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Tagle cardinale di Albano, la Chiesa che guarda alle periferie

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Tagle cardinale di Albano, la Chiesa che guarda alle periferie

Papa Leone XIV ha compiuto una scelta che va ben oltre l’assegnazione formale di un titolo ecclesiastico. Ha ceduto al cardinale filippino Luis Antonio Tagle il titolo della Chiesa suburbicaria di Albano, la stessa che lui stesso deteneva prima di salire al soglio pontificio. Un passaggio simbolico, denso di significato interno alla Curia e non privo di implicazioni sul futuro della Chiesa.

Tagle cardinale di Albano, la Chiesa che guarda alle periferie

A colpire è soprattutto il nome scelto. Non il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, figura centrale nell’architettura diplomatica vaticana, ma Luis Antonio Tagle, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, da sempre interprete di una Chiesa che predilige il linguaggio dell’umiltà e della missione. È una preferenza che fa rumore: il Papa indica come interlocutore privilegiato del suo pontificato chi è portatore di una visione pastorale, più che diplomatica.

Una linea di continuità con Francesco

Tagle incarna il modello di Chiesa che Papa Francesco ha voluto edificare: una Chiesa che esce da sé, che abita le periferie esistenziali, che non teme di sporcarsi le mani tra i poveri e i dimenticati. Non è solo una scelta individuale, ma la prosecuzione di una traiettoria. Leone XIV, in questo segno, conferma di voler proseguire su quella linea, evitando cesure con il passato recente e ponendo le fondamenta di una continuità spirituale e politica.

Il peso simbolico della sede di Albano
Il titolo della Chiesa suburbicaria di Albano non è una diocesi da governare, ma un titolo onorifico riservato ai cardinali vescovi, i più alti nella gerarchia cardinalizia. Avere quel titolo significa occupare un posto d’onore nella tradizione della Chiesa. E affidarlo a Tagle, uomo del Sud globale, figlio di un continente che oggi rappresenta la maggioranza dei cattolici nel mondo, è anche una dichiarazione geografica: il baricentro della cattolicità si è spostato, e Roma ne prende atto.

Un segnale per il futuro
La nomina di Tagle viene letta da molti osservatori come qualcosa di più che un gesto simbolico. È una mappa. Un’indicazione sulle sensibilità che Leone XIV intende privilegiare, sulle figure che potrebbero giocare un ruolo centrale nel governo della Chiesa del XXI secolo. È anche, forse, una forma di apertura in vista di un futuro Conclave, in cui Tagle — già più volte evocato come possibile papabile — tornerà ad avere visibilità e peso.

Un’altra idea di potere ecclesiale
La scelta di non premiare la linea diplomatica, incarnata da Parolin, e di scommettere su una figura missionaria, rappresenta anche un cambio di paradigma. Non più il potere curiale al centro del disegno pontificio, ma una rete ecclesiale diffusa, vicina ai fedeli, capace di raccontare una Chiesa che non si percepisce più come roccaforte, ma come presenza leggera, prossima, fraterna. Tagle è tutto questo: un volto mite, una parola inclusiva, una fede che parla più con l’ascolto che con il comando.

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