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Starmer taglia le bollette alle imprese energivore, ma monta il malcontento di altri settori

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Starmer taglia le bollette alle imprese energivore, ma monta il malcontento di altri settori
Il primo ministro britannico Keir Starmer ha annunciato un investimento da 2 miliardi di sterline in quattro anni per ridurre fino al 25 per cento le bollette energetiche di oltre 7.000 aziende ad alto consumo. Il provvedimento, inserito all’interno del nuovo British Industrial Competitiveness Scheme, mira a sostenere le imprese dei settori automotive, aerospaziale e chimico, considerati strategici per la reindustrializzazione del Regno Unito e il rilancio delle aree economicamente più fragili. L’intervento rappresenta uno dei tasselli fondamentali della strategia industriale decennale promessa dal governo laburista per riportare centralità alla manifattura britannica.

Starmer taglia le bollette alle imprese energivore, ma monta il malcontento di altri settori

Il piano, operativo a partire dal 2027, prevede che le imprese selezionate vengano esentate dal pagamento di alcune imposte ambientali (green levies) che fino a oggi hanno inciso fortemente sul prezzo finale dell’energia. Per facilitare l’accesso alle forniture elettriche verrà inoltre istituito un servizio ad hoc, il Connections Accelerator Service, con l’obiettivo di ridurre tempi e burocrazia per le connessioni alla rete elettrica nazionale. Il finanziamento del programma avverrà tramite una riforma complessiva dei meccanismi di prelievo ambientale, in un’ottica redistributiva e di maggiore efficienza.

Il governo punta su competitività e transizione

Nella visione dell’esecutivo, la riduzione delle bollette non è solo una misura di sostegno temporaneo, ma una leva per rendere più competitivo il tessuto industriale britannico in un contesto globale sempre più orientato alla transizione energetica. Le aziende energivore, infatti, scontano un costo dell’energia significativamente più elevato rispetto ai concorrenti europei e americani, penalizzando gli investimenti e la capacità produttiva. Con questo piano, Starmer intende segnare una discontinuità rispetto alle politiche conservatrici, orientando la spesa pubblica verso obiettivi industriali, territoriali e ambientali.

La protesta di commercio e servizi

Tuttavia, l’annuncio ha immediatamente suscitato polemiche. Secondo il "Financial Times", diversi rappresentanti del commercio al dettaglio e dell’intrattenimento hanno espresso forte disappunto per l’esclusione dal provvedimento. In particolare, si lamenta l’assenza di interventi simili in favore delle imprese del terziario, che già soffrono l’impatto di costi elevati per l’energia e per il personale. Da aprile, infatti, è entrato in vigore un aumento dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, che ha aggravato il bilancio di numerose attività nel settore dei servizi. La critica principale è quella di una politica industriale che rischia di accentuare squilibri già esistenti.

Un banco di prova per il Labour di governo

Il provvedimento segna il primo grande test economico per il governo Starmer, alle prese con la necessità di mantenere le promesse di rigenerazione industriale senza alienarsi il consenso di settori cruciali come il commercio e la ristorazione, che impiegano milioni di lavoratori e rappresentano una componente essenziale della domanda interna. Il successo dell’iniziativa dipenderà anche dalla sua capacità di non generare nuovi divari all’interno del tessuto produttivo e di affiancare, in tempi brevi, politiche di sostegno più ampie. Starmer scommette sulla reindustrializzazione come leva per la crescita, ma il rischio di alimentare tensioni tra settori rimane alto.
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