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Lenzuola, il grande dibattito: ogni quanto cambiarle per evitare un “covo” di batteri

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Lenzuola, il grande dibattito: ogni quanto cambiarle per evitare un “covo” di batteri

Può sembrare il luogo più accogliente e sicuro della casa, ma il letto, dopo pochi giorni, diventa un laboratorio silenzioso di attività microbiologica. Secondo studi recenti, in appena una settimana le lenzuola si riempiono di sudore, cellule morte della pelle, residui di polvere, pollini e acari. Un mix che può favorire la proliferazione di funghi e batteri, con effetti che non riguardano solo chi soffre di allergie. Naso chiuso, gola irritata o piccoli sfoghi cutanei possono colpire anche chi non ha particolari sensibilità.

Lenzuola, il grande dibattito: ogni quanto cambiarle per evitare un “covo” di batteri

Un’indagine condotta qualche anno fa ha analizzato la composizione microbiologica di tessuti da letto usati a diversi intervalli di tempo. Dopo sette giorni, le cariche batteriche e la presenza di muffe aumentano in modo significativo, soprattutto in ambienti caldi e umidi. Non si tratta di un allarme sanitario generalizzato, ma di una condizione che, nel tempo, può influire sul benessere quotidiano e, nei soggetti più fragili, sulla salute respiratoria. Alcuni microrganismi possono sopravvivere a lungo sulle fibre, mentre altri trovano proprio nel calore del corpo e nell’umidità notturna l’habitat perfetto per moltiplicarsi.

Non solo igiene, anche comfort
Gli esperti ricordano che cambiare le lenzuola con regolarità non è solo una questione di pulizia, ma anche di comfort. La sensazione di freschezza di un letto rifatto con biancheria pulita contribuisce a un sonno più riposante. “È un’abitudine che dovrebbe diventare parte della routine domestica”, spiegano i ricercatori, che consigliano il cambio settimanale, con lavaggi ad alte temperature per eliminare microrganismi e allergeni.

Fattori che accelerano l’usura “biologica”

La frequenza ottimale può variare: chi suda molto di notte, chi vive con animali domestici o chi abita in zone particolarmente polverose dovrebbe cambiare la biancheria più spesso. Anche la stagione conta: in estate, con il caldo e l’umidità, il processo di accumulo è più rapido, mentre in inverno può essere leggermente più lento, ma non assente. L’uso di pigiami puliti e la doccia serale possono ridurre il deposito di sporco, ma non sostituire il lavaggio regolare della biancheria.

Il dibattito senza fine

Sui social, l’argomento divide: c’è chi cambia le lenzuola ogni tre giorni e chi lo fa ogni due settimane, con un misto di orgoglio e ammissione. Alcuni rivendicano una frequenza “da manuale”, altri confessano di rimandare finché l’odore o l’aspetto del tessuto non li costringe ad agire. Ma il consiglio degli esperti è chiaro: una volta a settimana è il compromesso ideale per coniugare igiene, benessere e gestione domestica.

Un’abitudine che racconta molto di noi

Il rapporto con il cambio delle lenzuola è anche un piccolo specchio delle nostre abitudini: dice qualcosa sul nostro tempo libero, sulla percezione dell’igiene e persino sul nostro livello di stress. In un’epoca in cui si parla tanto di self-care, rifare il letto con biancheria pulita può essere un gesto semplice ma efficace per prendersi cura di sé, migliorando la qualità del riposo e dell’ambiente in cui viviamo.

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