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Pilieri scompare nelle carceri di Maduro: dieci mesi di isolamento

- di: Bruno Coletta
 
Pilieri scompare nelle carceri di Maduro: dieci mesi di isolamento
Pilieri scompare nelle carceri di Maduro: dieci mesi di isolamento
Il giornalista italo-venezuelano è detenuto senza contatti esterni. La moglie denuncia: “Non sappiamo nulla di lui”. Le ong parlano di torture e sparizioni forzate.

Il volto del regime: il caso Pilieri scuote le coscienze

Biagio Pilieri, giornalista e figura politica nota per il suo impegno nell'opposizione democratica, è rinchiuso dal 28 agosto 2024 nell’Helicoide, famigerata prigione politica nel cuore di Caracas. Da dieci mesi è in isolamento assoluto. Non ha contatti con la famiglia, né con i suoi avvocati. Non si sa nulla del suo stato di salute.

La denuncia arriva dalla moglie, María Livia Vasile, in un video pubblicato dalla Ong Observatorio Venezolano de Prisiones.

“Non ci permettono di vederlo, non possiamo parlargli, non abbiamo notizie. È come se fosse scomparso”, dice Vasile nel filmato.

Il caso Pilieri è solo la punta dell’iceberg: nelle carceri venezuelane si trovano attualmente oltre 900 prigionieri politici, di cui almeno 50 “desaparecidos”, detenuti di cui non si conosce neppure il luogo di prigionia. Una realtà da Stato autoritario, che non teme più nemmeno il confronto formale con il diritto.

L’Helicoide, simbolo della repressione

Chiunque abbia mai sentito parlare di diritti umani in Venezuela conosce l’Helicoide: un edificio avveniristico trasformato in prigione per dissidenti.

Il regime di Nicolás Maduro utilizza l’isolamento come forma di tortura, ignorando del tutto le convenzioni internazionali. La Regola Mandela n. 44 dell’ONU stabilisce che l’isolamento superiore ai 15 giorni è da considerarsi trattamento crudele, inumano e degradante.

Il fatto che a subire questa sorte sia anche un cittadino italiano non ha smosso finora una reazione ufficiale degna da parte del governo. Nessuna dichiarazione, solo prese di posizione isolate.

Un deputato ha chiesto pubblicamente “un intervento immediato della Farnesina per la liberazione di Pilieri”.

Il silenzio di Roma e le responsabilità europee

L’Italia tace, e l’Unione Europea finge di non vedere. Eppure già nel 2024, in vista delle presidenziali venezuelane, il Parlamento europeo aveva condannato “l’uso sistematico della giustizia come strumento di persecuzione contro i dissidenti”.

Biagio Pilieri non è un nome qualsiasi: fondatore del partito Convergencia, ex deputato, già vittima di persecuzioni giudiziarie durante il governo Chávez, aveva continuato a denunciare brogli elettorali e corruzione. Il suo arresto è avvenuto tre settimane dopo un’intervista televisiva in cui definiva Maduro “un usurpatore al servizio dell’illegalità”.

L’ombra delle sparizioni forzate

Il dato più agghiacciante resta quello sui “desaparecidos”. Il Venezuela è l’unico paese del continente americano – eccetto Cuba – in cui oggi si registrano regolarmente sparizioni forzate di oppositori.

Non si tratta di eccessi occasionali: secondo gli osservatori internazionali, è una pratica sistematica che può configurare crimini contro l’umanità.

Si registrano decine e decine di casi di persone portate via da agenti dei servizi interni e mai più riviste. I familiari ricevono informazioni contraddittorie o nessuna.

“È la normalizzazione dell’orrore”, ha dichiarato una nota giurista venezuelana.

Un regime allo sbando che non tollera dissenso

Il regime chavista, che nel 2024 ha ottenuto un’ennesima rielezione fraudolenta, oggi sopravvive grazie al controllo delle forze armate, della magistratura e di un vasto apparato di disinformazione.

Ma il caso Pilieri rivela una fragilità crescente: servono l’arresto, il silenzio forzato, la cancellazione fisica per neutralizzare un oppositore. Questo è il livello di paura del potere.

Eppure, la repressione non ha fermato del tutto le voci libere. Alcuni giornali digitali e coraggiosi avvocati continuano a denunciare una strategia di annientamento delle opposizioni.

L’appello: “Non lasciatelo solo”

L’ultima parola è quella di María Livia Vasile, moglie di Pilieri:

“Mi rivolgo all’Italia, all’Europa, a chiunque abbia ancora un briciolo di dignità democratica. Non siate complici. Mio marito non è solo un prigioniero: è il simbolo di un’intera nazione imprigionata”.

Il tempo stringe. E la libertà di Pilieri – come quella del popolo venezuelano – non può più aspettare.

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