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Gay Pride: gli strumentali attacchi a Rocca, gli si nega il diritto alla coerenza

- di: Redazione
 
Gay Pride: gli strumentali attacchi a Rocca, gli si nega il diritto alla coerenza
Dicevano le nostre nonne che chi nasce tondo non può morire quadrato, riassumendo, in una semplice frase, un concetto che è elementare: non ci si deve mai aspettare che la gente, che convintamente e disinteressatamente custodisce le proprie idee - anche se vanno contro il comune sentire -, vi rinunci. Una difesa delle proprie idee è quella che sta portando avanti il presidente della Giunta Regionale del Lazio, Francesco Rocca, sotto attacco, a volte scomposto, da parte di chi, dimenticando la sua storia personale, gli rimprovera d'avere ritirato, dopo averlo concesso, il patrocinio dell'ente al Gay Pride di Roma.
Ciascuno, come detto, ha una storia personale e, anche se nuovi incarichi e grandi responsabilità potrebbero indurlo a soluzioni mediate o di comodo, deve rispettare il principio basilare della coerenza.

Gay Pride: gli strumentali attacchi a Rocca, gli si nega il diritto alla coerenza

Francesco Rocca ha un'estrazione culturale e morale che tutti conoscono e che, indifferentemente dal colore politico, dovrebbero rispettare, pur criticandolo. Ma qui a fare insorgere una certa opposizione - che non è solo ideologica, ma vessillifera di battaglie di genere, solo con qualche pennellata di difesa dei diritti di ciascuno - è stata l'adesione ai propri principi che Rocca ha fatto valere quando alla manifestazione si è voluta dare una colorazione che non è solo quella, giusta e sacrosanta, di difendere la libertà degli orientamenti sessuali dell'individuo, ma di sostegno a pratiche che nulla hanno a che fare con il Gay Pride, essendo ad esso estranee.
Il nocciolo della questione è la pratica del cosiddetto utero in affitto, con la quale si può essere d'accordo o meno, ma che, non sostenendola, non può fare scattare immediatamente una fatwa.

Inizialmente Rocca non aveva affatto negato il patrocinio, ma ha fatto un clamoroso passo indietro quando è stato evidente che qualcuno ha cercato di farlo passare come un sostanziale quanto importante appoggio a ''pratiche illegali''. Anzi, per dirla tutta, la stessa Regione Lazio ha ammesso un peccato di fiducia nei confronti degli organizzatori, sostenendo che il patrocinio ''concesso in buona fede, sia stato strumentalizzato. Quanto avvenuto rappresenta un’occasione persa per costruire un dialogo maturo e scevro da ogni ideologia per promuovere una reale inclusione e combattere ogni forma di stigma e discriminazione''.

Lo stesso Rocca ha deciso di replicare alla bordata di accuse (condite anche con insulti pesanti e affermazioni gravi, come quella che lo vorrebbe ostaggio di organizzazioni pro-vita, disegnate quasi come sette integraliste) dicendosi ''molto rammaricato per l’occasione persa di costruire un dialogo maturo e scevro da ogni ideologia - fortemente voluto e sentito da me e dall’Amministrazione che rappresento - per promuovere una reale inclusione e combattere ogni forma di stigma e discriminazione''.
Rocca ha aggiunto che ''nessuno può mettere in discussione il mio pluriennale impegno sui diritti civili, il mio lavoro per aprire la prima casa rifugio Lgbtq+ d’Italia a Roma e la volontà di sostenere temi fondamentali e sensibili che nulla hanno a che vedere con la pratica dell’utero in affitto. Pratica che divide e spacca le coscienze e che, personalmente anche per esperienze dirette seguite da vicino, ritengo una forma di schiavitù e un grave sfruttamento del corpo della donna, in particolare nei Paesi più poveri''.

Da qui la proposta (che è stata già rispedita al mittente dagli organizzatori della manifestazione) di riattivare il patrocinio a patto che gli si chieda scusa per le cose (pesantissime) che su di lui sono state dette. C'è da stare certi che non gli arriveranno scuse da nessuno, anche perché, ed è l'ennesima volta, si ha l'impressione che si cerchi un pretesto per scatenare una battaglia politica, magari adducendo un disprezzo per l'Lgbtq+ che mai Rocca ha manifestato. Basta dare una scorsa alle parole del portavoce del Gay Pride, Luca Colamarino, per capire che tutto è stato già deciso. ''Chiaramente non ci sarà nessuna scusa, nessuno ha manipolato nessuno. Avrebbero dovuto conoscere quali erano le istanze''.
Resta sempre difficile capire, comunque, cosa mai c'entri l'utero in affitto con la difesa degli orientamenti sessuali.
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