Sigaretta? No, grazie

- di: Barbara Leone
 
Diciamolo una volta per tutte. Le bionde sono antiche, fuori moda e per nulla affascinanti. Bionde nel senso di sigarette, ovviamente. Che il fumo faccia male lo sanno pure i sassi. E però ancor oggi viene considerato, soprattutto tra i giovani, un modo per darsi un tono e rendersi interessanti agli occhi degli altri. Per gli adulti, poi, rappresenta spesso una, a volte l’unica, valvola di sfogo. Deleteria e mortale, ma di cui si fa fatica a liberarsi. Il fumo è una dipendenza, i cui effetti devastanti sulla salute e sulla qualità della vita sono oramai noti a tutti. I dati relativi al tabagismo giovanile sono allarmanti: secondo la rilevazione Hbsc-Italia del 2018, la quota di ragazzi che dichiarano di aver fumato sigarette almeno un giorno negli ultimi 30 giorni aumenta sensibilmente con il progredire dell’età, sia nei ragazzi che nelle ragazze, con una marcata differenza di genere a 15 anni (24,8% nei ragazzi, 31,9% nelle ragazze); se consideriamo gli studenti che fanno uso sia di sigarette tradizionali che elettroniche, arriviamo ad una prevalenza del 27,9% in aumento rispetto al 2014 (26,3%); per quello che riguarda l’accessibilità ai prodotti del tabacco, il 42% degli studenti ha dichiarato che esistono rivendite di tabacco vicino alla propria scuola e nonostante l’esistenza del divieto di vendita, risulta che il 15% degli studenti fumatori abbia acquistato le sigarette al distributore automatico (era l’8% nel 2014) e il 68% di questi ultimi non ha avuto problemi all’acquisto nelle rivendite autorizzate nonostante la minore età (la vendita è vietata ai minori di 18 anni).

Sigaretta? No, grazie

Una fotografia che non può non destare seria preoccupazione, e che corre l’obbligo di diffondere soprattutto oggi che si celebra la Giornata mondiale senza tabacco. Una ricorrenza indetta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la prima volta nel 1988 e che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sui danni causati dal consumo di tabacco e a promuovere politiche di prevenzione e controllo del tabagismo, incoraggiando le persone ad astenersi per almeno 24 ore dal consumo di tabacco. Con l’impegno, da prendere con se stessi più che con gli altri, a smettere definitivamente. Non si può non ricordare oggi più che mai che il fumo rappresenta la seconda causa di morte nel mondo con 8 milioni di vittime l’anno. Vittime di se stesse, prima che del fumo della sigaretta, o sigaro o pipa che sia. Ma più che dei tumori, malattie cardiovascolari e tutto ciò che conosciamo a menadito, forse per invogliare i fumatori ad abbandonare le bionde sarebbe meglio dire cosa succede al nostro corpo quando smettiamo di fumare. I benefici si riscontrano sin dal primo giorno. Ovviamente parliamo dei benefici che traggono i fumatori e le fumatrici che non hanno già avuto altre patologie correlate al fumo correlate come enfisema, ictus o altro.

Per loro, ovviamente, c’è un’urgenza maggiore di smettere di fumare. Anzi un obbligo. Ma torniamo a noi. Cosa succede quando smettiamo di fumare? Entro 30 minuti le pulsazioni, la pressione arteriosa e la temperatura di mani e piedi tornano ai livelli normali. Dopo 8 ore nel sangue salgono i livelli di ossigeno e scendono quelli del monossido di carbonio. Dopo 24 ore i polmoni cominciano a ripulirsi dal muco e dai depositi lasciati dal fumo. E diminuisce il rischio di infarto miocardico acuto. Dopo 2 giorni l’organismo si è liberato dalla nicotina e migliorano gusto e olfatto. Dopo 3 giorni si comincia a respirare meglio e si recupera energia. I bronchi si rilassano, il respiro diventa più facile e aumenta la capacità polmonare.

Da 2 settimane e per i futuri 3 mesi successivi allo stop la capacità polmonare aumenta ulteriormente, così come migliora la circolazione sanguigna, si fa meno fatica a cam­minare e svolgere attività fisica, la pelle e i capelli diventano più luminosi, migliora l’alito e l’odore in generale. Dopo 3-9 mesi aumenta l’energia corporea, il miglioramento nella respirazione si fa più marcato si riducono tosse, stanchezza, fiato corto, congestione rino-sinusale, migliorano i meccanismi di difesa dell’apparato respiratorio, che filtra le par­ticelle nocive inspirate con l’aria. Dopo 1 anno si dimezza il rischio di malattie coronariche rispetto a chi continua a fumare. Dopo 10 anni il rischio di morire per tumore ai polmoni è pari a quello di un non fumatore (perché le cellule bronchiali che possono degenerare in neoplasie vengono totalmente sostituite) e si riducono i rischi per tumori del cavo orale, laringe, pancreas, vescica, rene, esofago. Dopo 15 anni il rischio di infarto è pari a quello di un non fumatore. Vale la pena provare, no? In ballo, infondo, c’è “solo” la vita.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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