Medio Oriente: prima i cercapersone, poi i walkie-talkie, nuova strage in Libano
- di: Redazione
Una nuova serie di esplosioni di dispositivi elettronici, in particolare walkie-talkie, ha causato ieri una nuova strage in Libano, con un bilancio provvisorio di quattordici morti e più di 450 feriti , secondo l'ultimo rapporto comunicato in serata dal Ministero della Sanità libanese. Una ''operazione'' che sembra puntare con decisione verso i servizi segreti d'Israele, ma Gerusalemme, come sempre, non rivendica la responsabilità dell'accaduto, evitando anche di commentare, alimentando però i sospetti. Le esplosioni di ieri seguono quelli di martedì, quando migliaia di cercapersone appartenenti a membri di Hezbollah sono scoppiati in tutto il Paese, uccidendo dodici persone e ferendone quasi 2.800.
Medio Oriente: prima i cercapersone, poi i walkie-talkie, nuova strage in Libano
Al momento resta ancora non accertata la causa delle esplosioni, anche se molti esperti escludono che la causa possa essere stato un surriscaldamento delle batterie innescato da un impulso a distanza, propendendo per l'ipotesi che si tratti di un attacco attraverso la catena di fornitura, cioè che i dispositivi siano stati modificati prima della loro consegna ai destinatari.
Mentre il governo israeliano ammette che ''il centro di gravità si sta spostando verso nord'' dove, ha detto il ministro della Difesa Yav Gallant ''stiamo reindirizzando le nostre forze, le nostre risorse e la nostra energia'', si sta completando il ridispiegamento della 98esima divisione, attualmente impegnata nella Striscia di Gaza, verso il confine libanese, in previsione di un possibile inasprimento degli scontri con Hezbollah.
Hamas, da parte sua, accusa Israele per gli attacchi, dicendo che le esplosioni "minacciano la sicurezza e stabilità della regione''.
I walkie-talkie esplosi ieri vengono ricondotti ad un produttore giapponese, Icom, che ieri ha però precisato di non costruirli da circa dieci anni.
"L'IC-V82 è una radio portatile che è stata prodotta ed esportata, anche in Medio Oriente, dal 2004 all'ottobre 2014. La produzione è stata interrotta circa dieci anni fa e da allora non è stata più spedita dalla nostra azienda ", ha affermato ICOM, che comunque sta svolgendo sue indagini sull'accaduto.
Hezbollah, finora, ha ammesso, sul suo canale Telegram, la morte di cinque suoi ''combattenti'' nel sud del Libano, senza specificare se siano stati uccisi dalle esplosioni di dispositivi radio.
Gli Stati Uniti ''non sono coinvolti'', in queste operazioni, ha detto John Kirby, portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale, che non ha voluto fare ulteriori commenti sull'origine di queste esplosioni.
Sospettata di aver collaborato con i servizi israeliani per modificare i propri cercapersone, la marca taiwanese Apollo Gold ha negato ogni responsabilità. Interrogato da diversi media, il capo della PMI taiwanese ha fatto riferimento ad un'azienda ungherese autorizzata a produrre su licenza i cercapersone Apollo.
"Il prodotto non è nostro, ci hanno semplicemente attaccato il marchio della nostra azienda", ha difeso Hsu Ching-kuang, fondatore e capo dell'azienda, citato dal New York Times . La società ha dichiarato in un comunicato stampa di avere un contratto di licenza con la società ungherese BAC.
Ansioso di dimostrare la sua neutralità, il governo taiwanese ha anche reagito pubblicando documenti doganali che indicavano che tra gennaio e agosto 2024 Gold Apollo aveva esportato cercapersone principalmente negli Stati Uniti, Hong Kong, Australia, Paesi Bassi e Francia. Nel 2022, l'azienda ne aveva esportati 254 in Ungheria.
Ma la vendita di prodotti elettronici spesso passa attraverso diversi intermediari. Da parte sua, anche il governo ungherese ha cercato di scagionare la propria azienda: “L'azienda in questione è un intermediario commerciale che non ha un sito produttivo o operativo in Ungheria. Ha un solo manager registrato presso l’indirizzo dichiarato e i dispositivi menzionati non sono mai stati in Ungheria ”, hanno spiegato le autorità ungheresi in un comunicato stampa.