Consumi: dall'Istat dati preoccupanti, calano vendite beni alimentari

- di: Redazione
 
È allarmante il quadro dei consumi in Italia nel mese di marzo certificato dall'Istat, che, nella sua analisi, mostra le difficoltà del Paese e l'urgenza che il Governo (che ha già varato pacchetti a sostegno delle famiglie e, più in generale, dei soggetti economicamente più deboli, per aiutarli ad affrontare la difficile contingenza) faccia di più, non limitandosi ad adottare provvedimenti che esauriscono i loro effetti nel giro di poco tempo.
Il dato che maggiormente risalta è quello delle vendite alimentari che nel primo trimestre dell'anno hanno registrato un calo del 6% Una contrazione nell'acquisto e quindi nel consumo di una delle basi della dieta degli italiani, che non può essere analizzata solo sulla base di una indagine statistica, interagendo con la nostra cultura del cibo.

Secondo l'Istat, calano le vendite dei beni alimentari

Un calo come questo non può essere attribuito a semplici scelte alimentari, ma è il segnale di una difficoltà delle famiglie ad acquistare nella medesima quantità del passato perché la relativa spesa è cresciuta troppo.
Siamo quindi in una fase emergenziale che non può essere affrontata se non con l'adozione di provvedimenti strutturali, che affrontino il problema del lievitare dei prezzi non quando i prodotti arrivano su banconi e scaffali, ma a monte, nel momento della produzione.

Nel primo trimestre 2022, in termini congiunturali, le vendite al dettaglio crescono in valore (+0,2%) e calano in volume (-0,8%). Diminuiscono le vendite dei beni non alimentari (-0,2% in valore e in volume), mentre quelle dei beni alimentari aumentano in valore (+0,5%) e calano in volume (-1,4%).

Alcuni numeri meritano una riflessione perché segnalano una situazione diversa rispetto a quella dei mesi scorsi. A marzo 2020, rispetto allo stesso mese dello scorso anno, il valore delle vendite al dettaglio cresce per la grande distribuzione (+4,6%), le imprese operanti su piccole superfici (+7,7%) e le vendite al di fuori dei negozi (+7,0%), mentre è in calo il commercio elettronico (-3,9%).

Questa situazione appare come conseguenza del ritorno alla normalità dopo che la pandemia aveva imposto l'adozione di misure che limitavano con rigore gli sposamenti personali. Una volta caduti i divieti, la gente è tornata ad acquistare nei negozi, non rivolgendosi più al commercio online.
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