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L’Impero a pezzi: ricatti, scandali e il crollo dell’America di Trump

- di: Bruno Coletta
 
L’Impero a pezzi: ricatti, scandali e il crollo dell’America di Trump
Musk evoca Epstein, Trump taglia i fondi, il dollaro continua a scendere. La Casa Bianca si avvita nel disonore mentre la Cina si rafforza. L’Europa ora non può più attendere.
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Il collasso non è più una teoria: è in diretta mondiale
Una superpotenza può cadere in molti modi. Per guerra, per declino economico, per implosione interna. Ma quando tutte e tre queste dinamiche si fondono, la caduta assume contorni storici. È ciò che sta accadendo oggi all’America, mentre la faida tra Donald Trump ed Elon Musk smaschera — e accelera — la disgregazione di un sistema che non riesce più a mascherare la propria rovina morale.
Le accuse di Musk (“Trump è nei file Epstein”), le vendette presidenziali (“Basta contratti e fondi pubblici a Elon”), la guerra a colpi di tweet e sussidi tagliati non sono solo uno scontro tra titani. Sono il simbolo di un’Impero che si sta sgretolando sotto il peso del suo stesso veleno. E che trascina nel baratro l’intero blocco occidentale.
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Una valuta che vacilla, un’egemonia che non convince più
Da settimane il dollaro è in flessione. Ma dopo lo scontro Trump-Musk, la discesa si è fatta rovinosa: l’indice DXY (che misura la forza del dollaro contro un paniere di valute principali) è sceso sotto quota 100 per la prima volta in 17 mesi. Gli investitori fuggono dagli asset americani, non per motivi macroeconomici — l’inflazione è stabile, i tassi in potenziale rallentamento — ma per una ragione più profonda: la fiducia nel sistema è crollata.
“Il rischio oggi non è una recessione — ha scritto il Financial Times — ma la perdita definitiva della credibilità globale dell’America come punto di riferimento”.
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La Cina non reagisce. Pianifica
Mentre Trump e Musk si insultano e si colpiscono a colpi di miliardi, Pechino osserva. Silenziosa, come sempre, ma attivissima. Il ministro del Commercio cinese ha siglato un nuovo accordo energetico da 60 miliardi di dollari con l’Arabia Saudita. Il giorno dopo, Xi Jinping ha ricevuto il cancelliere tedesco Friedrich Merz per discutere “una piattaforma tecnologica alternativa all’egemonia americana”.
La Cina sta approfittando del caos americano per costruire alleanze, offrire stabilità e consolidare la sua narrativa: l’Occidente è corrotto, instabile, tossico. La nuova affidabilità viene da Est.
“Non c’è bisogno di propaganda — ha detto in privato un diplomatico cinese a Singapore — ci stanno pensando Trump e Musk a distruggere la reputazione degli Stati Uniti meglio di quanto avremmo potuto fare noi”.
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L’Occidente in apnea. E l’Europa non può più nascondersi
Chi perde con l’America? Tutti. L’instabilità del dollaro mina i contratti globali, la caduta reputazionale riduce il soft power, il caos interno americano rende impraticabile ogni politica multilaterale. Le crisi si moltiplicano — Medio Oriente, Taiwan, Sahel — e Washington non riesce più nemmeno a convocare un vertice credibile.
A Bruxelles, Berlino e Roma cresce il nervosismo. Ursula von der Leyen ha parlato di “profondo imbarazzo strategico”. Emmanuel Macron ha definito la situazione “intollerabile e tossica”.
Ma la verità è che l’Europa non può più permettersi di attendere la prossima crisi americana. È tempo di agire: su difesa comune, politica industriale, autonomia tecnologica, intelligenza artificiale. Non più per orgoglio, ma per necessità.
La fase della delega è finita. O si riempie il vuoto lasciato da un’America distratta e vendicativa, oppure il vuoto sarà riempito da altri.
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Musk vs Trump: il segno dell’implosione
In questo scenario geopolitico disastroso, la faida personale tra due miliardari si trasforma in evento globale. Trump taglia contratti spaziali per vendetta. Musk accusa il presidente di essere coinvolto in un giro di minorenni. Nessuna istituzione interviene. Nessun partito chiede chiarezza. Il Congresso è paralizzato. La stampa, spaccata.
Il presidente, invece di smentire, punisce economicamente il suo accusatore. Musk, invece di esibire prove, promette: “Segnatevi questo post. La verità verrà fuori”.
Tutto ciò avviene in diretta mondiale, con Wall Street che traballa, il dollaro che scivola e il mondo che perde fiducia nella prima potenza globale.
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È la fine dell’Impero, ma anche un inizio
Non sappiamo se Musk lancerà davvero il suo partito. Non sappiamo se Trump verrà travolto dallo scandalo Epstein. Ma sappiamo questo:
La Casa Bianca ha perso ogni autorevolezza morale;
Il dollaro non è più una certezza globale;
Il sistema americano appare irriconoscibile persino ai suoi stessi cittadini.
È la fine di un ciclo storico. Un impero non cade solo quando perde battaglie militari, ma quando non sa più distinguere la vendetta dalla giustizia, il potere personale dall’interesse collettivo, la verità dalla guerra social.
È l’ora dell’Europa. Volente o nolente, deve decidere se affondare con l’alleato impazzito o costruire — finalmente — una sua strada.
L’Impero è a pezzi. Sta a noi capire se siamo solo detriti o se possiamo essere fondamento di qualcosa di nuovo.

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