Forum Confcommercio 2023: "Inattesa reazione della nostra economia, terziario traino dell'occupazione"

- di: Daniele Minuti
 
Ha ufficialmente preso il via il ventiduesimo Forum Confcommercio, evento di due giorni tenutpo anche quest'anno presso Villa Miani, a Roma: l'iniziativa, organizzata in collaborazione con Ambrosetti, sarà l'occasione per discutere di temi fondamentali per l'attuale situazione economica del nostro Paese come la guerra, l'inflazione, le politiche monetarie e fiscali, il calo demografico, la questione energetica e il lavoro.

Forum Confcommercio 2023: "Inattesa reazione della nostra economia"

Ad aprire l'evento è stata la conferenza stampa con protagonista il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, che con le sue parole ha lodato l'eccezionale quanto inattesa capacità di reazione dell'economia italiana in un periodo così complicato, dimostrata da dati di crescita superiori a quelli dei principali partner esteri. Le parole di Sangalli si concentrano sul peso dell'elevato livello dell'inflazione che continua a ridurre il potere di acquisto dei redditi oltre che il valore reale di risparmi, accompagnato dalla questione energetica che ha danneggiato famiglie e imprese, soprattutto del terziario che sono costrette a una spesa energetica stimata di 38 miliardi di euro nel 2023.

La prepotente reazione del nostro sistema economico però non nasconde i problemi strutturali del Paese: "Nel 2022" - spiega Sangalli - "i consumi sono sotto di quasi venti miliardi di euro rispetto al 2019. Motivo per cui c'è la necessità di lavorare per costruire una nuova e più forte fase di sviluppo per evitare di ripiombare nell’incubo degli ‘zero virgola’. Cominciando con l’evitare a tutti i costi di sprecare l’occasione di fare le riforme che da troppo tempo l’Italia chiede e merita".

Per questo sono state fatte richieste chiare all'esecutivo, come regole, investimenti e politiche a sostegno del terziario, per il commercio, i servizi, il turismo, i trasporti e il lavoro autonomo, dato il peso che il settore ha nella possibile risalita della nostra economia e all'impulso che si può dare alla nuova occupazione, nonostante l'emergenza legata alla carenza di personale.

Quali sono quindi le soluzioni proposte dal Presidente di Confcommercio? Sangalli spiega: "Servono, prima di tutto, più crescita e più produttività, e la costruzione di un compiuto sistema di politiche attive, utile per favorire l’incontro tra domanda e offerta, con la riforma delle politiche per il lavoro delineata dal PNRR che sembra sembrerebbe tracciare un importante cambio di prospettiva". Il tutto senza dimenticare l'importanza dell'attuazione della riforma fiscale, con la legge delega che secondo Sangalli va nella giusta direzione nonostante alcuni aspetti da valutare con attenzione, partendo da un sistema trasparente di detrazioni e deduzioni, in modo da conciliare principio di progressività e transizione verso l’aliquota impositiva unica.

In ultimo, un pensiero sul peso del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: "Bisogna fare presto e bene perché è un’opportunità irripetibile per rendere l’Italia più moderna, efficiente, inclusiva, aperta all’innovazione e al merito. la sua rivisitazione è l’occasione per mettere in campo interventi per rilanciare il settore del turismo e, in generale, il terziario di mercato; occorre fare di tutto per ridurre i ritardi politici, amministrativi ed operativi e realizzare gli interventi strategici e capaci di produrre effetti positivi durevoli, in particolare nel Mezzogiorno, per costruire una crescita più robusta e duratura".

Il Forum "I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000" è anche l'occasione per presentare l'osservatorio lavoro sul terziario di mercato realizzato dall'Ufficio Studi di Confcommercio e denominato "Terziario e lavoro": lo studio parte dal dato relativo alla quota degli occupati regolari registrato a giugno 2022, il 64,5% dei quali è attivo nel terziario di mercato. E se rispetto al 2021, la crescita dell'occupazione assoluta sfiora i 2 milioni di unità, il 76,4% appartiene allo stesso terziario.


Lo studio, presentato dal direttore Mariano Bella, però chiarisce: "Il rovescio della medaglia viene dal confronto con i risultati del 2019: se l’occupazione totale non ha completamente recuperato i livelli pre pandemici (in termini di unità di lavoro a tempo pieno siamo a quasi 23 milioni e 900mila lavoratori rispetto a poco più 24 milioni e 100mila), il deficit è attribuibile in esclusiva proprio al terziario di mercato (-2,8%). In più, la pandemia ha colpito pesantemente le piccole unità produttive e il lavoro autonomo: a fronte della crescita di quasi 1,4 milioni dei lavoratori dipendenti nel terziario di mercato tra il 2020 e il 2022, il numero di lavoratori indipendenti nelle attività terziarie è infatti risultato inferiore di quasi 27mila unità, un calo che si registra in particolare nelle professioni e nei trasporti.
Passando al numero di dipendenti per impresa, il rapporto dell’Ufficio Studi evidenzia che nel terziario è pari a 8,8 (era 8,2 nel 2020, +7,5%) contro gli 11,4 del resto dell’economia. In fondo alla “classifica” troviamo il piccolo commercio alimentare con 3,3 dipendenti per impresa, in testa l’aggregato “Altri trasporti e logistica” con 30,4. Al netto delle attività stagionali, si scopre poi che nel 2022 il 70,2% degli occupati nel terziario di mercato aveva un contratto a tempo indeterminato contro il 73,7% del complesso dell’economia. Un numero che “restituisce, contro diffusi pregiudizi, la dimensione della qualità del lavoro nei servizi, a prescindere dalla remunerazione”. Basti pensare che nelle attività stagionali caratterizzate da fermo produttivo per diversi mesi l’anno, il 44% dei contratti è, comunque, a tempo indeterminato"
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Il terziario è quindi il principale traino della risalita dell'occupazione post emergenza sanitaria, con il 53% dell'aumento dovuto alle donne (9 su 10, assunte fra il 2020 e il 2022 lavorano nei servizi), con la quota di occupazione dipendente femminile nel terziario di mercato al 50,8%, quasi il doppio rispetto alle altre attività economiche.

Ancora rilevante il problema della mancanza di manodopera, specialmente nei settori legati al turismo: nel 2023 le presenze salgono del 15,3% rispetto al 2019, ma secondo l'ufficio studi occorrerebbero 280.000 nuovi lavoratori solo nei settori di alloggio e ristorazione rispetto al 2022. Le stime del rapporto prevedono un aumento del PIL dello 0,9% nell'anno in corso e dell'1,2% nel 2024, con consumi dei residenti visti in crescita rispettivamente dello 0,5% e dello 0,7%.

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