Intervista al Magnifico Rettore dell’Università di Genova: formazione, ricerca e impresa per la crescita del territorio.
L’intervista affronta il ruolo dell’Università di Genova come “motore economico e sociale” del territorio, con una visione che integra formazione, ricerca e impresa. Il Rettore Federico Delfino illustra l’importanza strategica del trasferimento di Ingegneria agli Erzelli, la vocazione di Genova alla Blue Economy e l’impegno dell’Ateneo nei settori STEM, agroalimentare, turismo sostenibile e sanità. Si parla inoltre dell’impatto dei fondi PNRR, dei progetti di rigenerazione urbana e della crescente internazionalizzazione dell’Ateneo, con partnership in Europa, Stati Uniti e Asia.
Università di Genova: intervista al Magnifico Rettore, Federico Delfino
Rettore, ha definito l’Ateneo “motore economico e sociale” di Genova. In che modo questo ruolo si traduce oggi nella vita quotidiana degli studenti e dei cittadini?
L’Ateneo, nella sua costante attenzione alle esigenze del territorio, si pone come obiettivo la formazione di competenze e di professionalità che, una volta immesse nel tessuto produttivo, possano contribuire in modo fattivo alla sua crescita. Lo stesso principio viene adottato anche dalla ricerca, dai cui risultati intendiamo ottenere applicazioni utili al contesto economico ma anche sociale della città e della regione. Un esempio su tutti sono gli studi attualmente in corso nell’ambito del partenariato esteso MNESYS, finanziato con fondi PNRR e focalizzato sulla cura delle malattie neurodegenerative. Si innesta, dunque, grazie all’Università, un ciclo virtuoso che dalla formazione passa al territorio, con un beneficio per tutti gli attori coinvolti, che conferma il ruolo dell’Ateneo come volano di miglioramento e di sviluppo e come ‘ascensore sociale’.
Il trasferimento di Ingegneria agli Erzelli entro il 2028 è una scommessa che segnerà l’identità di UniGe. Che tipo di campus immagina nascerà lassù e quali nuove sinergie potrà creare con imprese e istituzioni?
Il Parco Scientifico degli Erzelli, con la realizzazione del campus di Ingegneria, sarà connotato da una forte identità integrata: formazione, ricerca e impresa in un unico luogo. I nostri studenti e i nostri dottorandi avranno l’opportunità di confrontarsi con immediatezza e continuità con il settore produttivo e studiarne da vicino le esigenze e le prospettive. Questa prossimità, inoltre, stimolerà l’ibridizzazione ricerca-impresa, con un auspicabile incremento delle attività di ricerca applicata che rappresentano l’autentico plus valore di questa stretta sinergia.
Lei parla spesso di Blue Economy come pilastro strategico. Perché proprio Genova può diventare capitale di questo settore a livello europeo?
In virtù della sua posizione geografica, Genova da sempre rappresenta una porta sul Mediterraneo e un ponte tra il Sud e il Nord Europa. Oggi circa il 30% del traffico mercantile si concentra nel bacino mediterraneo, e le attuali tensioni geopolitiche fanno ragionevolmente pensare a un possibile incremento nel futuro immediato. Genova è la candidata ideale a diventare la capitale europea della Blue Economy non solo per storia e tradizione, ma anche perché negli ultimi decenni istituzioni, imprenditoria e Università hanno investito molto nel settore. L’Ateneo ha posto particolare attenzione alla formazione di know-how in tutto l’ampio spettro della Blue Economy. Il Centro del Mare dell’Università di Genova riunisce le discipline che nel mare trovano il proprio campo di indagine, formando competenze specialistiche e multidisciplinari. Con oltre 250 docenti e ricercatori, la nostra Università si posiziona tra le migliori al mondo sui temi marini e marittimi. Le aree di formazione e di ricerca vanno dalla biologia alla logistica, dalla cantieristica alla nautica da diporto. Quest’anno, inoltre, verrà avviato il master universitario in Digital Subsea Infrastructures, realizzato in collaborazione con Telecom Italia Sparkle e la britannica SubOptic Foundation Limited ed erogato completamente in inglese. Il master risponde alle mutate esigenze del contesto geopolitico contemporaneo, mettendo al centro lo studio di soluzioni e applicazioni innovative nel campo delle telecomunicazioni e delle infrastrutture.
All’inaugurazione dell’Anno Accademico ha sottolineato che oltre il 30% degli studenti appartiene alle discipline STEM. Come pensa di valorizzare questo patrimonio? Ci saranno accordi strutturali con le imprese per stage e assunzioni? E quali strumenti verranno potenziati per garantire pari opportunità di accesso e successo a ragazze e ragazzi?
