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Addio a Arnaldo Pomodoro, il maestro della materia scolpita nei sogni urbani

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Addio a Arnaldo Pomodoro, il maestro della materia scolpita nei sogni urbani

Scompare a 99 anni Arnaldo Pomodoro, uno degli artisti italiani più celebri e riconoscibili del XX e XXI secolo. A dare notizia della sua morte è la Fondazione a lui intitolata, che ha custodito e promosso l’opera del maestro per decenni. Con la sua scomparsa si chiude una pagina fondamentale dell’arte contemporanea, ma resta intatto il lascito di forme, materia e visione che ha plasmato le piazze e gli spazi pubblici del mondo. Le sue sculture, imponenti e penetranti, abitano le città come testimoni silenziose di un’epoca e di un pensiero in continua trasformazione.

Addio a Arnaldo Pomodoro, il maestro della materia scolpita nei sogni urbani

Il segno di Pomodoro è inciso in modo permanente nel tessuto urbano globale. A Milano, sua città d’adozione, molte opere punteggiano il panorama architettonico, ma la sua impronta si estende ben oltre i confini nazionali. A Copenaghen, a Brisbane, davanti al Trinity College di Dublino o al Mills College in California, fino al cuore istituzionale di Los Angeles con il Department of Water and Power. Nei Musei Vaticani, nel suggestivo Cortile della Pigna, risplende una delle sue “Sfere”, mentre a Mosca, nel 1991, venne collocato il “Disco Solare” di fronte al Palazzo della Gioventù, dono ufficiale della Presidenza del Consiglio all’allora Unione Sovietica.

L’omaggio a Fellini, il dialogo con l’architettura sacra
Il legame tra Pomodoro e l’Italia non è mai venuto meno, e molte delle sue opere hanno rappresentato gesti di memoria e cultura civica. Nel 1995, su incarico del Comune di Rimini, realizzò una scultura in omaggio a Federico Fellini, connubio tra cinema e arte plastica, tra visione onirica e materia scolpita. Un anno dopo, nel 1996, portò a New York una delle sue opere più iconiche: la “Sfera con sfera”, di 3,30 metri di diametro, collocata nel piazzale delle Nazioni Unite, divenuta nel tempo simbolo della complessità del mondo moderno, increspato da tensioni interne e armonie possibili. Nel 1998 ricevette infine l’incarico di progettare il portale del Duomo di Cefalù, dimostrando ancora una volta come la sua arte sapesse dialogare con la sacralità e la storia, oltre che con la modernità.

La forma come visione, il vuoto come linguaggio
Pomodoro non è stato soltanto uno scultore: è stato un pensatore della forma. Le sue “Sfere”, spaccate, frantumate, rivelano ingranaggi e universi interni, meccanismi misteriosi eppure perfettamente coerenti. La sua poetica ha sempre giocato sul doppio registro della perfezione esterna e della lacerazione interna, facendo della materia una metafora del tempo, della tecnica, dell’umano. Le sue opere non cercano l’armonia pura, ma ne raccontano la fragilità, la tensione. L’arte, per Pomodoro, è stato un mezzo per decifrare il mondo: nei suoi lavori, il vuoto parla quanto il pieno, il dentro quanto il fuori.

Il tempo di una scultura infinita
Arnaldo Pomodoro ha attraversato quasi un secolo, lasciando dietro di sé una traiettoria irripetibile, fatta di prestigio internazionale, dialogo con i grandi artisti e pensatori del Novecento, e un’influenza profonda sul paesaggio urbano e sull'immaginario collettivo. La sua morte segna la fine di una presenza fisica, ma non di un’opera che continua a parlare al presente. Le sue sculture restano lì, nelle piazze, nei musei, negli spazi pubblici, come bussole per orientarsi nel caos del mondo, monumenti di silenzio e interrogazione.

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