Andrea Pane (Amundi): "L'evoluzione dei "Public affairs", dettata da digitale e sostenibilità"

- di: Redazione
 
Il ruolo importante e delicato di un professionista di livello nelle relazioni pubbliche e istituzionali in un primario Gruppo internazionale della finanza, l’impatto delle nuove tecnologie nel campo degli Affari istituzionali, le competenze necessarie a livello di conoscenze e di atteggiamento psicologico, la questione cruciale della reputation. Intervista ad Andrea Pane, Deputy Head Public Affairs del Gruppo Amundi.

Parla Andrea Pane, Deputy Head Public Affairs del Gruppo Amundi

Chi si interessa di relazioni pubbliche e istituzionali di un’azienda o di un gruppo svolge sempre un ruolo delicato e particolare. Ancora più delicato e particolare per chi, come lei, Avv. Pane, esercita questo ruolo in un Gruppo internazionale come Amundi, il primo asset manager europeo in termini di masse gestite e tra i primi 10 a livello mondiale, gestendo - attraverso sei principali centri d’investimento- oltre 2000 miliardi di euro. Può delinearci le caratteristiche peculiari della sua attività?
Amundi è presente in oltre 35 paesi nel mondo ed offre ai suoi clienti sia privati che istituzionali, l’accesso a competenze distintive sui mercati finanziari, oltre ad una gamma completa di soluzioni d’investimento attive, passive ed in asset reali
Questo comporta la necessità - per svolgere al meglio l’attività di Public Affairs - di essere costantemente aggiornati sia sulle evoluzioni e le esigenze delle varie business line del Gruppo, sia sui dibattiti politici e sulle aree di interesse per l’opinione pubblica nelle varie giurisdizioni in cui Amundi è presente. Per far ciò è fondamentale poter fare affidamento su una robusta organizzazione che ci permette di condividere gli obiettivi, garantire un adeguato flusso informativo ed avere la possibilità di frequenti scambi di idee anche con colleghi geograficamente molto lontani da noi. Inoltre, Amundi sin dalla sua costituzione, ha fatto dell’investimento responsabile uno dei capisaldi della sua ragion d’essere. Tanto che il 100% dei nostri fondi aperti ora prevede un’analisi di impatto ambientale e sociale delle aziende in cui investiamo. Ci siamo posti l’obiettivo di guidare gli investitori e aiutarli a individuare e valutare opportunità che portino benefici non solo ai portafogli, ma anche alla società e all’ambiente. Perché le nostre azioni di oggi contribuiscono a plasmare il mondo di domani. E per far ciò la strada da seguire è quella dell’innovazione unita a regole chiare e trasparenti. Su questi temi si articola il nostro dialogo con istituzioni, autorità ed associazioni di consumatori sia a livello internazionale che nazionale.

Digitale, intelligenza artificiale, sostenibilità. Quanto e come tutto ciò sta cambiando l’attività nel campo degli Affari istituzionali? Che impatto ha questo mutamento nei confronti dei propri stakeholder? Inoltre, rispetto al passato, la platea degli stakeholder si è ampliata per chi opera in questo settore?
I grandi temi quali il digitale e la sostenibilità hanno e avranno un grandissimo impatto sulla nostra attività ed infatti stanno già cambiando le abitudini degli investitori. Il digitale avrà sicuramente un ruolo di primo piano nel rendere sempre più democratico e facile l’accesso alla consulenza finanziaria e agli investimenti per i clienti e parimenti la sostenibilità guiderà sempre di più le scelte di allocazione degli investitori.
Questi temi sono al centro del dibattito politico europeo e delle iniziative della Commissione Europea e, conseguentemente, della nostra attività. Come detto l’investimento responsabile è una priorità per Amundi che, con l’integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nei suoi processi di investimento, vuole contribuire ad un mondo più sano ed equo.

