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La voglia di scoop sullo scambio di prigionieri costa il posto a una giornalista di Bloomberg

- di: Redazione
 
La voglia di scoop sullo scambio di prigionieri costa il posto a una giornalista di Bloomberg
La voglia di anticipare gli altri media, ben sapendo che la notizia dello scambio di prigionieri con la Russia doveva restare segreta sino a quando alla sua pubblicazione non fosse stata data luce verde dall'Amministrazione Biden (con il presidente impegnato in prima persona nell'operazione), è costata cara ad una giornalista di Bloomberg News, licenziata in tronco per avere violato l'embargo. L'emittente televisiva ha anche annunciato provvedimenti nei confronti di altri membri della redazione.
A svelare il terremoto in casa Bloomberg è stata la Cnn che ha riferito di una comunicazione interna da parte del caporedattore del media economico, John Micklethwait, per il quale la notizia della liberazione del giornalista Evan Gershkovich, del Wall Street Journal e di altri prigionieri, è stata pubblicata "prematuramente" e questo "avrebbe potuto mettere a repentaglio lo scambio negoziato che li ha resi liberi". Micklethwait ha aggiunto che "anche se la nostra storia, per fortuna, non ha fatto alcuna differenza, è stata una chiara violazione degli standard editoriali che hanno reso questa redazione così affidabile in tutto il mondo".

La voglia di scoop sullo scambio di prigionieri costa il posto a una giornalista di Bloomberg

Uno dei massimi responsabili di Bloomberg ha condotto un' "indagine completa", ha aggiunto Micklethwait, e di conseguenza la testata ha adottato "misure disciplinari nei confronti di alcuni dei soggetti coinvolti" e rivedrà il proprio processo per assicurarsi che "fallimenti come questo non accadano più".
La mannaia del licenziamento si è abbattuta su Jennifer Jacobs, corrispondente di Bloomberg dalla Casa Bianca e autrice principale dell'articolo.
Jacobs, in una dichiarazione, ha affermato che "nel riportare la storia del rilascio di Evan, ho lavorato a stretto contatto con i miei redattori per aderire agli standard e alle linee guida editoriali. In nessun momento ho fatto nulla che fosse consapevolmente incoerente con l'embargo dell'amministrazione o che avrebbe messo a rischio chiunque fosse coinvolto". Una spiegazione che, evidentemente, non ha influito sulle decisioni della direzione editoriale del media economico.
Micklethwait ha affermato di avere scritto personalmente delle lettere di scuse a ciascuno dei prigionieri oggetto dello scambio e di avere fatto lo stesso "immediatamente" giovedì con la caporedattrice del Wall Street Journal, Emma Tucker.
I media americani avevano accettato l'intimazione della Casa Bianca di non dare notizia dell'imminente rilascio dei prigionieri per non metterne a rischio l'esito, in bilico sino all'ultimo.
Il Wall Street Journal, scrive la Cnn, non intendeva pubblicare un articolo sul rilascio di Gershkovich finché non fosse stato visto camminare libero durante un passaggio di consegne all'aeroporto turco di Ankara. Un impegno rispettato dalla maggior parte delle testate giornalistiche.
"Non si trattava di un embargo infranto", ha detto un portavoce del Wall Street Journal alla CNN. "Si trattava di un rapporto secondo cui Evan era stato liberato quando in realtà non lo era ancora. Siamo felici che Bloomberg l'abbia corretto".
Dopo che la storia di Bloomberg è stata pubblicata online, la Casa Bianca ha chiamato l'emittente chiedendo che la storia venisse rimossa poiché Gershkovich e altri prigionieri non erano ancora stati liberati.
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