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Giallo in Russia: muore il ministro appena licenziato da Putin

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Giallo in Russia: muore il ministro appena licenziato da Putin

Una morte improvvisa e piena di interrogativi si è abbattuta sulla politica russa. Roman Starovoit, ministro dei Trasporti appena rimosso dall'incarico dal presidente Vladimir Putin, è stato trovato morto poche ore dopo il suo licenziamento. Le autorità russe parlano di suicidio, ma il contesto e la tempistica alimentano dubbi e speculazioni. Starovoit, che aveva ricoperto anche l’incarico di governatore della regione di Kursk, era finito recentemente sotto i riflettori per presunte irregolarità legate ad appalti pubblici e gestione di fondi infrastrutturali. La sua uscita di scena, così repentina e drammatica, rilancia le ombre sull'opacità del sistema politico e giudiziario russo.

Giallo in Russia: muore il ministro appena licenziato da Putin

Secondo quanto trapelato da fonti vicine alla procura, Starovoit sarebbe stato coinvolto in un'indagine su appalti sospetti nella regione di Kursk, territorio strategico sia per la vicinanza al confine ucraino sia per l'importanza logistica. Il Cremlino non ha fornito spiegazioni ufficiali sulle motivazioni del licenziamento, ma molti analisti ritengono che l’allontanamento sia stato legato proprio all'inchiesta. In passato, altri funzionari in posizioni chiave avevano subito destituzioni simili, a volte seguite da arresti o sparizioni improvvise. La morte di Starovoit, tuttavia, aggiunge un elemento tragico e misterioso a una dinamica già carica di tensioni.

Il fronte interno sotto pressione
L’instabilità non si limita ai palazzi del potere. La Russia sta vivendo ore difficili anche sul piano civile e logistico. Nelle ultime ventiquattro ore, centinaia di voli sono stati ritardati o cancellati negli aeroporti di Mosca e San Pietroburgo a causa dell’allarme droni. Le difese aeree sono state attivate ripetutamente per neutralizzare potenziali minacce provenienti dall’Ucraina, che ha intensificato l’uso di velivoli senza pilota nelle retrovie russe. I disagi hanno coinvolto migliaia di passeggeri, contribuendo a un clima di nervosismo diffuso. Il Cremlino ha ribadito che il sistema di protezione resta “altamente efficiente”, ma la popolazione inizia a percepire una vulnerabilità crescente anche nelle grandi città.

Raid russi e l’ira di Zelensky
Nel frattempo, il conflitto continua a mietere vittime e a inasprire i toni. L’esercito russo ha lanciato una nuova serie di raid su Kiev, Odessa e Kharkiv, provocando decine di feriti tra la popolazione civile. Le autorità ucraine parlano di “attacchi indiscriminati” su aree densamente abitate, mentre l’ufficio del presidente Volodymyr Zelensky ha denunciato l’ennesimo crimine di guerra. “La difesa aerea rimane la nostra priorità assoluta”, ha dichiarato Zelensky, ringraziando i Paesi alleati per i nuovi sistemi antimissile ricevuti nelle ultime settimane. Tuttavia, l’intensità degli attacchi sembra superare la capacità di difesa di molte aree, con danni ingenti anche a infrastrutture energetiche e ospedali.

Trump promette supporto, ma il fronte è fluido
A distanza, il presidente Donald Trump ha rinnovato il proprio impegno in favore dell’Ucraina, dichiarando: “Sto aiutando molto Kiev, anche se non tutto è visibile dall’esterno”. La dichiarazione è arrivata in un momento in cui alcuni osservatori occidentali iniziano a dubitare della tenuta dell’assistenza americana, anche alla luce delle priorità interne e delle tensioni commerciali con l’Asia. Washington, secondo fonti dell’amministrazione, starebbe lavorando a una nuova tranche di aiuti militari, ma la tempistica e l’entità non sono ancora stati precisati. Kiev, dal canto suo, teme che i riflettori internazionali possano spostarsi progressivamente altrove, lasciando l’Ucraina più esposta all’aggressione russa.

Un sistema che si chiude

Il caso Starovoit, sullo sfondo del deterioramento interno e della pressione esterna, mostra un sistema politico russo sempre più chiuso e refrattario alla trasparenza. La morte del ministro, che secondo le fonti ufficiali si sarebbe tolto la vita subito dopo essere stato licenziato, rientra in una lunga serie di decessi sospetti avvenuti tra funzionari statali, dirigenti d’azienda e personalità pubbliche coinvolte in scandali. In un Paese dove la linea tra giustizia e vendetta politica è spesso labile, ogni nuova tragedia diventa materia per ipotesi e inquietudini. E intanto, la guerra continua a trasformare la Russia da superpotenza a teatro di instabilità permanente.

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