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Francesco, quando il cristianesimo è tornato umano

- di: Giuseppe Castellini, Direttore editoriale di Italia Informa
 
Francesco, quando il cristianesimo è tornato umano
Quando, nell’Habemus Papam, fu proclamato che il nuovo Pontefice aveva scelto di chiamarsi Francesco, sul Giornale dell’Umbria – il quotidiano che allora dirigevo – scrissi che in quel nome c’era già il programma del Pontificato. Oggi che Francesco ci ha lasciato credo che quella previsione fosse giusta.

Jorge Mario Bergoglio ha incarnato una primavera della Chiesa nello spirito del Santo di Assisi: ha sostituito la dottrina dei “valori irrinunciabili” con la misericordia, la severità con la compassione, la logica della condanna con quella dell’incontro. Ha voluto una Chiesa “ospedale da campo”, non una Chiesa trionfante. Una Chiesa povera, ma di quell’umiltà forte e operativa che fa del poverello d’Assisi il santo più amato nel mondo.

Così Papa Francesco è entrato nel cuore delle persone. Anche i non credenti si sono sentiti toccati da una figura che non chiedeva, non giudicava, ma stava semplicemente accanto. Una Chiesa che cammina con l’uomo, nella sua cesta di amarezze, disillusioni e fatiche. Una presenza che rende il dolore più leggero, che in alcuni casi lo trasforma in speranza.

Francesco ha scosso le coscienze. Ha costretto a guardare ciò che molti non vogliono vedere, a cominciare dai migranti. Tema rovente, su cui il mondo sa essere feroce, cinico, chiuso nella propria sazietà. Francesco ha invitato a vedere il bambino che c’è in ogni uomo che soffre, e per i credenti, Cristo stesso che si manifesta in ogni volto.

Ha sconcertato soprattutto molti cristiani. Perché il suo cristianesimo non era fatto di bandiere, infrastrutture, potere. Non era cristianesimo da inquisizione, né da dogana dell’anima. Non era il cane da guardia degli ordini costituiti, ma un ritorno radicale al Vangelo: nudo, essenziale, umano.

Per questo non è piaciuto a tutti. Non poteva piacere. Ma la marea di affetto che si è sollevata alla sua morte dimostra che il suo messaggio è arrivato. Che la sua rivoluzione evangelica ha toccato le corde profonde di un’umanità stanca del giudizio e affamata di tenerezza.

Il lascito di Francesco è enorme. E come tutti i lasciti, fragile
. Toccherà al Conclave non disperderlo. Ma se anche il prossimo Papa dovesse voltarsi indietro, nessuno potrà cancellare ciò che Francesco ha mostrato: che un’altra Chiesa è possibile. E che l’amore evangelico, spogliato di ogni orpello, parla ancora al mondo. E lo commuove.

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