. Ma la linea dura del presidente non incontra consenso unanime nemmeno sul fronte interno. Lo stato della California ha annunciato un’azione legale contro il governo federale, accusandolo di “dazi illegali e incostituzionali” che danneggiano consumatori e imprese locali. Il governatore ha definito la strategia commerciale di Trump “autarchica e irresponsabile”, sottolineando come il tessuto produttivo californiano – in particolare nel settore tech e agroalimentare – sia tra i più colpiti.
Powell: “Gli effetti dei dazi potrebbero essere sottovalutati”
Anche la Federal Reserve ha lanciato l’allarme. Il presidente Jerome Powell ha dichiarato che l’impatto economico dei dazi rischia di essere “più ampio e profondo di quanto inizialmente previsto”. Secondo Powell, la dinamica inflattiva resta sotto controllo, ma la crescita rallentata e il calo della fiducia dei mercati rappresentano fattori critici. Wall Street ha già reagito con un nuovo crollo, e l’indice Dow Jones ha perso il 2,3% nell’ultima seduta. Gli operatori temono che le tensioni commerciali si estendano ad altri settori strategici, tra cui l’automotive e i semiconduttori.
La risposta cinese: stop alle merci da Hong Kong
La Cina ha risposto alla stretta americana annunciando il blocco delle spedizioni di merci verso gli Stati Uniti attraverso il porto di Hong Kong. Si tratta di una misura altamente simbolica, che punta a colpire uno snodo logistico chiave nel commercio asiatico. Pechino ha inoltre avviato nuove restrizioni sulle esportazioni di terre rare, cruciali per l’industria tecnologica americana. In parallelo, si moltiplicano gli accordi commerciali alternativi tra Cina e Paesi del Sud-est asiatico, con il presidente Xi Jinping impegnato in un tour regionale per rafforzare alleanze economiche e ridurre la dipendenza dagli scambi con gli Stati Uniti.
Trump: “Con i dazi incassi record, promessa mantenuta”
Dal canto suo, Trump ha difeso la propria strategia commerciale definendola “un successo storico”. In un post pubblicato sulla piattaforma Truth, il presidente ha scritto: “I dazi stanno portando incassi record e stanno spingendo le aziende a riportare la produzione negli Stati Uniti. Promessa mantenuta”. Ha anche rilanciato l’obiettivo politico di “isolare Pechino”, chiedendo ai partner commerciali di allinearsi agli Stati Uniti in cambio di esenzioni o agevolazioni. Una linea che, però, rischia di compromettere l’unità tra gli alleati, molti dei quali – dall’Europa al Giappone – vedono nei dazi uno strumento destabilizzante.
Un’economia mondiale in bilico
Il quadro che emerge è quello di un’economia mondiale sempre più politicizzata e segmentata. Il ritorno del protezionismo, incarnato dal “Trump 2.0”, si scontra con le regole multilaterali della globalizzazione che hanno governato il commercio per decenni. La guerra dei dazi non è più una disputa tattica tra due potenze, ma un nuovo paradigma di conflitto economico permanente. Fitch, WTO e Fed lanciano lo stesso avvertimento: i prossimi mesi saranno decisivi per capire se il sistema internazionale saprà reggere a questa nuova ondata di tensione. Intanto, tra tribunali interni e ritorsioni incrociate, la frattura commerciale è già realtà.