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Michela Murgia tifa Hamas e se ne vanta. Dov'è finita la saggezza del tacere?

- di: Redazione
 
Michela Murgia tifa Hamas e se ne vanta. Dov'è finita la saggezza del tacere?
Quando si parla del conflitto arabo-israeliano (anche se molti arabi sono cittadini di Israele e sono anche rappresentati alla Knesset) si corre il rischio di scivolare - se non si ha la giusta dose di conoscenza del problema - su un argomento che è talmente complesso e sedimentato che resta un enigma irrisolto anche per chi è veramente esperto del Medio Oriente. Quindi, saggezza vorrebbe che, se interrogati su questo ultradecennale stato di guerra/non guerra e sapendo poco se non quello letto svagatamente da un magazine in una sala d'attesa, si restasse in silenzio e, se ne si è capaci, di riflettere prima di sparare sentenze.

Una cosa, questa della riflessione, che non appartiene a Michela Murgia (nella foto), assurta al rango di polemista più che scrittrice, che ha pubblicato lo screenshot (di cui ha detto di ''andare fiera'') di una sua conversazione sui social, nel corso della quale ha confessato di ''pensarla come Hamas'' sulla questione palestinese, limitandosi a questo senza spiegare il perché. Premettendo che di fronte ad un problema complesso, come quello di cui s'è occupata in modo stringato Michela Murgia, ognuno si può essere fatto un'idea da difendere se lo ritiene, dobbiamo precisare che qui ci troviamo davanti ad un caso diverso perché le parole di sostegno ad Hamas, sebbene in rapidissima risposta ad una domanda sull'argomento, sono rimaste buttate lì, senza una spiegazione, senza dire perché l'organizzazione integralista musulmana armata e combattente elabora pensieri e strategie che hanno il pieno appoggio dalla scrittrice, che ormai interviene un po' su tutto ciò che appartiene alla conoscenza dell'Uomo (alt: errore, per lei l'attribuzione lessicale di genere non è corretta).

Non stiamo qui a fare l'elenco delle cose di cui non singoli giornalisti o agit-prop ''giudaico-fascisti'' , ma testate internazionali prestigiose quanto indipendenti, hanno affermato in merito alle attività terroristiche di Hamas, ma forse non sarebbe male ricordare che questo gruppo è inserito anche da organismi ufficiali tra gli autori di attacchi contro civili. Ma evidentemente Michela Murgia, caratterialmente, è portata a sentirsi solidale con chi difende le minoranze o i diritti degli ultimi, ma forse schierandosi con Hamas ha sbagliato lato della barricata. Perché se si è forse nel giusto quando si reclama per i palestinesi uno Stato indipendente, lo si è certamente di meno se si marcia idealmente sotto le bandiere di un movimento che - lo diciamo sommessamente alla scrittrice - governa sui territori che ha ''conquistato'' come fosse una forza di occupazione, depositaria del diritto di esercitare una giustizia anche senza ritorno.

Ma non vogliamo dire che i buoni sono qui e i cattivi lì; non vogliamo dire che Israele deve essere, per definizione, assolto da ogni colpa. Ma non ci si può tirare indietro davanti alla responsabilità di vedere la realtà delle cose. E la realtà di Hamas è quella che è. "Pensarla come Hamas significa sostenere il terrorismo islamico, volere lo sterminio degli ebrei, la sottomissione delle donne e la lapidazione degli omosessuali. È gravissimo ed incomprensibile che Michela Murgia possa sostenere queste tesi inaccettabili e intrise di odio'' ha detto Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, la più importante del Paese.

Certo, nella storia di Israele (quando ancora non era nato e cercava di conquistare ogni centimetro della Palestina ad ogni costo) si sono episodi celebrati come eroici, ma ce ne sono anche altri che restano impossibili da dimenticare. Come il sanguinoso assalto al villaggio di Deir Yassin, con la strage di gran parte dei suoi abitanti, o l'attentato all'hotel King David. Ma se oggi si riesce a parlare di pace è perché si ha ricordo anche di quelle nefandezze. Quindi, essere paladini della causa araba ha un senso, soprattutto storico prima che religioso. Sostenere convintamente Hamas lo è certamente molto meno. Ma ormai Michela Murgia non si nega un commento, una battuta, una bacchettata per chi la non pensa come lei, cadendo nella lesa maestà, laddove la regina - autoincoronatasi - è solo lei.
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