Camp Mystic non era solo un campo estivo. Era un’istituzione. Nascosto tra le colline della contea di Kerr, nel cuore del Texas Hill Country, affacciato su un’ansa apparentemente placida del fiume Guadalupe, il campo era il rifugio dorato per generazioni di ragazze texane. Tradizione, disciplina, orgoglio: qui si formavano legami, identità, futuri. Ma oggi, quel luogo simbolo dell’estate americana è diventato epicentro del dolore.
Camp Mystic, il sogno americano spezzato dall’acqua
Ventisette ragazze risultano disperse dopo l’ondata di piena che ha travolto il campo nella notte tra venerdì e sabato. Le acque del Guadalupe sono salite in poche ore oltre ogni previsione, infrangendo barriere e consuetudini, spazzando via ponti e tende, trascinando letti, tronchi, zaini e silenzi. I dormitori delle ragazze erano a meno di 150 metri dal fiume. Troppo poco, in una notte in cui l’acqua si è fatta parete.
Un campo per l’élite texana, tra fede e competizione
Fondato quasi un secolo fa, Camp Mystic è uno dei campi più esclusivi del Sud degli Stati Uniti. Ospita solo ragazze, tra gli 8 e i 18 anni, per sessioni di due settimane immerse in un contesto che unisce sport, spiritualità e rituali di appartenenza. Le ragazze vengono divise in due squadre, “Lancers” e “Tejas”, che si sfidano in tornei e cerimonie che segnano il passaggio simbolico all’età adulta. Per molte famiglie texane, è un passaggio obbligato. Un pezzo d’identità sociale.
Ogni sessione inizia con una preghiera all’alba e si conclude con un canto corale al tramonto. Niente telefoni, niente connessioni, solo il ritmo della natura e della comunità. Era un luogo mitico, narrato nei racconti di madri e nonne. Ma anche un luogo fragile, troppo vicino al fiume, troppo legato a un’idea di sicurezza naturale che oggi non regge più.
La furia del Guadalupe e l’impossibilità di fuggire
La sera dell’alluvione, la direzione del campo aveva ricevuto gli aggiornamenti meteorologici. Ma non immaginava che l’ondata potesse arrivare così rapidamente. Non c’era tempo per evacuare tutte le ragazze, molte delle quali dormivano già. I dormitori erano costruiti su piattaforme rialzate, ma l’acqua ha superato ogni livello atteso. I soccorritori raccontano di aver trovato letti rovesciati sugli alberi e zaini incastrati nelle recinzioni a chilometri di distanza.
Alcune ragazze sono state ritrovate, vive, rifugiate su un’altura. Altre, ancora oggi, mancano all’appello. Le operazioni di soccorso proseguono con il supporto della Guardia Nazionale e di squadre cinofile, ma il tempo gioca contro. Le acque si sono ritirate, ma lasciano dietro di sé un campo irriconoscibile. Le immagini aeree mostrano baracche distrutte, tende strappate, il molo trascinato via come un giocattolo.
Famiglie in attesa, un Texas spezzato
Nel parcheggio del campo si sono radunati genitori, fratelli, nonni. Alcuni arrivati da Dallas, Austin, Houston. Tengono in mano foto stampate su carta lucida, le stesse inviate alle figlie pochi giorni prima per posta. C’è chi piange in silenzio, chi cerca disperatamente un nome in una lista. Per molti, Camp Mystic era una seconda casa. Ora è una ferita. E il Texas, orgoglioso e duro, si ritrova nudo davanti alla forza elementare dell’acqua.
Il governatore ha promesso verità. Ma la verità, qui, si misura in centimetri: quelli che separavano i letti dal fiume, quelli che servivano per salvare una vita. Si indaga sulla mancanza di un piano di evacuazione tempestivo, sul mancato aggiornamento delle strutture, sull’assenza di barriere adeguate. Ma oltre la responsabilità tecnica, resta il vuoto.
Papa Leone e la pedagogia del disastro
Dal Vaticano, Papa Leone ha espresso cordoglio per le famiglie delle vittime e ha parlato di “una tragedia che colpisce l’infanzia dell’Occidente nel suo cuore più nascosto: quello della promessa”. Le sue parole, raccolte durante un’udienza con i missionari laici, hanno fatto eco in America come una carezza difficile. “Quando i luoghi dell’innocenza vengono travolti, è il mondo che deve interrogarsi.”
Camp Mystic, oggi, non è solo un campo travolto. È un simbolo di quanto il clima non rispetti più nemmeno i miti. Di quanto anche le tradizioni più radicate possano diventare vulnerabili. E di quanto poco basti per trasformare un’estate in tragedia.