Il campo delle relazioni istituzionali è anche il campo dei rapporti diretti, personali. Avere la capacità di conoscere la ‘psicologia’ delle persone appare fondamentale in questa attività. Di quali caratteristiche piscologiche deve essere dotato - o deve provare a dotarsi - un professionista delle relazioni pubbliche e istituzionali del suo livello?
Occuparsi di Relazioni Istituzionali offre la possibilità di interfacciarsi con persone con differenti culture, background, interessi, etc. Per questo credo che la dote fondamentale sia essere disponibili ad ascoltare e a comprendere. Non si tratta di imporre le proprie idee agli altri, ma di elaborare delle posizioni che possano essere valutate e prese in considerazione dai vari interlocutori e per far ciò non si può prescindere dall’essere genuinamente interessati a capire le ragioni alla base delle posizioni altrui.

Pensa che in Italia le regole e la prassi che sovrintendono alle relazioni istituzionali abbiano caratteristiche specifiche rispetto a quelle degli altri grandi Paesi europei? In altre parole, fare relazioni istituzionali in Italia è più complicato o è più semplice?
Non vedo particolari differenze nel modo di fare relazioni istituzionali tra l’Italia e gli altri paesi. Devo dire però che mi spiace vedere che ancora oggi in Italia in alcuni casi quando si parla di rappresentanza di interessi lo si fa con un’accezione negativa, come se si trattasse necessariamente di qualcosa di opaco, mentre ciò non avviene, per esempio, nel mondo anglosassone e in Francia. A tal fine la mia speranza è che il dibattito che si è instaurato in Italia attorno alla regolamentazione delle relazioni istituzionali serva a creare una maggiore consapevolezza sulla valenza di questa attività e sui benefici portati al processo legislativo da contributi basati su professionalità, dati fattuali e trasparenza.
La reputation è molto, se non tutto, sia nei Public Affairs che nella comunicazione. Come si costruisce e, soprattutto, come si mantiene
Sono convinto che la reputazione sia fondamentale in ogni tipo di professione e il Public Affairs non è diverso in questo. Essere trasparenti e onesti intellettualmente è necessario per stabilire relazioni durature sia nella vita quotidiana, sia nello svolgimento di una professione. In ogni relazione si verificano situazioni in cui non si è d’accordo con il punto di vista del proprio interlocutore, anch’esso portatore di interessi ed obiettivi ben definiti, ma quando una posizione è espressa in modo trasparente e onesto è comunque un’esperienza arricchente che può essere di stimolo per valutare le cose anche da un’altra angolazione. Per tali motivi nella mia attività mi pongo l’obiettivo di essere identificato come una persona capace di contribuire alla discussione attraverso contenuti presentati in maniera trasparente, onesta e fattuale.

Cosa insegna, per quanto riguarda il campo Public Affairs, la crisi del Covid-19? Quali caratteri negativi potrà lasciare e quali possibilità ha aperto per il futuro anche nelle relazioni istituzionali?

Il Covid-19 ha cambiato il nostro modo di lavorare, ma credo che da questa tragica esperienza si possano anche trarre delle lezioni positive. Il lavoro di Public Affairs è fatto di preparazione e studio prima che di incontri e quindi se da una parte è molto più appagante e stimolante poter incontrare i vari interlocutori personalmente piuttosto che in video, dall’altra avere meno tempi morti da dedicare agli spostamenti è sicuramente efficiente. Ad ogni modo, il mio augurio è che la flessibilità che si è creata a seguito della crisi sanitaria insieme ad una maggiore e diffusa dimestichezza con le piattaforme di comunicazione a distanza possano contribuire a farci trovare un buon bilanciamento tra gli incontri fisici e quelli virtuali.
Per quanto poi concerne lo svolgimento del lavoro all’interno del nostro team, durante la crisi sanitaria abbiamo istituito un appuntamento mattutino quotidiano per confrontarci sui vari temi all’ordine del giorno e l’esperienza è stata talmente positiva che anche ora che siamo tornati in presenza (almeno tre giorni su cinque) abbiamo deciso di mantenerlo.

