Il 12 agosto 1944, a Sant’Anna di Stazzema e nelle sue frazioni, un’unità nazista uccise oltre 500 civili, in gran parte donne e bambini. Oggi, a 81 anni di distanza, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato quell’eccidio definendolo “tra i più sanguinosi ed efferati della Seconda guerra mondiale”.
Mattarella: “Stazzema, un pungolo contro la violenza”
Nel suo messaggio, il Capo dello Stato ha parlato di “pungolo” per respingere la violenza e per costruire “convivenza e rispetto del diritto fra eguali”. Una memoria che, per Mattarella, deve restare viva in un tempo in cui “le guerre tornano a gettare ombre spettrali, con la ferocia che speravamo dissolta per sempre”.
Il legame con l’oggi
La scelta di usare Stazzema come chiave di lettura del presente non è casuale. Mattarella cita il ritorno di conflitti armati in diverse aree del mondo, dall’Ucraina a Gaza, per sottolineare come la storia non sia un archivio chiuso, ma un manuale ancora aperto.
Il presidente parla di “centralità della persona umana” e “valore della comunità”, indicando questi come lasciti di chi ha vissuto l’orrore e ha ricostruito dopo la distruzione. Un richiamo diretto alla responsabilità collettiva di fronte a crisi internazionali che riportano immagini di civili uccisi, sfollati, case distrutte.
Sant’Anna di Stazzema, la memoria del massacro
Il 12 agosto 1944 un reparto della 16ª divisione corazzata SS Panzergrenadier “Reichsführer-SS” entrò nel paese toscano. In poche ore, i militari rastrellarono e uccisero centinaia di persone, incendiarono case, distrussero la chiesa. Le vittime ufficiali furono 560, tra cui oltre 100 bambini.
L’eccidio è stato riconosciuto come crimine contro l’umanità e nel 2005 il Parlamento italiano ha istituito la giornata nazionale in memoria delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo, fissata proprio il 12 agosto.
Un monito per l’Europa e oltre
Il riferimento di Mattarella alle “ombre spettrali” non è solo storico. Il presidente allude al riemergere di nazionalismi aggressivi, alla violenza di massa contro i civili, ai bombardamenti su aree residenziali. L’idea è che Stazzema non sia solo un luogo di memoria italiana, ma un simbolo universale di ciò che accade quando l’umanità viene cancellata dalle logiche di guerra.
Il Capo dello Stato richiama il diritto internazionale, i principi di uguaglianza e la necessità di “respingere la violenza dell’uomo contro l’uomo” come fondamento di qualsiasi convivenza.
Perché Stazzema oggi
Nelle parole di Mattarella, l’eccidio di Stazzema non è un capitolo chiuso. È un avvertimento: le guerre di oggi, se non fermate, possono produrre orrori simili a quelli di 81 anni fa. L’Italia, nella visione del presidente, deve farsi portatrice di una memoria attiva, che non si limiti alla commemorazione ma diventi azione politica e diplomatica.
Il messaggio, diffuso mentre i conflitti in Ucraina e Medio Oriente continuano, è chiaro: la pace non è mai data per scontata e la memoria delle stragi è uno strumento per difenderla.