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Trump rilancia i dazi e travolge l’abbigliamento sportivo: crollano Nike, Gap e Lululemon

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Trump rilancia i dazi e travolge l’abbigliamento sportivo: crollano Nike, Gap e Lululemon
Le nuove tariffe commerciali imposte dal presidente Donald Trump stanno producendo conseguenze tangibili anche sul settore dell’abbigliamento sportivo, uno dei più esposti all’importazione di materiali e prodotti finiti. Wall Street ha reagito con forti vendite, e tra le aziende più colpite figurano nomi storici come Nike, Gap e Lululemon. I titoli delle tre società hanno registrato rispettivamente un calo del 10,6%, del 18% e del 12%, con un impatto a catena anche sui listini europei, dove Adidas e Puma hanno chiuso le contrattazioni con perdite superiori all’11%. L’onda lunga dei dazi si estende così a un comparto che aveva conosciuto una crescita stabile nell’ultimo decennio.

Trump rilancia i dazi e travolge l’abbigliamento sportivo: crollano Nike, Gap e Lululemon

Le aziende del settore sportivo sono particolarmente vulnerabili alle politiche protezionistiche perché dipendono in larga misura da catene di fornitura globali. La produzione è spesso localizzata in Asia, dove i costi di manodopera e di approvvigionamento sono più contenuti. Con l’introduzione di dazi fino al 50% su determinati beni di consumo, molte imprese si trovano costrette a rivedere i propri margini, a rialzare i prezzi di vendita o a ristrutturare le operazioni logistiche. Questo processo non è né rapido né indolore: comporta ritardi, spese aggiuntive e un impatto diretto sull’offerta al pubblico, soprattutto nei canali retail e online.

Consumi sotto pressione e incertezza nei ricavi

Le prime reazioni del mercato non riguardano soltanto la fiducia degli investitori, ma riflettono anche un clima di attesa e prudenza da parte dei consumatori. L’abbigliamento sportivo, pur avendo consolidato un posizionamento lifestyle forte, resta legato alla disponibilità di reddito e al livello dei prezzi. Le famiglie americane, già colpite da un’inflazione persistente, potrebbero reagire ai rincari con un rallentamento degli acquisti, penalizzando le vendite stagionali e i lanci di nuove collezioni. Questo rende particolarmente fragile il quadro previsionale per i prossimi trimestri.

Strategie difensive e riposizionamento industriale

In risposta alla crisi innescata dai dazi, alcune aziende stanno valutando strategie difensive come la rilocalizzazione di parte della produzione, la ricerca di nuovi fornitori in Paesi non colpiti dalle tariffe o la diversificazione dei canali di vendita. Altre, invece, puntano su campagne promozionali aggressive per contenere la fuga dei clienti. Tuttavia, questi strumenti non possono compensare interamente la portata delle nuove misure commerciali. Il timore diffuso è che le difficoltà nel settore possano riflettersi anche sull’occupazione e sull’indotto, con effetti a catena su logistica, marketing e distribuzione.

Un segnale all’intero comparto del consumo

La crisi dell’abbigliamento sportivo rappresenta un campanello d’allarme per tutto il comparto del consumo non essenziale. Le tariffe di Trump non colpiscono solo il manifatturiero pesante o le tecnologie avanzate, ma entrano in modo diretto nella quotidianità dei cittadini e nelle scelte di spesa. Il rischio è quello di una contrazione generalizzata del commercio al dettaglio, già messo a dura prova dalla digitalizzazione e dalla concorrenza globale. Intanto, il mondo imprenditoriale si interroga sull’efficacia delle politiche protezionistiche a fronte della crescente complessità dei mercati e della necessità di mantenere una competitività globale sostenibile.

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