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Addio a Ozzy Osbourne, leggenda dell’heavy metal tra eccessi, scandali e rivoluzione musicale

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Addio a Ozzy Osbourne, leggenda dell’heavy metal tra eccessi, scandali e rivoluzione musicale
Ozzy Osbourne è morto all’età di 76 anni, chiudendo una delle parabole più eccentriche, controverse e influenti della storia del rock mondiale. A darne notizia sono stati i familiari e il suo entourage, che da tempo accompagnavano il cantante in un lungo e doloroso percorso di malattia. Affetto dal morbo di Parkinson e da una serie di patologie degenerative, Ozzy aveva comunque deciso di tornare sul palco per un ultimo, emozionante concerto di addio, due settimane fa. Un’esibizione commovente, in cui con voce rotta e sguardo fiero aveva salutato il pubblico che lo aveva idolatrato per più di mezzo secolo. La sua morte segna la fine di un’epoca: quella dell’heavy metal più autentico, trasgressivo, viscerale.

Addio a Ozzy Osbourne, leggenda dell’heavy metal tra eccessi, scandali e rivoluzione musicale

Nato a Birmingham nel 1949, figlio della working class inglese, John Michael Osbourne — questo il suo vero nome — è diventato Ozzy negli anni Sessanta, quando fondò con Tony Iommi, Geezer Butler e Bill Ward la band dei Black Sabbath. È con loro che ha contribuito a plasmare un nuovo genere musicale, cupo, distorto, tribale, dando voce all’angoscia e al disagio giovanile in un’Inghilterra post-industriale. Il disco d’esordio “Black Sabbath”, datato 1970, è considerato l’atto di nascita dell’heavy metal. Seguiranno successi epocali come “Paranoid”, “Master of Reality” e “Sabbath Bloody Sabbath”. Ma il sodalizio durò meno del previsto: nel 1979 Ozzy fu allontanato dalla band per problemi legati all’abuso di alcol e droghe, aprendo però una seconda carriera da solista ancora più fortunata.

Una vita sopra le righe, tra provocazione e autodistruzione

La figura di Ozzy Osbourne è sempre andata oltre la musica. Il suo personaggio ha incarnato l’estetica dell’eccesso, della sfida continua al perbenismo e ai limiti della sopravvivenza. Celebre l’episodio in cui morse la testa a un pipistrello durante un concerto, gesto che divenne leggenda e lo trasformò definitivamente nel “principe delle tenebre”. Gli anni Ottanta e Novanta furono segnati da un’iper-esposizione mediatica che culminò nei primi anni Duemila con il reality “The Osbournes”, una sorta di sitcom familiare grottesca e cult, trasmessa da MTV. Al tempo stesso, il suo corpo pagava un prezzo altissimo per decenni di dipendenze, ricoveri, arresti e crolli nervosi. Nonostante tutto, Ozzy ha continuato a registrare, esibirsi e rinnovarsi fino agli ultimi anni, mantenendo una base di fan globale e trasversale.

Il tributo del mondo musicale e il lascito culturale

In queste ore sono migliaia i messaggi di cordoglio provenienti da ogni angolo del mondo della musica. Da James Hetfield dei Metallica a Dave Grohl dei Foo Fighters, fino a Paul McCartney, tanti artisti hanno riconosciuto il debito generazionale nei confronti di Ozzy. “Ha reso possibile ciò che prima sembrava impensabile”, ha scritto Sharon Osbourne, moglie e manager storica, che gli è rimasta accanto anche nei momenti più drammatici. Il suo lascito non è solo musicale, ma anche esistenziale: Ozzy ha mostrato che il rock non è mai solo intrattenimento, ma un linguaggio per raccontare la ferocia della vita, il dolore, la ribellione. Ha fatto della follia una forma d’arte e della vulnerabilità un’arma politica.

L’ultimo inchino del re oscuro

Il suo ultimo concerto, svoltosi due settimane fa, è stato un inno alla resistenza. Sul palco, piegato dal Parkinson ma ancora indomito, ha interpretato i brani storici con una voce tremante ma intensa. Nessuna lacrima, solo il silenzioso rispetto di decine di migliaia di fan. In quel momento Ozzy ha salutato non solo il pubblico, ma anche se stesso, con consapevolezza e gratitudine. L’industria musicale perde una delle sue icone più grandi, ma la leggenda di Ozzy Osbourne continuerà a vivere nelle note distorte che hanno cambiato per sempre il modo di intendere il rock.
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