Sostenibilità. In tema di integrazione degli Obiettivi Esg, ossia i criteri di natura non finanziaria che misurano l’impatto ambientale, il rispetto dei valori sociali e gli aspetti di buona gestione, Amundi è ‘Best in class’, avendo sviluppato un approccio unico e riconosciuto in termini di analisi responsabile, certificato da Afnor dal 2013. Quale influenza e quale peso ha questa scelta per gli investimenti sostenibili nella sua attività a livello di relazioni pubbliche e istituzionali?
Come dicevo in premessa, Amundi ha fatto dell’investimento responsabile uno dei capisaldi della sua ragion d’essere fin dalla sua costituzione. Si tratta dunque di una scelta che è parte del DNA di Amundi e, come tale, permea tutta l’azienda, dagli investimenti, alle risorse umane, ai rapporti con i fornitori e gli stakeholder e, dunque, anche le relazioni pubbliche e istituzionali. In Amundi siamo convinti che le aziende e gli operatori finanziari abbiano una responsabilità nei confronti della società e nell’affrontare la grandi sfide del nostro tempo, quali ad esempio la transizione energetica e l’inclusione sociale. Crediamo che la performance finanziaria possa essere rafforzata tenendo conto dell’interesse generale ed è questo ciò che ispira il nostro agire anche in ambito Public Affairs.

Più in generale cosa fa di Amundi un brand percepito come trasparente, affidabile e innovativo?
Amundi è stata costituita nel 2010 dalla fusione di Crédit Agricole Asset Management e Sociéte Générale Asset Management ed è quotata in Borsa dall’ottobre 2015. Siamo il primo asset manager europeo fra i primi dieci a livello mondiale e serviamo in più di 35 paesi oltre cento milioni di clienti retail e istituzionali. I nostri clienti possono contare sulle competenze e sulla consulenza di oltre 5.300 dipendenti e al 31 dicembre 2021 le nostre masse in gestione superavano i 2.000 miliardi di euro. Questi pochi dati, fra i molti che potrei citare, testimoniano la nostra solidità ma aggiungo che è parte della nostra cultura aziendale ed è infatti la nostra firma affermare che “La fiducia va meritata” e quindi giorno dopo giorno, nell’ambito delle nostre attività, ci impegniamo a conquistare e a mantenere questa fiducia grazie a risultati concreti. Questa è la filosofia che ci guida dal 2010 e ci spinge a sviluppare soluzioni di risparmio e di investimento che corrispondono alle attese della nostra clientela.

Consigli ai ‘naviganti’, in particolare a chi intende intraprendere la carriera nel settore ‘Public Affairs’. Qual è il percorso di formazione più adeguato? Di quali competenze occorre assolutamente dotarsi? E quale tipo di carattere bisogna avere?
Parto dal carattere: un aspetto per me fondamentale della nostra attività è l’essere curiosi. Curiosità verso i temi sociali che nella mia attività abbracciano, ad esempio, l’importanza di avere un’adeguata educazione finanziaria, che consenta attraverso il risparmio e gli investimenti di garantirsi una tranquillità economica per affrontare gli accadimenti della propria vita; nonché l’ambiente e lo sviluppo sostenibile. Curiosità nel voler comprendere a fondo le esigenze delle varie aree di business in cui opera la società di cui si fa parte e non ultimo curiosità verso le idee del nostro interlocutore.
Essere dotati di questa caratteristica insieme al desiderio di imparare rendono, a mio modo di vedere, il percorso più stimolante e divertente.
Quanto sopra deve essere chiaramente accompagnato e supportato da un’ottima capacità tecnica e di conoscenza della propria materia e, da questo punto di vista, esperienze in ambito legale, presso istituzioni pubbliche, autorità o società di consulenza sicuramente non possono che aiutare.

Una domanda personale per un professionista come lei che certamente è, come si usa dire, ‘sotto pressione’. Come si rilassa? In particolare, cosa legge?
Lasciando da parte tutto quello che occorre leggere per meglio svolgere la professione (e non parlo solo di proposte di legge o consultazioni, ma studi, dibattiti politici, interventi pubblici, etc.), amo particolarmente leggere romanzi gialli di autori Italiani da Carrisi a De Giovanni, Robecchi e Malvaldi. Mi affascina moltissimo il modo in cui sono costruiti e l’abilità degli autori di trasportare il lettore all’interno delle varie storie.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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