I titoli di studio in campi STEM sono molto richiesti, soprattutto perché ora le materie scientifiche dialogano tra loro molto più di prima, e matematica e informatica trovano un’applicazione più diffusa e pervasiva. A volte i corsi STEM intimoriscono, ed è per questo che non sono tra i più scelti. In linea con la media europea, il Report Istat sui livelli di istruzione e ritorni occupazionali 2023 mostra che solo il 25% dei giovani tra i 24 e i 35 anni possiede una laurea STEM. In UniGe le iscrizioni alle lauree STEM rappresentano il 30% del totale, e abbiamo deciso di investire sull’orientamento e sulla divulgazione. Lo scorso marzo abbiamo partecipato al roadshow “Connetti il domani, disegna il futuro”, organizzato nell’ambito del programma RESTART, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del PNRR, per ispirare la scelta universitaria di studenti e studentesse verso un futuro guidato da innovazione e tecnologia. Nel 2024 è stato avviato con Confindustria il progetto “Energia per i giovani”, che accompagna gli studenti nel percorso personale di implementazione di conoscenze spendibili nel mercato del lavoro, con l’obiettivo di favorire la loro permanenza professionale nel territorio ligure. Si tratta di una collaborazione Università–imprese del settore energetico, che valorizza i risultati raggiunti e le attività di ricerca in essere. L’Università di Genova crede molto nella creatività dei suoi giovani e per questo partecipa volentieri a progetti di start-up innovative, come Maritime Ventures, promossa da Cassa Depositi e Prestiti Venture Capital, con il supporto di Intesa Sanpaolo Innovation Centre, che punta alla realizzazione di dieci imprese innovative per la trasformazione digitale delle PMI italiane nel settore marittimo.
Dopo le difficoltà del 2024, l’arrivo di maggiori risorse dall’FFO rappresenta una boccata d’ossigeno. Quali sono le prime aree dell’Ateneo che beneficeranno concretamente di questi fondi?
Sicuramente la voce di spesa più significativa sarà rappresentata dalle infrastrutture. Genova sta valorizzando la sua dimensione di città universitaria, ma per consolidarla necessita di un maggiore investimento per studentati e strutture che rendano più accogliente il soggiorno degli studenti. Sono già in corso cantieri importanti, come quello dell’Albergo dei Poveri, dove, a lavori finiti, oltre agli alloggi ci saranno anche una mensa e una palestra. I destinatari principali saranno gli iscritti delle Scuole di Scienze Sociali e di Scienze Umanistiche. Per il polo medico-farmaceutico si stanno portando avanti i lavori di ristrutturazione dell’ex Clinica Chirurgica per ottenere 300 nuovi posti letto. Progetti anche per l’ex Magistero, sempre in zona centro. È stato inoltre presentato di recente il piano di recupero di una vasta area industriale nel ponente cittadino, che potrà ospitare, una volta completata, gli studenti che andranno a studiare agli Erzelli. Non mancano ulteriori interlocuzioni con le istituzioni locali di tutte e quattro le province liguri in cui l’Ateneo ha i suoi campus per incrementare le strutture residenziali per studenti e docenti ospiti.
UniGe ha introdotto corsi su agroalimentare, turismo sostenibile e sanità: qual è la visione dietro questa diversificazione?
La scelta di puntare su agroalimentare, turismo sostenibile e sanità è dettata dalla volontà dell’Ateneo di rispondere alle esigenze del territorio e di contribuire alla sua crescita, formando professionalità in grado di offrire un contributo concreto una volta inserite nel circuito economico-produttivo.
Il PNRR è un pilastro della sua agenda. Quali progetti considera davvero trasformativi per l’Ateneo e come intende garantirne un impatto tangibile sul territorio ligure?
L’Università di Genova è presente, come coordinatrice o partner, in diversi progetti finanziati dal PNRR accomunati dalle possibili ricadute positive sul territorio. Innanzitutto RAISE, che mira a evolvere in un ecosistema altamente attrattivo per imprese, investitori e ricercatori, sia a livello nazionale che internazionale. Si focalizza sul trasferimento tecnologico e sulle tecnologie urbane, ma anche sull’assistenza sanitaria remota e personalizzata, facendo leva sulle competenze nell’ambito dell’intelligenza artificiale e della robotica. MNESYS studia in un’ottica multidisciplinare soluzioni terapeutiche e preventive per le malattie neurodegenerative, tra cui il morbo di Parkinson. RETURN (multi-Risk sciEnce for resilienT commUnities undeR changiNg climate) affronta il tema del dissesto idrogeologico, cronico problema della Liguria. SERICS (SEcurity and RIghts in the CyberSpace) si occupa di cybersicurezza e tutela dei dati, un tema delicato che interessa istituzioni e imprese private.
Lei parla di un’università generalista ma sempre più internazionale. Quali azioni vedremo entro il 2026 per attrarre studenti e ricercatori stranieri?
Sarà importante perseverare, anche nel 2026, nelle azioni di dialogo, attrazione e promozione con i Paesi che riteniamo interessanti per la nostra internazionalizzazione. Dal punto di vista didattico stiamo puntando a un aumento dei corsi a doppio titolo, che consolidano i nostri rapporti con università estere – Francia, Spagna, Albania, Cina, Germania – e a un potenziamento dei corsi in lingua inglese. Sono in crescita le relazioni con le università statunitensi, prima fra tutte la Berkeley University. Sul versante orientale sono molto proficue le relazioni con la Cina e con il Giappone, e iniziano a nascere le prime partnership con il continente africano.