Arriva la legge che regola il lobbying, ma non soddisfa tutti

- di: Redazione
 
Vuoi per la poca informazione, vuoi anche per una narrazione comune, il lobbista è visto quasi come un faccendiere, una persona che, svolgendo una attività di cui non si conoscono limiti e caratteristiche, bordeggia quell'area grigia che divide la politica dagli interessi - forse sporchi - di un soggetto economico.
Se poi ci mettiamo anche una immagine che arriva da film e libri, ecco che, intorno al lobbying, è stata sempre disegnata un aura di sospetto. Gli stessi politici, che alla fine decidono per via parlamentare quel che è o sarebbe meglio per il popolo, su questo argomento hanno avuto nel tempo atteggiamenti contrastanti, quasi temendo di restare scottati da una materia che, per sua natura, si basa molto sul rapporto diretto, sui contatti umani che, si sa, spesso possono nascondere interessi non necessariamente generali.

Arriva la legge che regola il lobbying, ma non soddisfa tutti

Ora però il vento sembra essere cambiato nel senso che, tornando a parlare di lobby, il parlamento ha mostrato una inversione di tendenza nel giudizio verso questa materia. Tanto che la proposta di legge di regolamentazione dell'esercizio della lobby è stato votato dalla Camera che, dopo 97 ddl rigettati, con 339 voti a favore, nessun contrario e 42 astenuti (Fdi e Alternativa).
Ora la proposta di legge passa all'esame del Senato, con la fondata certezza che il suo esame a Palazzo Madama non sia molto lontano, fatte salve le emergenze che attraversano il Paese e che potrebbero allungare i tempi.

L'argomento è interessante non solo per gli interessi che lo circondano, ma perché in un certo senso può misurare la maturazione del Paese, evitando che le ''tentazioni'' di trovare vie per il raggiungimento di un obiettivo (come il sì ad una legge oppure il no: i due obiettivi possono convivere) imbocchino scorciatoie un po' troppo fantasiose e magari non necessariamente nitide. Se regolamenti una materia, le imponi dei paletti, che, in questo caso, sarebbero finalmente chiari, evitando che tutti quelli che fanno opera di lobbying siano visti alle stregua di qualcuno che prospetta un tornaconto personale a chi appoggia le loro tesi. Per questo parlare di lobby per spiegarne le modalità è sempre positivo. Come è stato l'appuntamento promosso da Ferpi Lazio e che ha avuto come tema ''La Legge sulla Lobby tra rappresentanza di interessi e democrazia'', con il contributo del presidente nazionale della federazione, Rossella Sobrero. Ferpi raccoglie i professionisti delle relazioni pubbliche.

Il dibattito ha dato la possibilità, come si legge in un comunicato, di ''rovesciare la narrazione corrente che tende ad associare l’attività di lobbying ad altre attività che con essa non hanno niente a che fare, dove i lobbisti sono definiti 'faccendieri' o peggio''. La tesi della Ferpi, da sempre, è quella di ribadire come ''l’ascolto dei rappresentanti di interessi sia un elemento necessario per il processo democratico. Questo accanto alla necessità di fare il punto su luci ed ombre di una proposta di legge e, se possibile, correre ai ripari. E di farlo attraverso l’apporto di qualificati panelist che operano in questo campo o lo studiano o hanno partecipato a diverso titolo all’elaborazione della legge''.

Interessante il pensiero di Vincenzo Manfredi, Delegato Ferpi Public Affairs e Advocacy (nella foto): ''Il lobbying può favorire la partecipazione democratica e fornire dati e analisi utili direttamente ai responsabili decisionali'', ma, ha aggiunto, ''l’assenza di trasparenza ed integrità potrebbe distanziare le politiche pubbliche dall’interesse pubblico in particolare se un piccolo gruppo che rappresentasse interessi forti utilizzasse la sua ricchezza''. La legge, comunque, ha il merito di definire la ''mediazione lecita'', cioè quella attività che, restando nell'ambito del lecito, si svolge senza sottintesi e implicazioni negative. Ma la materia, per la sua delicatezza, forse non è stata completamente normata dalla nuova legge che parrebbe non considerare che, nel processo di formazione di un provvedimento, ci sono soggetti diversi dal politico, come i burocrati o alcune associazioni per le quali c'è una sorta di non applicabilità della nuova norma.

Federico Anghelé, che ha parlato in rappresentanza di The Good Lobby, coalizione di trentaquattro organizzazioni no profit della società civile che veicolano interessi collettivi, ha detto, si legge ancora nel comunicato, che l'associazione ''si è spesa per il varo di una legge sul lobbying non nell’ottica di arginare pratiche di corruzione, ma nella convinzione che sia uno strumento di autentica partecipazione democratica, da attuarsi secondo processi decisionali trasparenti, partecipativi e inclusivi, con il definitivo superamento delle asimmetrie informative e di accesso ai decisori pubblici che proprio chi agisce per conto di questo tipo di organizzazioni conosce bene e subisce''.

L'evento di Ferpi Lazio è servito anche per capire i motivi per i quali Fratelli d'Italia hanno deciso per l'astensione. Li ha spiegati l'onorevole Emanuele Prisco, secondo il quale nella legge non c'è rispondenza del testo con la necessità di rendere trasparenti i processi decisionali, per distinguere chi opera in maniera onesta e trasparente da chi invece fa ricorso a meccanismi censurabili moralmente. Per Prisco, poi, con la legge si è cercato di far convivere il pensiero di qualche forza politica che vede il torbido in ogni attività economica o pubblica amministrazione con quello di chi è più liberale e attento alle garanzie e ai diritti. La nuova legge, comunque, sembra non soddisfare sino in fondo chi fa lobbying, avendo ben chiaro come questa attività viene regolata a Bruxelles, dove i lobbisti devono ufficializzare la loro attività (c'è un registro al quale devono iscriversi), così come devono rendere pubblica ogni loro azione. Ma questa pubblicizzazione riguarda anche coloro che decidono, che devono comunicare se, nell'ambito della loro attività, incontrano (anche informalmente) soggetti che sostengono gli interessi di persone e e aziende.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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