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Industria in affanno: auto e moda rallentano il motore dell’economia

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Industria in affanno: auto e moda rallentano il motore dell’economia

Il 2024 si chiude con un bilancio negativo per l’industria italiana, che registra un calo del fatturato del 4,3% su base annua, confermando il trend già in declino nel 2023, quando la contrazione si era fermata al -0,7%. Un dato che preoccupa perché non è episodico, ma il segnale di un rallentamento più strutturale che coinvolge alcuni dei settori chiave del sistema produttivo nazionale. Tra questi, il comparto automobilistico e quello della moda emergono come i principali responsabili della frenata, con una combinazione di fattori che rende difficile prevedere una ripresa a breve termine.

Industria in affanno: auto e moda rallentano il motore dell’economia

Il mese di dicembre ha aggravato il bilancio complessivo dell’anno, con un ulteriore calo del 2,7% rispetto a novembre e una flessione ancora più marcata se confrontata con lo stesso periodo del 2023. A pesare sulla produzione e sulle vendite sono diversi elementi, tra cui l’incertezza globale, il peso dell’inflazione sui consumi e una transizione tecnologica che sta mettendo a dura prova le aziende.

Crisi dell’automotive: tra transizione elettrica e concorrenza globale
Il settore automobilistico si conferma uno dei più colpiti, risentendo di un mix di fattori che ne hanno compromesso la crescita. La fase di passaggio dal motore termico all’elettrico si sta rivelando più complessa del previsto. Le case automobilistiche, costrette a investire ingenti risorse per adeguarsi alle nuove normative sulle emissioni, si trovano di fronte a una domanda ancora incerta, con consumatori poco propensi a cambiare auto in un momento in cui il mercato dell’elettrico non ha ancora raggiunto una piena maturità.

In Italia, la debolezza della domanda interna ha avuto un impatto significativo, complice il costo ancora elevato delle vetture elettriche e un’infrastruttura di ricarica che fatica a tenere il passo con la crescita del settore. Se a questo si aggiunge la concorrenza sempre più aggressiva delle case automobilistiche cinesi, capaci di proporre modelli elettrici a prezzi più competitivi rispetto a quelli europei, il quadro diventa ancora più critico.

Un altro elemento che ha inciso negativamente sulla performance dell’automotive è l’aumento del costo delle materie prime e dell’energia, fattori che hanno ridotto i margini di guadagno e reso più difficile per le aziende mantenere prezzi competitivi. La somma di questi fattori ha portato a una contrazione della produzione, con ripercussioni dirette sulla filiera e sull’occupazione nel settore.

Moda e tessile: un anno difficile tra calo dell’export e consumi stagnanti
Anche il settore della moda e del tessile-abbigliamento, tradizionale fiore all’occhiello del Made in Italy, ha vissuto un anno difficile, segnato da un calo della domanda sia sul mercato interno che su quello internazionale. Se negli ultimi anni l’export aveva rappresentato un traino per le imprese italiane, nel 2024 si è registrata un’inversione di tendenza, con un rallentamento significativo degli ordini provenienti da mercati chiave come la Cina e gli Stati Uniti.

Le difficoltà non riguardano solo le esportazioni, ma anche il mercato domestico, dove i consumi si sono rivelati stagnanti. L’aumento del costo della vita ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie, portando a una contrazione della spesa per beni considerati non essenziali, tra cui abbigliamento e accessori. Anche i grandi marchi del lusso hanno dovuto affrontare una fase di incertezza, con un mercato che sembra sempre più polarizzato tra prodotti di altissima gamma e fast fashion a basso costo, lasciando meno spazio alla fascia intermedia.

Un ulteriore elemento di difficoltà per il settore è rappresentato dalla necessità di adeguarsi ai nuovi standard di sostenibilità richiesti dai consumatori e dalle normative europee. Se da un lato la transizione verso modelli produttivi più ecologici rappresenta un’opportunità per il futuro, dall’altro comporta investimenti ingenti che non tutte le aziende sono in grado di sostenere in un periodo di contrazione del mercato.

Uno scenario incerto per il 2025
Con due comparti strategici in difficoltà, l’industria italiana si avvia verso il 2025 con molte incognite. I segnali provenienti dagli ordinativi non lasciano spazio a grandi ottimismi, e senza un’inversione di tendenza nei prossimi mesi, il rischio è che il Paese rimanga intrappolato in una fase di stagnazione prolungata.

Le imprese chiedono misure di supporto che possano alleggerire il peso della crisi e rilanciare la competitività. Tra le richieste principali figurano incentivi per la transizione tecnologica e la riduzione della pressione fiscale, in modo da stimolare gli investimenti e sostenere l’occupazione.

Il 2024 si chiude con più ombre che luci per l’industria italiana, e il 2025 dovrà essere un anno di scelte decisive. Senza interventi concreti e una strategia chiara per rilanciare i settori in difficoltà, la ripresa rischia di restare un miraggio, con conseguenze che potrebbero ripercuotersi sull’intero sistema economico nazionale.

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