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Gaza, nuova chance per la tregua: colloqui ripresi a Doha

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Gaza, nuova chance per la tregua: colloqui ripresi a Doha
A Doha si è riaperto il tavolo negoziale tra Israele e Hamas con l’obiettivo di definire una tregua duratura nella Striscia di Gaza, dopo mesi di guerra, devastazioni e un bilancio umanitario sempre più drammatico. Le trattative, facilitate dalla mediazione del Qatar e sostenute anche dagli Stati Uniti e dall’Egitto, si concentrano in questa fase su due nodi centrali: l’attuazione concreta della tregua e il ritiro graduale delle forze armate israeliane, con un’attenzione crescente agli aiuti umanitari da far affluire alla popolazione palestinese.

Gaza, nuova chance per la tregua: colloqui ripresi a Doha

Secondo quanto riferito da fonti vicine al dossier all’agenzia Afp, i colloqui si focalizzano sull’applicazione pratica delle clausole del cessate il fuoco, che non si limitano al semplice silenzio delle armi ma riguardano anche la possibilità di un ritorno progressivo alla normalità. Israele chiede garanzie sulla restituzione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas e sulla cessazione di ogni attività militare da parte del gruppo islamista, mentre Hamas insiste sulla necessità di un ritiro dell’IDF (Israel Defense Forces) dai territori ancora presidiati, oltre a un accesso sicuro e senza restrizioni agli aiuti umanitari.

Diplomazia in campo: pressioni internazionali per un accordo

Il riavvio delle trattative rappresenta un segnale positivo in una crisi che, da ottobre, ha visto un’escalation di violenze, bombardamenti e centinaia di vittime civili. La diplomazia internazionale, a partire dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, continua a esercitare una pressione costante su entrambe le parti affinché si trovi un punto d’incontro. Il Qatar, già protagonista in passato di mediazioni decisive, ospita il nuovo round con la consapevolezza che ogni ora di tregua possa salvare vite e aprire uno spiraglio alla de-escalation.

La situazione sul terreno: Gaza al limite del collasso

Nel frattempo, la situazione nella Striscia resta estremamente grave. Secondo le agenzie umanitarie, oltre l’80% della popolazione è sfollata, con scarsissimo accesso ad acqua potabile, elettricità e cure mediche. Gli ospedali funzionano solo parzialmente e mancano medicinali essenziali. Le Nazioni Unite stimano che la crisi abbia raggiunto livelli catastrofici e che senza un corridoio umanitario sicuro e stabile, il rischio di una catastrofe sanitaria e sociale sia imminente. L’attuazione della tregua è dunque vista come una misura urgente, più che come un’opzione strategica.

Israele divisa tra linea dura e aperture tattiche

In Israele il dibattito resta acceso. Mentre il governo di Benjamin Netanyahu mantiene una posizione di fermezza, soprattutto in merito alla sicurezza dei propri cittadini e al disarmo totale di Hamas, vi è una parte dell’opinione pubblica e dello stesso establishment militare che ritiene strategicamente più utile una tregua prolungata, anche per alleviare la pressione internazionale e riorganizzare le operazioni sul terreno. Le famiglie degli ostaggi continuano a manifestare per chiedere il rientro dei propri cari, spingendo affinché si chiuda un accordo a ogni costo.

Hamas sotto pressione: rischio isolamento e sfiducia popolare

Anche per Hamas il quadro è complesso. Da un lato il gruppo mira a ottenere concessioni sostanziali, come il ritiro israeliano e lo stop ai raid; dall’altro, la gestione della crisi umanitaria e il peso della responsabilità politica iniziano a logorare il consenso tra la popolazione palestinese. La capacità di presentarsi come vincitore sul piano diplomatico diventa cruciale, ma ogni cessione percepita come debolezza potrebbe costare il sostegno di parte delle sue basi più radicali.

Prospettive fragili, ma un primo spiraglio

Nonostante i numerosi fallimenti del passato, l’attuale tornata di negoziati a Doha viene vista come un passaggio chiave per tentare di uscire da un’impasse che sta affondando l’intera regione. I mediatori sanno che le probabilità di successo sono appese a un filo, ma anche che ogni giornata di tregua parziale può essere il preludio a un accordo più solido. Un cessate il fuoco stabile permetterebbe anche alla comunità internazionale di lanciare un piano più ampio di ricostruzione e stabilizzazione della Striscia, oggi ridotta a un cumulo di macerie.
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