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Industria, analisi Intesa Sanpaolo-Prometeia: tenuta dell'export, digitale e green al top

- di: Barbara Bizzarri
 
Industria, analisi Intesa Sanpaolo-Prometeia: tenuta dell'export, digitale e green al top

Il Rapporto Analisi dei Settori Industriali evidenzia che l’industria italiana ha chiuso il 2022 con ottimi risultati di bilancio. Condotto da Intesa Sanpaolo insieme a Prometeia ed eseguito su un campione di circa 40.000 imprese, lo studio ha rilevato che la crescita è stata sostenuta e diffusa a tutte le classi dimensionali. L’Ebitda si è confermato sugli ottimi livelli del 2021, nell’ordine del 10% in rapporto al fatturato, grazie anche ai provvedimenti di contrasto al caro energia. "Tali risultati, cui si aggiunge anche la prosecuzione della fase di crescita degli investimenti, confermano il rafforzamento del tessuto manifatturiero".

Industria, analisi Intesa Sanpaolo-Prometeia

Per il 2023 si prevede una contrazione dell’Ebitda margin manifatturiero, di circa 6 decimi di punto, che sarà comunque in grado di garantire alle imprese una buona sostenibilità dei debiti finanziari necessari per continuare a investire. La competitività dell’industria italiana continuerà infatti a giocarsi sulla spinta all’innovazione, verso prodotti qualitativamente elevati e la ricerca di un mix energetico più efficiente, in grado di favorire il contenimento dei costi e dei rischi. Le imprese che in passato si erano già mosse su questi fronti sono riuscite a difendere meglio i propri margini anche durante il difficile 2022, confermandosi tra le top 25% del loro settore di specializzazione.

Un’analisi realizzata incrociando i dati di bilancio 2022 con le informazioni sulle leve strategiche attivate dalle imprese rivela, infatti, una correlazione positiva tra l’essere top performer per margini e l’aver puntato su leve strategiche chiave, dai brevetti ai marchi, dagli investimenti diretti esteri all’autoproduzione di energia. In particolare, le imprese che hanno ricevuto incentivi per l’installazione di impianti alimentati da fonti di energia rinnovabile non solo si sono posizionate meglio in termini di marginalità unitaria in percentuale del fatturato nel 2022, ma hanno anche registrato un delta margini più ampio sul 2019 nella maggior parte dei settori manifatturieri, in particolare nella Metallurgia e negli Autoveicoli e moto.

La competitività delle imprese italiane nell’alto di gamma e nelle nicchie a elevato contenuto tecnologico ha consentito una tenuta dell’export italiano (in crescita del 3,6% a valori correnti, nei primi 7 mesi del 2023, stabile a prezzi costanti), nonostante il rallentamento del commercio mondiale, con effetti positivi sul saldo commerciale. La propensione all’export si attesterà su livelli stabilmente superiori al 50%, consentendo all’attivo commerciale di oltrepassare i 106 miliardi di euro nel 2025. Il traino del canale estero e la spinta inflativa ancora intensa nel 2023 sosterranno il fatturato a valori correnti dell’industria italiana, che a fine anno dovrebbe confermare il raggiungimento di un massimo storico a 1169 miliardi di euro.

I settori legati alla transizione digitale ed energetica chiuderanno il 2023 in positivo, anche a prezzi costanti, a fronte di un fatturato deflazionato in calo del -0,6% per l’aggregato manifatturiero: Autoveicoli e moto (+7,9%, frutto del rimbalzo dai minimi degli scorsi anni), Elettronica (+2,9%) ed Elettrotecnica (+2%); stabile il fatturato della Meccanica (+0,3%). Anche Largo consumo (+2,7%) e Farmaceutica (+2,5%) si collocheranno nella parte alta del ranking, grazie alla migliore tenuta sui mercati internazionali.

Le difficoltà maggiori riguarderanno, invece, i produttori di intermedi, in particolare Intermedi chimici (- 7,8% il fatturato deflazionato 2023), Prodotti e materiali da costruzione (-4,6%) e Metallurgia (-3,3%), penalizzati dalla minor dinamica dell’edilizia residenziale e dalla prudenza nella ricostituzione dei magazzini. In calo anche i produttori di beni durevoli per la casa (Elettrodomestici e Mobili, dopo l’exploit degli anni pandemici), il Sistema moda e l’Alimentare e bevande che, sul mercato interno, accusano l’impatto dei vincoli di bilancio sui consumi delle famiglie.

Nel biennio 2024-25, saranno sempre i settori legati alla doppia transizione a presentare prospettive migliori, sostenuti dai finanziamenti europei del NGEU. Il manifatturiero nel suo complesso, invece, è atteso crescere a ritmi inferiori all’1% medio annuo, a prezzi costanti, in uno scenario in cui le politiche monetarie restrittive e le tensioni geopolitiche continueranno a vincolare il recupero della domanda.

Alla luce delle prospettive sempre più sfidanti che le imprese dovranno affrontare, gli investimenti volti a rafforzare il posizionamento competitivo rappresentano una strada obbligata. Come testimoniano le analisi relative al quadriennio 2019-22 presentate nel Rapporto, le imprese top performer per margini sono quelle che più di altre hanno puntato su leve strategiche chiave, dall’innovazione tecnologica ai marchi, dagli investimenti diretti esteri all’autoproduzione di elettricità attraverso impianti alimentati da fonti rinnovabili, a conferma della crucialità della variabile energetica per affrontare al meglio le fasi di elevata incertezza e volatilità.

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